22 Novembre 2024 05:47
Gratteri ritenuto subito pericoloso: “Nel 2013 – ha detto Antonio Cataldo – l’unico argomento associativo di cui ho parlato con Brusaferri é stato il proposito di attentato al figlio del dottore Gratteri. Tra noi detenuti, in particolare quelli di Locri, c’era allarme per la sua nomina a ministro. Temevamo, in particolare, leggi più ferree contro la criminalità organizzata. Ma Brusaferri mi tranquillizzò dicendo ‘tanto tra poco sistemano il figlio’. Lo avrebbero investito con una macchina”. (ANSA).
Il fratello di Cataldo fu ucciso nella faida di Locri (2005) e questo potrebbe essere il principale motivo che lo ha spinto, ma di sicuro c’è anche un buon rapporto con Gratteri, alla base del suo pentimento.
La faida di Locri degli anni ’60 ripresa dopo 24 anni nel 1993 e riconclusa nel 2010 tra le ‘ndrine dei Cataldo e dei Cordì è il contesto di cui si parla, anche se in seguito secondo la Direzione Investigativa Antimafia si ritiene che sia stata siglata una pace tra le due fazioni[3].
“tutte le sue dichiarazioni vengono vagliate con molta attenzione” precisano gli inquirenti, onde evitare come successo in passato, che qualcuno fosse un finto pentito, e facesse il doppio gioco, per vendicarsi di altri facendo ricadere le colpe su rivali e nemici.
Il dettaglio non da poco è stato reso noto alla Gazzetta del Sud – dal pm Giovanni Calamita di Reggio Calabria, nel corso del processo “Riscatto” in corso a Locri.
L’indiscrezione Cataldo l’avrebbe acquisita in carcere nel 2013, dalle parole di un altro detenuto.
Alla base del proposito, la possibilità che Nicola Gratteri potesse diventare ministro della giustizia nel Governo Renzi e per spaventarlo” Lo avrebbero investito con una macchina”.
L’episodio è stato raccontato da Gratteri: “Ho incontrato per la prima volta Matteo Renzi la sera prima che andasse da Napolitano, me lo presentò Delrio. Quella sera discutemmo due ore con Matteo Renzi di giustizia e mi disse ‘lei deve fare il Ministro della Giustizia, le do carta bianca’. Ho accettato