22 Novembre 2024 08:36
13 arresti per spaccio a Catania, nelle prime ore di ieri mattina, nei confronti di persone gravemente indiziate di associazione, traffico e spaccio di stupefacenti.
13 arresti per spaccio a Catania
I militari del Comando Provinciale di Catania, con l’aiuto del Nucleo Cinofili di Nicolosi e del XII° Reggimento Carabinieri Sicilia, hanno eseguito il provvedimento del tribunale.
Il GIP del Tribunale di Catania aveva emesso il provvedimento nei confronti di 13 persone gravemente indiziate.
Le accuse sono, a vario titolo, di reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nonché allo spaccio.
Le indagini
Le indagini, coordinate dalla procura di Catania sono state condotte dalla Stazione Carabinieri di Sant’Agata Li Battiati coadiuvata dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gravina di Catania.
L’attività d’indagine è durata dall’ottobre 2020 a maggio 2021, e ha consentito di evidenziare la sussistenza di un grave quadro indiziario.
I militari hanno scoperto un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, operante nell’hinterland catanese di San Giovanni Galermo.
Attilio e Gaetano Salici, due cugini, gestivano, tra l’altro, almeno tre fiorenti “piazze di spaccio” tra Catania e la villa comunale di Mascalucia.
Le indagini sono nate dall’arresto in flagranza di uno degli odierni indagati sorpreso durante la cessione di sostanza stupefacente.
Gli inquirenti utilizzando diverse tecniche investigative hanno fatto emergere, tra l’altro, l’operatività di uno stabile sodalizio dedito al traffico di stupefacenti.
La base logistica
Il sodalizio era dotato di una base logistica ed operativa ed era strutturato secondo una precisa suddivisione dei compiti e degli orari di “lavoro”.
La base era una fiorente attività di autonoleggio sita in San Giovanni Galermo e il gruppo si era dotato di una “cassa” comune L’introito complessivo giornaliero stimato del gruppo si aggirava intorno a 8mila euro circa.
I malviventi, nella distribuzione della droga, usavano prevalentemente quella della cessione “porta a porta”.
Avevano adottato quel metodo proprio per superare le limitazioni alla circolazione causate dell’emergenza.
I militari hanno chiaramente “decriptato” il linguaggio convenzionalmente adottato dagli indagati per la compravendita dello stupefacente.
Durante le indagini, monitorando i numerosi clienti, i carabinieri hanno sequestrato in flagranza di reato oltre 2 kg tra marijuana e cocaina.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto il carcere negli istituti di pena sul territorio etneo per dodici indagati mentre il tredicesimo è stato sottoposto ai domiciliari.
Tra gli indagati c’è anche un’unica donna che faceva il pusher assieme al fidanzato.
I due cugini presunti capi e promotori dell’associazione percepivano anche il reddito di cittadinanza, così come anche altri due indagati.