Amianto: il Ministero della Difesa condannato

Amianto: il Ministero che fa? Amianto: il Ministero  Il TAR del Lazio ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento del danno causato

Il Maresciallo capo Giuseppe Lazzari di Torre Annunziata (Napoli) all’età di 46 anni, è deceduto il 26 febbraio 2013.

La causa della morte e il Ministero latitante.

l’Osservatorio Nazionale Amianto da anni si batte con l’ausilio determinante dell’Avv. Bonnani per tutelare i militari, nonostante le resistenze ministerial

Il Ministero aveva rigettato le domande della vedova e degli orfani, ancora minorenni all’epoca della morte del papà

Secondo  l’Osservatorio, è stato dimostrato il nesso di causalità di esposizione ad amianto e all’uranio impoverito e il mesotelioma

E adesso si sta attendendo la quantificazione del danno che si annuncia milionario.

“In tutte queste situazioni – è stato più volte ribadito nella sentenza – il militare avrebbe operato privo di dispositivi di protezione e non sarebbe mai stato informato della presenza di agenti patogeni…”

Il commento della vedova al Mattino

La vedova, Anna Odore ha affermato : «ho voluto portare avanti la sua volontà di abbattere un sistema che negava gli effetti derivanti dall’amianto e dall’uranio impoverito»

Le parole del giudice:

 il Giudice ha ribadito il “dovere dell’Amministrazione della Difesa di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, … dotandolo di equipaggiamento adeguato”.

I tristi numeri dei morti discordia pure su quelli

Le autorità militari, dal 1996 ad oggi: sono 211 gli uomini morti per mesotelioma pleurico a seguito dell’inalazione di fibre di amianto.

Potrebbero essere oltre 2.500 gli uomini dell’Esercito, Aeronautica Militare, Guardia di Finanza, Carabinieri e Marina Militare che sono deceduti per malattie asbesto correlate negli ultimi 20 anni. 
“Si tratta di una cifra che sicuramente non rispecchia la realtà- spiega a Panorama.it Ezio Bonanni

Condividi sui social