27 Dicembre 2024 01:45
Boss catanese, Ciccio Napoli, importante da punto di vista criminale, da qualche giorno al 41bis, decisione del Ministro Nordio
Boss catanese attualmente nel carcere di Viterbo sarebbe il capo della mafia catanese.
Ciccio Napoli è il nipote di Salvatore Ferrera ‘u Cavadduzzu, è il ‘reggente’ della famiglia Santapaola-Ercolano.
Le indagini ma anche i pentiti Silvio Corra e Salvatore Scavone hanno delineato la sua figura e spessore criminale.
Scavone, Turi pop corn: “Sono entrato nel clan Santapaola sin dal 2009, ho fatto parte del gruppo dei Nizza”, racconta il pentito.
Scavone ma anche altri, Fabrizio Nizza, Davide Seminara, autista di Andrea Nizza, i soldati dei narcotrafficanti Salvatore Cristaudo e Angelo Bombace.
E pure Silvio Corra, gruppo di Nizza e cognato di Angelo Santapaola.
Ammazzato nel 2007 e di recente anche i fratelli Ninni e Michael Sanfilippo.
Una lunga scia di sangue e interessi mafiosi.
Ciccio Napoli nel 2019 era tornato in libertà, e poi arrestato di nuovo nel blitz dell’operazione “sangue blu”.
Il suo braccio destro, Cristian Buffardeci, si era costituito nel carcere di Siracusa, seppure sfuggito alla già citata operazione.
Buffardeci teneva i contatti pericolosi e fondamentali al posto del boss Napoli.
A fine marzo gli è stato notificato in carcere, il 41bis:
«in ragione della sua concreta pericolosità risulta essere in grado di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione criminale di appartenenza».
Viterbo, un carcere con parecchi detenuti al 41bis
53 detenuti in “41 bis”:
3 nell’aria riservata; 5 definitivi; 26 misti (definitivi e non); 6 ricorrenti; 8 appellanti; 6 in attesa di primo giudizio; 2 non classificati (dati non forniti dall’ufficio matricola).
Il 41bis era arrivato con la legge Gozzini. In seguito il 41bis, cioè il «carcere duro», è entrato a far parte dell’ordinamento penitenziario.
Si era arrivati al suo utilizzo dopo la strage di “Capaci”:
il ministro della Giustizia poteva sospendere le «normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati», «in casi eccezionali di rivolta o di altre grazi situazione di emergenza».
quanto dura e a cosa serve
lo scopo è interrompere i legami dei detenuti con il mondo esterno e interno al carcere, quindi con l’associazione «criminale, terroristica o eversiva».
Può essere prorogato dopo i quattro anni,