Somma Lombardo (VA). Affidata in prova si prostituiva in casa

Aggressione e tentato omicidio a Bari, ingente il giro “d’affari” 3 milioni di euro annui

Aggressione e tentato omicidio: il leader del gruppo criminale era conosciuto dalle vittime con il soprannome “il Principe”.

 Sono in corso perquisizioni finalizzate all’individuazione ed al sequestro dei proventi delittuosi.

Quanti sono gli indagati

I 12 sono stati condotti in carcere e 5 sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che verificheranno i fatti prima di procedere.

Altri tre sono ricercati: il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, prosegue con le ricerche di altri tre allo stato irreperibili sul Territorio Nazionale.

Gli accertamenti sono nella fase delle indagini preliminari, in attesa di essere sottoposti al vaglio giurisdizionale nel contraddittorio.

L’operazione eseguita all’alba, con ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Sezione G.I.P. presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia

L’inizio dell’indagine

L’indagine inizia nel 2017 dopo le denunce di diverse vittime:

sono gravi gli indizi dell’esistenza di un’associazione criminale composta da cittadini rumeni, collaborati, all’occorrenza, da soggetti gravitanti nell’ambito della delinquenza locale

Tutti assieme avrebbero realizzato un articolato sistema di sfruttamento della prostituzione, secondo uno schema delittuoso noto in ambito europeo con l’espressione “Lover Boys”.

Il modus operandi: giovani ragazze, dal fragile profilo emotivo e psicologico, prevalentemente per ragioni di tipo familiare venivano adescate.

Una volta adescate finivano per diventare vere e proprie schiave dei loro aguzzini.

La storia e il recupero delle vittime

Le signorine venivano reperite tramite annunci sui social

E con l’illusione di migliorare il loro tenore di vita passando dalla Romania all’Italia, arrivavano a Bari.

“Gli indagati avrebbero sfruttato la condizione di particolare fragilità delle donne per vincolarle emotivamente a sé e poi, manipolandone i sentimenti

Successivamente le avrebbero sottoposte a vessazioni via via crescenti, spacciate per “prove d’amore”, spingendole a raggiungerli in Italia

Una volta arrivate in Italia approfittavano di loro col totale controllo psicologico sulle vittime ed avviarle alla prostituzione, gestendone per intero i proventi.

Alcuni italiani si prestavano a fornire loro l’alloggio da cui però, non potevano allontanarsi per non sfuggire di mano al gruppo.

Altri dettagli delle Forze dell’Ordine:

Non è mancato il supporto di alcune donne, compagne dei membri dell’associazione, le quali avrebbero contribuito a segregare e sorvegliare le vittime.

Secondo l’impostazione accusatoria (allo stato accolta dal G.I.P.), sono stati contestati agli indagati 37 capi d’imputazione

Le imputazioni degli inquirenti:

delitti commessi per mantenere e consolidare il predetto schema delittuoso, finalizzato allo sfruttamento della prostituzione.

E Lo stato di soggezione psicologica in cui sarebbero state indotte le vittime sarebbe sfociato, in alcuni casi, in vera e propria riduzione in schiavitù.

Schiavitù esercitata , con il controllo delle comunicazioni effettuate attraverso cellulari e social networks e con l’impedimento ad allontanarsi dai luoghi in cui erano costrette a vivere.

Un episodio narrato:

Una delle vittime si sarebbe pure fratturata una gamba mentre cercava di fuggire per non prostituirsi, e fu travolta.

Il caso sembrerebbe sia da addebitare al “Principe” che avrebbe voluto così punirla.

Condividi sui social