La Russia sorpresa dalla reazione dell’Occidente: aumenta l’efficacia delle sanzioni occidentali.

La Russia sorpresa dalla reazione dell’Occidente: aumenta l’efficacia delle sanzioni occidentali. 

Da quanto si prospetta le prime sanzioni americane e occidentali, approntate immediatamente dopo l’intervento del Cremlino in Ucraina, miranti a colpire il debito sovrano russo, nonché le società finanziarie e gli individui russi, sortiranno effetto in termini economici.

Il paese euroasiatico, pur non disponendo di una struttura industriale e commerciale di primissimo livello, ha uno dei debiti pubblici più basso al mondo (il 17%), possiede riserve per 630 miliardi di euro (tra cui, quinta nazione al mondo, 150 mrd in oro, in gran parte costituite in quest’ultimo decennio).

I cosiddetti oligarchi poi sono adeguatamente schermati nei paradisi fiscali e hanno spesso la doppia cittadinanza.

Il surplus commerciale del paese è enormemente positivo (5/6% del PIL) grazie alle materie prime, la Russia ricava 700 milioni di dollari al giorno, con un breakeven posto a 43 dollari al barile (mentre ora siamo a 100$).

Per contro i paesi slavi e baltici ma anche Germania e Italia (la Francia è toccata in misura minore disponendo di una vasta rete di centrali atomiche) dipendono pesantemente dalle fonti energetiche fornite dai russi.

Inoltre sia l’oro che il petrolio in tempi di incertezza e di conflitti non possono che salire. L’esposizione del paese verso il debito pubblico americano è quasi azzerata.

La sospensione dal sistema SWIFT, regolato dalla BCE e utilizzato da tutto il mondo, pare essere di notevole utilità ai fini della dissuasione verso i russi e sta già provocando sommovimenti pesanti per tutti i maggiori player. Mosca già da tempo utilizza e per una parte non indifferente (oltre il 20% dei pagamenti) un circuito alternativo l’SPFS, inoltre all’occorrenza è disponibile anche il CIPS (di creazione cinese ma a cui aderiscono altri paesi in odore, per altre motivazioni, di sanzioni, come la Turchia), ma il canale occidentale resta imparagonabilmente superiore.

La Russia infatti lavora da tempo per rendersi sempre più autonoma dall’Occidente (gli scambi commerciali con gli USA sono in calo da tempo), in vista di vicende tipo quella ucraina (per la verità già in atto da diversi anni, in forma  più soft con Crimea e le altre 2 autoproclamate repubbliche indipendenti) e sta spostando sempre più il suo baricentro verso la Cina (spettatrice attualmente interessata in vista di un suo possibile intervento militare a Taiwan).

Anche da un punto di vista degli investimenti finanziari, se la situazione dovesse restare circoscritta, l’invasione dell’Ucraina avrebbe scarso significato, la Russia rappresenta infatti meno del 3% dell’indice MSCI dei paesi emergenti.

Naturalmente vi sono anche altre ripercussioni, il prevedibile sorgere e diffondersi di stigmatizzazioni, sentimenti e iniziative antirusse nell’opinione pubblica mondiale, di cui tener conto (e probabilmente questi ultimi rappresentano un aspetto altrettanto preoccupante dal punto di vista di Mosca), che pur non avendo natura economica certamente potranno provocare anche conseguenze economiche e tout court di reputation al gigante dell’est e persino rivolgimenti interni (di cui cominciano a vedersi le avvisaglie).

Da un punto di vista europeo invece vi è la convinzione dei mercati che la situazione ucraina farà desistere le banche centrali da quegli aumenti dei tassi di interesse che sembravano fino a poco fa ineludibili.

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