22 Novembre 2024 08:44
Oltre 636.000 barili di petrolio sono stati prelevati dalla petroliera sostitutiva
Le Nazioni Unite hanno annunciato che più della metà della quantità di petrolio a bordo della petroliera “Safer” è stato prelevato in Yemen.
Il greggio presente sulla nave, abbandonata al largo del porto yemenita di Hodeidah nel Mar Rosso, è stato trasferito su una nave sostitutiva, circa una settimana dopo l’inizio del processo di trasbordo.
La scorsa settimana, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha avviato il processo di traino del carico della petroliera di oltre un milione di barili di greggio leggero verso la nuova nave. Un processo volto a scongiurare un disastro ambientale nella regione.
“Più della metà del petrolio a bordo è stato trasferito alla nave sostitutiva negli ultimi sette giorni”.
Lo ha dichiarato il coordinatore residente delle Nazioni Unite per lo Yemen David Gresley sulla piattaforma X (ex Twitter).
Gresley aveva precedentemente annunciato che l’intero processo di trasferimento avrebbe richiesto meno di tre settimane.
Il funzionario responsabile dell’operazione presso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, Muhammad Mudawi, ha confermato mercoledì ad “Agence France Presse” che oltre 636mila barili di petrolio sono stati ritirati dalla petroliera alternativa a partire da mercoledì.
“Abbiamo raggiunto il 55% oggi alle 9:00 ora locale del 2 agosto”.
Lo ha detto Mudawi all’AFP.
Le Nazioni Unite sperano che l’operazione da 143 milioni di dollari eliminerà il rischio di una catastrofe ambientale che potrebbe causare danni per circa 20 miliardi di dollari.
La Safer, fabbricata 47 anni fa e utilizzata come piattaforma di stoccaggio galleggiante dagli anni ’80. E’ ormeggiata a una cinquantina di chilometri dal porto strategico di Hodeidah, che è un importante punto di accesso per le spedizioni, nello Yemen occidentale.
Safer non ha subito alcuna manutenzione dal 2015, quando si è intensificata la guerra iniziata nel 2014 in Yemen.
A causa della posizione della nave nel Mar Rosso, qualsiasi perdita potrebbe anche costare miliardi di dollari al giorno. Poiché causerebbe interruzioni nelle rotte marittime tra lo stretto di Bab al-Mandab e il canale di Suez.