19 Novembre 2025 10:32
Antimafia. Operazione Eureka: 23 arresti in carcere dopo la sentenza
DIA, Antimafia. L’operazione Eureka torna al centro dell’attenzione. Dalle prime ore del 4 ottobre, i Carabinieri hanno eseguito 23 arresti in carcere. I soggetti erano già agli arresti domiciliari.
Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria. La richiesta è arrivata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione Eureka è una delle più vaste indagini antimafia degli ultimi anni.
Antimafia, operazione Eureka
Il 1 ottobre è stata pronunciata la sentenza di primo grado. Il processo si è svolto con rito abbreviato. Su 83 imputati, 76 sono stati condannati e 7 assolti.
Il GIP ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari. Per questo ha disposto l’aggravamento della misura. I 23 imputati sono passati dai domiciliari al carcere.
Antimafia, sequestrati beni per 25 milioni di euro
L’operazione Eureka era scattata il 3 maggio 2023. I Carabinieri del ROS e del Gruppo di Locri hanno eseguito quattro provvedimenti cautelari. Gli indagati erano 108.
Le accuse sono gravi e numerose. Si parla di associazione mafiosa, narcotraffico internazionale, traffico di armi da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di valori e altri reati.
Durante l’operazione sono stati sequestrati beni per 25 milioni di euro. I sequestri hanno riguardato società, immobili e conti in Italia, Germania, Francia e Portogallo.
L’indagine è stata coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Fondamentale è stato il ruolo delle Squadre Investigative Comuni.
Due le squadre attive. Una tra la DDA di Reggio Calabria e le procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf. L’altra con il Tribunale di Limburg e il Procuratore Federale di Bruxelles. Il coordinamento è stato affidato a Eurojust.
Le Squadre Investigative Comuni hanno permesso indagini simultanee. Le informazioni sono state condivise in tempo reale. Questo ha rafforzato l’efficacia dell’operazione Eureka.
In parallelo, le autorità belghe e tedesche hanno eseguito altri arresti. In Belgio 15, in Germania 24. I reati contestati sono narcotraffico e riciclaggio.
L’inchiesta è partita nel giugno 2019. Tutto è iniziato da un raccordo tra i Carabinieri e la Polizia federale belga. Gli investigatori seguivano la cosca Nirta di San Luca, attiva a Genk, in Belgio.
La cosca era dedita al narcotraffico internazionale. Le indagini si sono poi estese alla famiglia Strangio “Fracascia” e ad altre famiglie di San Luca. Coinvolta anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco.
Gli investigatori hanno ricostruito gli assetti interni delle cosche. Hanno documentato tentativi di acquisto di cocaina per il mercato locale. Alcuni non si sono concretizzati per mancanza di accordo con i fornitori.
Sono emerse condotte legate alla detenzione e al porto di armi da guerra. Le armi erano rese clandestine. È stato accertato anche il reinvestimento di capitali illeciti.
I settori coinvolti sono ristorazione, turismo e immobiliare. Gli investimenti sono stati fatti sia in Italia che all’estero.
Sul fronte del narcotraffico internazionale, sono state individuate tre associazioni criminali. Erano contigue alle principali cosche del mandamento jonico reggino.
Le basi operative erano in Calabria. Le ramificazioni si estendevano in diverse regioni italiane e all’estero. Le consorterie agivano anche in sinergia tra loro.
I gruppi si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane. Gestivano un canale di importazione della cocaina dal Sud America all’Australia.
In Australia il prezzo della cocaina è molto più alto rispetto all’Europa. Questo rendeva il traffico particolarmente redditizio.
Tra maggio 2020 e gennaio 2022 sono stati censiti numerosi episodi di importazione via mare. I porti coinvolti sono Gioia Tauro, Anversa e Colón.
Sono stati movimentati oltre 6.000 kg di cocaina. Di questi, più di 3.000 kg sono stati sequestrati. I flussi di denaro legati al traffico erano gestiti da organizzazioni specializzate.
Alcuni soggetti erano stranieri. Erano esperti nel pick-up money. Altri agivano come spalloni, trasportando denaro contante in Europa.
Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda. Il sistema era ben strutturato e transnazionale.
L’operazione Eureka ha mostrato la capacità della ‘ndrangheta di agire su scala globale. Le cosche calabresi hanno intrecciato rapporti con organizzazioni criminali internazionali.
La collaborazione tra le autorità italiane e quelle europee è stata decisiva. Le indagini congiunte hanno permesso di raccogliere prove in tempo reale.
Il sequestro di beni per 25 milioni di euro ha colpito duramente le finanze delle cosche. Le attività economiche erano usate per riciclare denaro e reinvestire i profitti illeciti.
La sentenza del 1 ottobre ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio. Le condanne sono state numerose. Il passaggio dai domiciliari al carcere per 23 imputati è un segnale forte.
Le indagini proseguono. L’operazione Eureka rappresenta un modello di cooperazione internazionale. Il contrasto alla criminalità organizzata richiede sinergie tra Stati.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha dimostrato autorevolezza. La fiducia ricevuta dalle autorità europee ha rafforzato il coordinamento.
Le Squadre Investigative Comuni si confermano uno strumento efficace. Consentono indagini parallele e scambi rapidi di informazioni.
Il blitz del 4 ottobre è solo l’ultimo capitolo. L’inchiesta ha radici profonde e sviluppi futuri. La lotta alla ‘ndrangheta continua.
Si ricorda che gli imputati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva. Il principio di presunzione di innocenza resta fondamentale.
Fonte: Carabinieri







