25 Novembre 2024 00:18
Pubblicato lo studio di Deloitte sul settore automotive e le cause dello scenario attuale che rallentano la corsa all’elettrico.
Mobilità globale sempre più elettrica, ma con importanti distinzioni a livello nazionale e con molte incognite legate allo scenario geopolitico, che tenderanno a rallentare la transizione ecologica del settore automotive. Interesse crescente nei confronti della connettività a bordo di veicoli sempre più tecnologici e personalizzabili e più pazienza per tempistiche di consegna dilatate a causa delle interruzioni della supply chain globale.
Grande fiducia verso le concessionarie e i rivenditori. Mentre è ancora limitata la quota dei consumatori che pone al primo posto la relazione diretta con i brand o case produttrici al momento dell’acquisto.
Sono queste alcune delle evidenze che emergono dal Global Automotive Consumer Study 2023. Lo studio globale che Deloitte conduce ogni anno su oltre 26.000 consumatori in 24 Paesi con l’obiettivo di fare luce sulle tendenze e variabili più rilevanti nella trasformazione del settore automotive.
Le dichiarazioni sullo scenario e la corsa all’elettrico
«Come noto, l’industria automotive sta affrontando una delle fasi più complesse della propria storia, ma al tempo stesso continua ad evolvere e avanzare, cercando di trasformare le numerose sfide in nuove opportunità». Afferma Franco Orsogna, Automotive Leader di Deloitte Central Mediterranean, nel commentare i dati della ricerca.
«Anche l’edizione 2023 del GACS ci conferma come la strada verso il nuovo paradigma della mobilità elettrica sia ormai tracciata, sebbene i prezzi di listino ancora elevati rappresentino uno dei freni più importanti per la diffusione dei veicoli elettrici nel mercato. Tuttavia, al netto dei diversi eco-incentivi, il fattore prezzo può essere controbilanciato anche dal forte desiderio dei consumatori di ridurre sistematicamente i costi di rifornimento e utilizzo del veicolo, un aspetto amplificato dai rincari energetici che hanno contraddistinto il 2022.
I player del settore, a loro volta, devono puntare ad ottimizzare quanto più possibile i costi operativi e produttivi, facendo leva sulle efficienze e sulle economie derivanti sia dall’innovazione tecnologica sia dall’aumento della scala dimensionale. Un elemento chiave della competitività futura sarà poi la capacità di cogliere nuove fonti di profitto dalla “data monetization” dei servizi a valore aggiunto per l’utente finale, ad esempio potenziando il livello di connettività, sicurezza e personalizzazione a bordo dei veicoli.
Un trend che può indurre non solo a migliorare l’esperienza di guida e mobilità, ma anche il valore percepito e la distintività del brand agli occhi del mercato. E consentirà di preservare la relazione con i clienti in un contesto di mercato sempre più competitivo e in rapida evoluzione». Conclude Orsogna.
Auto elettrica, una corsa frenata da listini e tempi di ricarica ancora eccessivi
A livello globale la transizione verso la mobilità elettrica procede con decisione, spinta da nuove tecnologie e normative sempre più stringenti e vincolanti sul fronte ambientale.
In Italia si registra anche quest’anno una delle percentuali più alte in assoluto per i veicoli alternativi a benzina o diesel (ovvero ibridi o full-electric), che messi insieme salgono dal 69% al 78%, distaccando nettamente altri Paesi avanzati come Germania (49%), Cina (55%) o Corea del Sud (62%).
Tuttavia, la diffusione dei veicoli ecologici potrebbe essere sensibilmente rallentata dalle rinnovate preoccupazioni dei consumatori su molteplici aspetti: in primis l’accessibilità economica, l’autonomia delle batterie e le tempistiche di ricarica dei veicoli.
Case produttrici e istituzioni pubbliche dovranno unire le forze per affrontare queste complesse sfide e mantenere la rotta verso una mobilità a zero emissioni che, al tempo stesso, sia accessibile e sostenibile anche economicamente.
Un vantaggio involontario della crisi della supply-chain internazionale
Quando si tratta di scegliere la tipologia e la marca del prossimo veicolo, le preferenze dei consumatori appaiono ancora influenzate dalla qualità complessiva del prodotto auto (in Italia per quasi due terzi dei rispondenti: 64% rispetto al 54% dei tedeschi e al 48% dei cinesi) e dalle funzionalità avanzate a bordo dei veicoli (45% rispetto a 32% e 31% per Germania e Cina), che si confermano in testa alla classifica dei fattori decisivi.
Diminuisce invece la rilevanza delle tempistiche relative alla disponibilità e alla consegna della vettura, complici anche i ritardi causati dai rallentamenti della supply-chain che, negli ultimi due anni, ha influenzato non solo l’offerta ma anche la domanda di mercato.
Un italiano su tre (33%) sarebbe disposto ad aspettare dalle 5 settimane in su, sebbene all’estero si rilevi una “pazienza” ancora maggiore (in Germania tale quota coinvolge quasi la metà: 47%, mentre in Giappone sale addirittura al 57%).
Le aspettative dei consumatori riguardo al tempo di attesa ritenuto “accettabile” potrebbero inoltre allungarsi come effetto collaterale involontario ma permanente della crisi degli stock, aprendo potenzialmente la porta a un nuovo paradigma “build-to-order”.
Concessionarie e rivenditori godono ancora della massima fiducia tra i consumatori
Dove si orienta principalmente la fiducia dei consumatori? Per la maggior parte degli intervistati nei diversi mercati, la customer relationship più significativa riguarda anzitutto la propria concessionaria di vendita o di assistenza. A conferma del ruolo determinante che i rivenditori rivestono ancora nella catena del valore del settore automobilistico e nel presidio della relazione diretta con gli utilizzatori finali.
Questa tendenza risulta particolarmente marcata in Italia, dove soltanto il 14% dichiara di fidarsi principalmente del brand o casa produttrice (rispetto al 36% dei cinesi, al 27% degli statunitensi e al 24% dei tedeschi).
Si tratta quindi di un trend di particolare rilievo per lo scenario elettrico. Esso dovrebbe essere tenuto in adeguata considerazione nelle riflessioni sulle strategie di direct-to-consumer, agency-model e, più in generale, nel processo di disintermediazione fra case produttrici e consumatori.
Connettività e servizi avanzati: le soluzioni “a consumo” convincono più di quelle “in abbonamento”
Anche nell’edizione di quest’anno si mantiene elevato l’interesse dei consumatori per le funzionalità avanzate a bordo di veicoli sempre più connessi e digitalizzati. In Italia, i servizi più apprezzati sono quelli che forniscono aggiornamenti relativi alla manutenzione o stato di salute del veicolo (69%) e al miglioramento della sicurezza stradale (69%), seguiti dalla manutenzione predittiva e dagli update su traffico e congestione stradale (64%).
Ciò che cambia sono però le preferenze sulle specifiche modalità di pagamento per usufruire di questi servizi: la maggior parte degli intervistati predilige un costo basato sull’utilizzo effettivo (61%), seguito da un cost premium incluso nell’investimento d’acquisto iniziale (32%).
Lo stesso ordine di preferenza si registra in Germania e Corea del Sud, mentre in Cina, India e Stati Uniti la preferenza è invertita. In tutti i Paesi risulta invece nettamente minoritaria la quota di chi sceglierebbe in primo luogo una modalità “in abbonamento” attraverso un canone mensile. In Italia lo sceglie solo il 7% rispetto al 16% della Germania o al 20% degli Stati Uniti.