21 Novembre 2024 18:19
Sicilia, 300 comuni, quasi il il 76 per cento per cento in dissesto, numeri da far accapponare la pelle.
L’ANCI Sicilia invierà, nei prossimi giorni, una nota formale in cui sarà richiesto ai prefetti dell’Isola di incontrare, il prossimo 17 novembre, delegazioni di sindaci, provincia per provincia.
Visto il rischio di crisi istituzionale i primi cittadini, in assenza di risposte concrete da parte del Governo nazionale, rappresenteranno le ragioni della mobilitazione non escludendo le dimissioni.
Così si legge nella nota ufficiale dell’ ANCI SICILIA, Associazione dei Comuni siciliani. Segue la tabella della lista.
Elenco Enti che hanno aderito al piano di riequilibrio finanziario pluriennale (art. 243 bis del TUEL) |
Elenco Enti aderenti al piano di riequilibrio finanziario – rilevato ad ottobre 2021 (Dimensione documento: 133325 bytes) |
Il problema posto al Governo, per ora non ha sortito effetto positivo.
Cosa faranno i sindaci?
La minaccia è nella missiva succitata: “i sindaci sono costretti a proseguire con la mobilitazione e chiedono che vengano messi nelle condizioni di evitare una crisi istituzionale senza precedenti con inevitabili conseguenze sui servizi ai cittadini, sulla tenuta sociale e sullo sviluppo del territorio”.
Conseguenze possibili e probabili in caso di dissesto
Un comune in dissesto non riesce più a svolgere le sue funzioni di base e a fornire alla cittadinanza quei servizi considerati indispensabili e l‘ente non riesce più a pagare i propri debiti.
Sul tema si esprime in questi termini Gioacchino Cucina che chiede “una programmazione, in attesa ⏳di una rinascita di Palermo che mi Ricorda la fenice”.
Altro atto decisivo in caso di mancanza di risposte?
La deliberazione recante la formale ed esplicita dichiarazione di dissesto finanziario, non revocabile, è adottata dal consiglio dell’ente locale.
Cosa potrebbe succedere?
La Legge nazionale al successivo articolo 258 del Decreto Legislativo n. 267/2000 prevede che “l’organo straordinario di liquidazione, valutato l’importo complessivo di tutti i debiti censiti in base alle richieste pervenute, il numero delle pratiche relative,
la consistenza della documentazione allegata ed il tempo necessario per il loro definitivo esame, può proporre all’ente locale dissestato l’adozione della modalità semplificata di liquidazione di cui al presente articolo. Con deliberazione di giunta l’ente decide entro trenta giorni ed in caso di adesione s’impegna a mettere a disposizione le risorse finanziare di cui al comma 2. 3.
L’organo straordinario di liquidazione, effettuata una sommaria delibazione sulla fondatezza del credito vantato, puo’ definire transattivamente le pretese dei relativi creditori, ((ivi compreso l’erario,)) anche periodicamente
, offrendo il pagamento di una somma variabile tra il 40 ed il 60 per cento del debito, in relazione all’anzianita’ dello stesso, con rinuncia ad ogni altra pretesa, e con la liquidazione obbligatoria entro 30 giorni dalla conoscenza dell’accettazione della transazione. Fonte Altalex
Battere cassa è lecito, ma pur attingendo a fondi speciali, lo Stato potrebbe non essere in grado di pagare tutti i debiti degli enti locali
“In tal caso si potrebbe ricreare una situazione estrema, nella quale si ripresentano crisi di liquidità e difficoltà ad assolvere alle funzioni essenziali ed al pagamento stesso degli stipendi ai dipendenti, situazione tipica degli enti dissestati.”
Disastro economico, possibile fallimento delle ditte che lavorano per gli enti che non sono in grado di pagarle, servizi ridotti al minimo.
Come al solito c’è chi sbaglia e non paga, e il costo è sulle spalle dei pochi onesti.
Verità e giustizia vorrebbe che ci fosse una seria analisi al di sopra delle parti per capire e stabilire chi ha sbagliato negli anni, ha dormito oppure non ha voluto vedere: gli amministratori locali.
Libro dei sogni.