26 Dicembre 2024 08:44
Gli sciacalli del Covid, dipendenti corrotti all’interno dell’obitorio dell’ospedale Sacco, emesse tre misure cautelari.
Corruzione in camera mortuaria
Dentro l’obitorio c’era un accordo tra un operatore dell’ospedale e dipendenti di aziende funebri.
Le aziende pagavano per ottenere informazioni di prima mano sui decessi.
La procura milanese, in seguito all’indagine della Polizia Locale, ha emesso tre misure cautelari interdittive.
La misura prevede la sospensione dall’esercizio del pubblico servizio di un 57enne dipendente dell’Ospedale Sacco di Milano.
Inoltre a due lavoratori di aziende funebri coinvolte, un 29enne e un 38enne è stato imposto il divieto di esercitare l’attività d’impresario funebre.
Le segnalazioni gli sciacalli del COVID
Molti avevano segnalato atteggiamenti confidenziali tra alcuni operatore degli obitori e operatori d’imprese funebri.
Informazioni confidenziali di prima mano consentivano di arrivare prima di altri alla camera mortuaria per proporre i propri servizi ai parenti dei defunti.
Gli sciacalli del Covid, la procura accusa il 57enne di avere fornito agli impresari di pompe funebri informazioni sui decessi in cambio di denaro.
Il dipendente sospeso millantava inesistenti convenzioni con il Comune di Milano per garantire prezzi calmierati e intanto consentiva l’accesso alle camere mortuarie dei suoi complici.
Il clima corruttivo
Stando a una denuncia nel novembre del 2020 un operatore di pompe funebri avrebbe fatto questa proposta a un addetto della camera mortuaria dell’ospedale Sacco di Milano:
“qui funziona così, prendi i vestiti e vestila, se è una salma Covid non ti preoccupare che te ne do anche 400, i famigliari la vogliono vestita”.
Dall’ordinanza del GIP emerge una diffusa pratica corruttiva fra tutti gli operatori dell’obitorio.
Gli inquirenti hanno anche riscontrate “violazioni” delle regole anti-Covid.