24 Novembre 2024 12:22
Sulla collina di Pizzofalcone a Napoli, antico nucleo primigenio dell’antica Partenope, sorge il Palazzo Serra di Cassano. Un luogo di incontro per gli intellettuali ancora oggi, grazie alla presenza dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici, fondato nel 1975 dal compianto avvocato Marotta e situato nelle eleganti sale del Palazzo a partire dagli anni Ottanta.
LA STORIA
Acquistato dalla famiglia Serra di Cassano alla fine del XVII secolo, Palazzo Serra di Cassano ha subito numerosi interventi, spiega la guida storica dell’arte Matteo Borriello dell’associazione napoletana Nartea: “Tra questi va annoverato l’inserimento del celebre scalone, realizzato su progetto dell’architetto Ferdinando Sanfelice all’inizio del XVIII secolo“.
L’appartamento storico custodisce ancora oggi gli affreschi realizzati da Giuseppe e Gioacchino Magri, mentre nella grande sala d’ingresso si trovano le storie di Scipione l’Africano dipinte da Giacinto Diano. In quella dei Capitoli è possibile ammirare invece le finte architetture di Giovan Battista Natali.
“L’edificio è collocato fra due vie parallele, poste su piani diversi, via Monte di Dio e via Egiziaca a Napoli. Su quest’ultima un tempo c’era l’ingresso principale, chiuso dal 20 agosto 1799 – ricorda il dott. Borriello -. In quella data il giovane duca Gennaro Serra, parte attiva alla Rivoluzione Partenopea poi rovesciata dalla Monarchia Borbonica, venne prelevato dal Palazzo dalla polizia di Re Ferdinando IV per essere condannato a morte“.
Fu giustiziato come molti altri rivoluzionari o semplici partecipanti alla vita della Repubblica – spalleggiata dai francesi – che aveva cacciato i Borbone fino in Sicilia nella discesa giacobina dell’Italia.
Seguirono la sua stessa sorte tanti intellettuali dell’epoca come Domenico Cirillo, Eleonora De Fonseca Pimentel, l’ammiraglio Caracciolo e Luisa Sanfelice, i maggiori e sfortunati protagonisti di quell’esperimento politico troppo in anticipo sui tempi per il Regno di Napoli.
“E forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”, pare siano state le ultime parole di un’altra vittima eccellente dell’esperienza repubblicana, Donna Eleonora Pimentel De Fonseca. Profetiche e sempre attuali, se si pensa a questo primo ventennio del XXI secolo.