22 Novembre 2024 08:33
Alla televisione, in un canale nazionale, parlando di virus è stata usata una espressione tipica del gergo militare: regole d’ingaggio. Si stava “notiziando” di pandemia, green pass, vaccinazione di massa, disquisendo sui successi avuti e sulla perfetta pianificazione in atto. Non sappiamo se tale termine sia uscito dalla bocca del Generale Figliuolo, per sbaglio o intenzionalmente, o dalla bocca di qualche addetto stampa o giornalista in cerca di colore. Potrebbe essere un termine preoccupante. Parlare di regole di ingaggio in ambito civile lascia perplessi poiché si usa, solitamente, per azioni di guerra e di polizia. Le regole di ingaggio (Rules of Engagement) nelle azioni militari e di polizia servono a definire dove e come le forze in campo debbano essere utilizzate. Ciascuna organizzazione le adatta alla propria cultura. Sono direttive che le autorità militari emanano per definire situazioni e limiti in cui i reparti operativi iniziano e effettuano scontri con le forze nemiche. Anche in campo economico/finanziario si parla di regole d’ingaggio, trasferendo i concetti militari nelle società, con lo scopo di migliorarne l’adattabilità all’ambiente economico sociale e le performance degli obiettivi aziendali. L’uso fatto in televisione potrebbe essere frutto di una affinità di linguaggio e di intenti che caratterizzano sia l’economista Draghi che il militare Figliuolo. Forse una delle regole di ingaggio più conosciute dal grande pubblico, grazie ai film di 007, è la licenza di uccidere. Indica quella facoltà, data in via ufficiale o ufficiosa da parte di un governo o di un’agenzia governativa, per l’uso della forza letale al fine di realizzare i propri obiettivi. In tempo di pace però, il così detto Stato di Diritto è generalmente contrario a un tale potere extragiudiziale e la stessa politica incontra dei limiti molto rigorosi a tutela della vita umana, almeno negli stati non totalitari. L’espressione potrebbe essere anche un lapsus freudiano, un “involontario” causato da un conflitto psichico, presente nell’individuo, per cui si dice una cosa che era meglio non dire o si svelano cose che si possono pensare ma non dire, almeno pubblicamente. Una svista o siamo di fronte ad un nemico talmente subdolo, il virus, da doverci considerare in stato di guerra e quindi autorizzare termini e azioni militari con regole di ingaggio più o meno ufficiose. Se così non fosse e se siamo in un ambito civile e sanitario, le regole di ingaggio antivirus sarebbero altamente illegali, gli “anti-vas” non sarebbero da considerarsi dei traditori e le “perdite di esercizio”, cioè le perdite in vite umane e gli eventuali casi di complicazioni dovuti ai postumi dei vaccini dei veri e propri crimini. Se al contrario l’emergenza fosse così grave, allora cosa si aspetta a dichiarare lo stato di guerra, la leva obbligatoria alle vaccinazioni e definire, come in un attacco ben pianificato, le quote di morti e feriti sopportabili per vincere, dovute sia al fuoco nemico, il virus, sia al fuoco amico, i vaccini. In questo momento storico c’è da essere orgogliosi delle misure prese in Italia che è al primo posto nel mondo per divieti e limitazioni riguardanti la pandemia. Siamo spesso fanalino di coda dei paesi più progrediti, ma non per quanto riguarda green pass, mascherine e divieti di accesso al lavoro e nei luoghi pubblici. Questa politica di prevenzione ci porterà a debellare, primi al mondo, il virus. Molti credono in un complotto mondiale per far vaccinare più gente possibile. Che questo complotto parta dall’Italia mi sembra francamente poco credibile. Piuttosto propenderei per un’ottima strategia per coprire le numerose manchevolezze del sistema Italia che sappiamo far acqua da tutte le parti dalla politica, all’economia, alla gestione del sociale e della sanità. Quando, finita la Grande Guerra, la nazione era sulla strada dell’ingovernabilità il piccolo re, Vittorio Emanuele III, permise la nascita e l’affermarsi del fascismo. Fummo i primi al mondo. Oggi siamo di nuovo i primi al mondo a fissare e applicare delle regole di ingaggio contro la pandemia di tale portata e di tanta severità, forse proprio per coprire le gravi carenze del paese ed assicurare una qualche governabilità sotto l’attenta guida di Draghi.