22 Novembre 2024 18:04
Giovanni Impastato, un cognome di peso nell’antimafia, si è dato il compito di portare avanti il percorso del fratello Peppino Impastato
Giovanni scrive alla figlia di Matteo Messina Denaro, nella speranza che la figlia Lorenza, possa avere un ruolo positivo e dare giustizia a quanti l’aspettano da tempo.
E sono in tanti ad aspettare che il criminale prenda una decisione che se non riscatti il suo nome, non lasci il suo peso (negativo) a chi porta il suo cognome.
Ecco la lettera di Giovanni Impastato che la Repubblica ha pubblicato ieri online ed oggi in edizione cartacea.
Cara Lorenza,
ti scrivo mentre cerco di immaginare cosa in questi giorni tu possa provare.
Non sono sicuro di riuscirci, ma visto quello che anche io ho vissuto nella mia vita, credo di poter capire, se pur in parte, la tua situazione.
Sono Giovanni Impastato, fratello di Peppino, un giovane militante ucciso perché combatteva contro la mafia e nostro padre era un mafioso.
Mio fratello era molto coraggioso, sicuramente più coraggioso di me, lui fin da quando era adolescente
ha iniziato a combattere la mafia frontalmente e a contestare apertamente nostro padre, fino al punto di essere ripudiato come figlio e cacciato da casa.
La rottura in casa era già avvenuta, l’aveva messa in atto Peppino, la nostra situazione familiare era molto complicata ed anche mia madre aveva cercato di insegnarci valori diversi da quelli che la mafia voleva imporci.
Oggi le parole che Peppino scrisse nel suo diario, mi fanno venire i brividi e mi emozionano ogni volta che le leggo.
Voglio condividerle con te, perché hanno rappresentato tantissimo per me, sono delle frasi molto forti, acute e sincere:
“Mio padre, capo di un piccolo clan e membro di un clan più vasto con connotati ideologici
tipici di una società tardo contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, fin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte ed il suo codice comportamentale.
E’ riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva ed a compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività”.
Capisco che in questi giorni stai vivendo forti pressioni mediatiche, immagino il caos che dimora nel tuo cuore.
Con questa mia lettera non ti dico di ripudiare il padre, di abbandonarlo o di non amarlo, se vuoi puoi anche stargli accanto in un momento in cui è gravemente ammalato.
Posso capire i sentimenti contrastanti che vivono in te, per un padre che forse non hai nemmeno conosciuto, ma che tanto ha condizionato la tua intera esistenza e continuerà a condizionarla.
Voglio solo suggerirti di prendere coscienza che le scelte che tuo padre ha fatto nella vita sono inaccettabili,
significa avere un macigno sulle spalle, significa vivere a contatto con la morte e la violenza,
significa non poter dare amore ai propri figli, tu hai un figlio e puoi capire di quanto amore abbia bisogno
di quanta speranza nel futuro.
Sii sempre più cosciente che la vita vera è un’altra, è quella che consente ad una figlia come te di poter abbracciare il padre, è quella di chi non deve avere o provocare paura.
Emancipati e riscattati da questa storia, consapevole che forse mai potrai cancellare tutto quanto:
non significa non amare il padre, significa renderti libera da qualcosa di cui tu sei innocente, ma che sarai costretta a portare con te come un peso enorme.
Se deciderai di restargli accanto, mi auguro che la tua vicinanza e la tua determinazione possano spingere
tuo padre a pentirsi di quello che ha fatto, dovrebbe farlo per tanti motivi, per tante persone, ma anche per te.
Per coloro che volessero sentire le parole di Giovanni in una precedente intervista a Cinisi a cura del sottoscritto, clicchi qui