22 Novembre 2024 09:15
Operazione Pluto della Guardia di Finanza di Prato che ha scoperto trasferimenti di denaro in Cina per oltre 170 milioni di euro.
Operazione Pluto 170 milioni di euro mandati in Cina
Una famiglia cinese, che aveva creato 24 aziende fasulle in nove anni per riciclare il denaro, gestiva l’organizzazione scoperta dalla GDF con l’Operazione Pluto.
Il denaro proveniva dall’evasione fiscale e veniva inviato in Cina.
La banca d’Italia, durante la normale attività di monitoraggio ai fini dell’antiriciclaggio, aveva segnalato una serie di operazioni sospette.
La Guardia di finanza di Prato, sotto la direzione della Procura, ha avviato un’indagine per approfondire le segnalazioni.
Le indagini hanno permesso di individuare una famiglia cinese residente a Prato, i cui componenti dal 2013 ad oggi avevano costituito ben 24 imprese fantasma.
Le società fantasma
Alcuni prestanome si intestavano le società e avevano il compito di raccogliere denaro, frutto di evasione fiscale, da connazionali in tutta Italia per spedirlo all’estero.
Le ditte fantasma ricevevano ingenti somme di denaro in pagamento di fatture inesistenti e provvedevano a trasferirlo in Cina.
Le società fasulle trattenevano una percentuale sulle transazioni come compenso dalle società fasulle.
Le indagini hanno tracciato trasferimenti di denaro verso la Cina per oltre 170 milioni di euro dal 2013 ad oggi.
Le società trasferivano il denaro con bonifici bancari che partivano dalle società intestate a prestanome, ma in realtà gestite direttamente dalla famiglia pratese.
Le società fantasma avevano sede in vari sgabuzzini, non avevano dipendenti né di strutture o attrezzature e non avevano mai operato importazioni di merci.
I prestanome
I prestanome mettevano a disposizione i propri documenti di riconoscimento per avviare le false attività imprenditoriali e aprire le posizioni bancarie e ricevevano in cambio un compenso di 14 mila euro.
Il Tribunale di Prato ha emesso una misura cautelare in carcere nei confronti cinese a capo dell’organizzazione.
Inoltre ha disposto il contestuale sequestro per equivalente di beni fino all’ammontare di oltre 17 milioni di euro.
I militari stanno ancora indagando per raccogliere ulteriori elementi e confermare l’origine illecita dei proventi trasferiti in Cina e suffragare così l’ipotesi del reato di riciclaggio.