Sudan guerra civile o proxy ?

Sudan: Guerra per Proxy? – Un Dramma Geopolitico tra BRICS e Occidente

La guerra civile in Sudan sta mettendo in crisi la stabilità regionale, rivelando interferenze economiche e militari straniere in una nuova lotta di potere globale. Qual è il reale coinvolgimento di potenze come USA, Cina, Russia e gli stati UE?

La guerra civile in Sudan non solo sconvolge la regione ma evidenzia una crescente battaglia d’influenze tra le potenze mondiali. Scopri le implicazioni geopolitiche, l’ingerenza straniera e gli scenari futuri in Africa con un’analisi delle interferenze militari ed economiche.


Introduzione

La crisi in Sudan, scatenata dalla rivalità tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) guidate da Abdel Fattah al Burhan e le Forze di Supporto Rapido (RSF) capeggiate da Mohamed Hamdan Dagalo, ha travolto il paese e creato una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni. Con oltre 13 milioni di persone sfollate e milioni di rifugiati nei paesi vicini, la regione si trova ora al centro di un intricato conflitto che coinvolge indirettamente anche le superpotenze mondiali. La posta in gioco non è solo la pace in Sudan ma anche la crescita dell’influenza dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel continente africano, creando tensioni con gli interessi occidentali. Questa crisi si sta trasformando in una “guerra per procura”?

Sudan: La Nuova Arena per la Contesa Mondiale?

Il conflitto in Sudan rappresenta, in effetti, un’opportunità strategica per le potenze globali di consolidare o estendere la propria influenza in Africa. Le potenze straniere, come gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Russia e la Cina, sono attivamente coinvolte, sostenendo militarmente o economicamente le fazioni interne del conflitto o i paesi limitrofi. Questo intervento si manifesta in vari modi:

  • Sostegno Militare: Le potenze straniere hanno fornito armamenti alle diverse fazioni o ai paesi vicini, incentivando un aumento delle ostilità. La Russia, per esempio, ha fornito supporto strategico tramite il gruppo Wagner, con l’obiettivo di mantenere l’accesso alle risorse naturali cruciali, in particolare l’oro sudanese. Anche Cina e Stati Uniti hanno dimostrato un crescente interesse a mantenere legami politici e militari con i paesi della regione, nel tentativo di consolidare basi e alleanze strategiche.
  • Interessi Economici: Cina e Russia, ma anche stati dell’UE, hanno un interesse economico tangibile in Sudan e nei suoi stati vicini, che si estende dalle risorse minerarie alla costruzione di infrastrutture cruciali come dighe, ponti e miniere. Per esempio, la Cina ha investito notevolmente nelle infrastrutture africane attraverso la Belt and Road Initiative, un progetto volto a consolidare i legami economici e di trasporto con vari paesi africani.

Implicazioni Geopolitiche e Geo-Economiche: Tra Neocolonialismo e Guerra Proxy?

Questa crescente presenza di potenze straniere in Sudan e nei paesi limitrofi porta a domande sul neocolonialismo, una dinamica in cui i paesi potenti sfruttano risorse e influenze senza un’occupazione diretta. Paesi come il Ciad, la Libia e l’Etiopia, pur essendo paesi autonomi, risultano vulnerabili agli effetti delle guerre e delle instabilità regionali, spesso strumentalizzati per favorire l’una o l’altra delle potenze in gioco.

Potenza Coinvolta Interesse in Sudan Strategie Applicate
Russia Oro e risorse minerarie Supporto tramite mercenari (gruppo Wagner)
Cina Espansione infrastrutturale e risorse naturali Investimenti diretti nella Belt and Road Initiative
Stati Uniti Prevenzione dell’influenza BRICS e controllo sul traffico commerciale Collaborazioni militari ed economiche con i vicini
Unione Europea Stabilità per limitare migrazioni e crisi Sostegno umanitario e iniziative per la pace

Conseguenze Umanitarie: Una Crisi che Supera i Confini

La violenza diffusa in Sudan ha generato una crisi umanitaria senza precedenti, con stime che indicano oltre 150.000 morti e 25 milioni di persone bisognose di aiuto. Secondo l’ONU, almeno 9 milioni di sudanesi affrontano condizioni di emergenza per la sicurezza alimentare. La carenza di risorse per aiutare i rifugiati si è già ripercossa sui paesi confinanti, che affrontano proprie crisi, come in Ciad e Sud Sudan, dove l’afflusso di rifugiati sta sovraccaricando le infrastrutture già inadeguate.

Questi effetti amplificano le tensioni politiche e sociali, trasformando il conflitto sudanese in un problema regionale che si estende ben oltre i suoi confini. La precarietà dei sistemi di assistenza internazionale evidenzia le sfide globali nel rispondere a queste crisi complesse.

La crisi umanitaria in Sudan è descritta dall’ONU come una delle peggiori al mondo, con oltre 9 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare acuta e circa 756.000 a rischio di carestia. La regione di Darfur è la più colpita, con intere comunità devastate dagli scontri tra le fazioni delle Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF), spesso accusate di violenze etniche contro i gruppi locali, come i Masalit. Nei campi profughi, come quello di Zamzam in Darfur, si stima che il 45% delle persone sia in uno stato di insicurezza alimentare acuta e il 15% addirittura a rischio di carestia.

Il campo profughi di Zamzam, per esempio, conta quasi mezzo milione di persone, molte delle quali soffrono di livelli IPC di insicurezza alimentare di livello 4 (emergenza) e 15% a livello 5 (catastrofe/carestia). Questi campi sovraffollati sono sprovvisti di risorse di base come acqua potabile, cibo e assistenza sanitaria, e molte persone sono soggette a malattie e denutrizione​

Indicatore della Crisi                                 Dati
Persone sfollate                                                13,1 milioni
Rifugiati nei paesi vicini                                 Oltre 3,2 milioni
Mortalità stimata                                             150.000 decessi
Persone a rischio fame                                     9 milioni
Livello crisi alimentare (IPC 4 e 5)                756.000

Armi e Interferenze Militari: Quale il Ruolo delle Superpotenze?

La fornitura di armi e di supporto militare da parte di nazioni come USA, Cina, Francia e Italia alle diverse fazioni in Sudan e nei paesi limitrofi è stata ampiamente documentata. Queste nazioni agiscono spesso con discrezione ma forniscono sostegno a gruppi armati o a governi locali per influenzare l’esito dei conflitti regionali. Infatti gli Stati Uniti e l’Unione Europea, d’altro canto, hanno condotto un’operazione di contenimento della crescente influenza russa, non solo attraverso il supporto umanitario, ma anche tramite accordi di difesa con paesi limitrofi come l’Egitto e il Ciad​.

L’idea di una “guerra per procura” tra USA e alleati contro la crescente influenza dei BRICS, in particolare la Russia e la Cina, trova un contesto ideale in Africa, dove le rivalità globali possono giocare un ruolo decisivo nelle economie locali.

Inoltre, la natura delle alleanze e delle rivalità tra potenze rende difficile per le Nazioni Unite applicare soluzioni diplomatiche e sanzionare le violenze in Sudan, una delle principali cause dell’immobilità internazionale. La mancanza di una voce unitaria nella comunità internazionale mette a rischio non solo i sudanesi ma anche la stabilità dell’intero continente africano.

Finanziamenti e Investimenti Economici: Tra Sviluppo e Controllo

L’Africa rappresenta una miniera di risorse naturali, e Sudan e i paesi vicini non fanno eccezione. Le risorse minerarie, soprattutto l’oro, sono tra le principali fonti di finanziamento per le RSF, che vendono le risorse ai mercati esteri. Cina e Russia, in particolare, sono profondamente coinvolte in operazioni minerarie e infrastrutturali che finanziano indirettamente i gruppi in conflitto. Cina, attraverso la Belt and Road Initiative (BRI), ha investito miliardi di dollari per costruire infrastrutture, mentre la Russia punta a stabilizzare la propria influenza tramite l’accesso alle risorse​.

Anche gli investimenti provenienti da altre potenze regionali, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, giocano un ruolo ambiguo, finanziando infrastrutture e supportando le RSF in cambio di influenza politica e di risorse petrolifere.

Potenza Coinvolta Settore Investimenti Scopo Principale
Cina Infrastrutture, Energia, Minerali Estensione della BRI e accesso alle risorse
Russia Estrazione Mineraria, Armi Controllo su risorse chiave e influenza politica
USA Assistenza militare ai confinanti Contenimento della Russia e stabilità regionale
UE Sviluppo e aiuti umanitari Stabilizzazione, ma ambizioni economiche

L’Embargo sugli Armamenti: Perché Nessuno lo Propone?

Un embargo sugli armamenti potrebbe, in teoria, alleviare la crisi, limitando le possibilità per le fazioni di acquistare e utilizzare armi. Tuttavia, ci sono motivi chiave per cui una misura del genere non è stata adottata:

  1. Interessi di Potenza: Le potenze globali stanno sfruttando il conflitto per aumentare la propria influenza in Africa. Un embargo renderebbe più difficile sostenere i gruppi alleati e garantire la propria posizione strategica.
  2. Economia delle Armi: Sudan e i paesi limitrofi sono mercati redditizi per le armi, che circolano facilmente grazie alla domanda locale di sicurezza. Stati come Russia e Francia, fortemente coinvolti nell’export di armi, vedono nei conflitti africani un’opportunità economica.
  3. Incertezze delle Nazioni Unite: Il Consiglio di Sicurezza ONU è diviso, con Cina e Russia che spesso bloccano risoluzioni che possano compromettere le loro operazioni e la loro influenza. Senza un consenso unanime, ogni proposta di embargo rimane bloccata.
  4. Equilibrio di Potere Regionale: I paesi vicini a Sudan, come Egitto e Ciad, vedono con sospetto l’idea di caschi blu ONU. La presenza di forze internazionali potrebbe compromettere la loro sovranità e indebolire le proprie capacità difensive contro il flusso di rifugiati e milizie armate.

Il Ruolo delle Nazioni Unite e la Mancanza di Caschi Blu

Sebbene le Nazioni Unite abbiano una lunga storia di interventi di pace in Africa, la complessità politica di questo conflitto rende difficile la loro partecipazione. L’assenza di caschi blu è dovuta principalmente a due fattori:

  • Divisione Interna nel Consiglio di Sicurezza: I membri permanenti, tra cui Cina e Russia, sono reticenti a supportare una missione che limiterebbe la loro influenza diretta sul territorio. La proposta di una missione di pace sarebbe probabilmente bloccata.
  • Rischio di Fallimento: Esperienze passate, come in Somalia e in Darfur, hanno dimostrato che i caschi blu possono incontrare forti resistenze e atti di violenza. Le forze internazionali sarebbero a rischio in un ambiente così polarizzato e pieno di attori armati​.

Scenari Futuri: Rischio Escalation o Pace Possibile?

Il futuro del conflitto in Sudan appare incerto, ma alcune possibili traiettorie includono:

  1. Esacerbazione del conflitto e espansione regionale: Se le interferenze esterne non diminuiranno, è probabile che il conflitto si intensifichi e si estenda, colpendo ulteriormente i paesi confinanti già indeboliti.
  2. Accordi internazionali per una risoluzione temporanea: Un possibile intervento delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana, magari supportato da forze di pace, potrebbe stabilizzare la situazione momentaneamente, ma resta da vedere se le potenze globali saranno disposte a ritirare il loro supporto militare per consentire una vera pace.
  3. Affermarsi di influenze BRICS: Con il calo dell’influenza USA in Africa, si potrebbe vedere un maggiore coinvolgimento dei BRICS, il che però rischierebbe di attrarre nuove tensioni con l’Occidente.
  4. Possibili negoziati: Seppure al momento poco probabile, i negoziati tra le fazioni e con la partecipazione di mediatori internazionali potrebbero diventare l’unica via sostenibile per porre fine alla guerra.

Conclusione

Il conflitto in Sudan è ben più di una guerra civile: è il riflesso di un contesto internazionale in cui la lotta per le risorse e per l’influenza geopolitica è arrivata a toccare anche le aree più vulnerabili. Con gli interessi in gioco delle superpotenze e le crisi umanitarie che si intensificano, il Sudan potrebbe essere l’arena di una delle sfide più delicate tra Occidente e BRICS. Solo il tempo rivelerà se il conflitto attuale si trasformerà in un nuovo capitolo di guerra per procura o se prevarranno finalmente soluzioni di pace.

Il Sudan sembra destinato a rimanere un teatro di guerra indiretta tra le potenze mondiali, in cui l’Africa rappresenta il campo di battaglia per una rinnovata corsa all’influenza. Le scelte che verranno fatte nei prossimi anni avranno un impatto non solo sul Sudan, ma sull’intero continente africano, rafforzando o limitando l’ascesa dei BRICS a scapito dell’Occidente. La possibilità di una pace duratura sembra ancora lontana, e l’embargo sugli armamenti o l’invio di forze di pace rimangono soluzioni improbabili fino a quando gli interessi economici e geopolitici domineranno il panorama internazionale.

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Fonti:

 

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