22 Novembre 2024 00:05
Nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, i Carabinieri della Compagnia di Casoria, nella mattinata odierna, hanno dato esecuzione ad una ordinanza impositiva della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 13 soggetti raggiunti da gravi indizi di colpevolezza per una pluralità di condotte di detenzione e cessione a terzi di sostanze stupefacenti del tipo marjuana, hashish, cocaina, crack, cobret. Le indagini, eseguite anche attraverso videoriprese ed intercettazioni ambientali nonché attraverso plurime attività di riscontro sul territorio, sono state condotte, in un arco temporale ricompreso tra il mese di gennaio ed il mese di giugno 2020, da militari in servizio presso la Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Casoria.
Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un accurato meccanismo che consentiva di portare avanti l’attività di cessione a terzi di sostanze stupefacenti limitando al minimo il rischio di essere colti in flagranza di reato dalle Forze dell’Ordine. L’attività si svolgeva all’interno dell’androne di una palazzina sita nel Parco Verde di Caivano. La porta di accesso allo stabile risultava chiusa dall’interno e gli acquirenti che si avvicinavano si interfacciavano con lo spacciatore nascosto all’interno unicamente attraverso una feritoia. In tal modo lo spacciatore riusciva a celare all’acquirente le proprie sembianze. All’esterno della palazzina, uno o più soggetti svolgevano ora le funzioni di palo, col compito di avvisare lo spacciatore del sopraggiungere delle Forze dell’Ordine, ora quelle di addetti alla gestione dell’afflusso degli acquirenti, che venivano convogliati in modo ordinato verso la feritoia e trattenuti allorché lo spacciatore doveva ancora essere rifornito della sostanza da cedersi. L’attività ha consentito di individuare anche alcuni soggetti che materialmente si occupavano dell’approvvigionamento della sostanza, consegnata agli spacciatori mai in quantità eccessiva, con contestuale recupero dei profitti delle precedenti cessioni. Emergeva altresì come vi fosse una precisa suddivisione dei turni tra gli spacciatori, che si avvicendavano tra loro consentendo così che l’attività proseguisse senza soluzione di continuità per tutto l’arco delle ventiquattr’ore.
Dalle indagini è emerso come vittime delle condotte criminose accertate fossero i soggetti residenti nello stabile che, per poter raggiungere le proprie abitazioni, erano costretti ad attendere che lo spacciatore aprisse il portone, venendo inevitabilmente sottoposti ad un rigido controllo e monitoraggio.