Carcere

Carcere di Opera, ancora un telefono cellulare illegalmente detenuto in una della del carcere di Opera sequestrato dalla Polizia Penitenziaria.

Ne da’ notizia Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria:

Dopo una attività info/investigativa durata diversi giorni, il personale di Polizia Penitenziaria nella serata di domenica 7 novembre ha effettuato una perquisizione che ha prodotto fruttuosi risultati: rinvenuto e sequestrato un apparecchio telefonico (microcellulare) che era nascosto in una cella del 1° reparto detentivo, appartenente a un detenuto classificato nella media sicurezza. L’apparecchio telefonico era abilmente occultato nel bagno della camera detentiva e pronto all’uso, e insieme ad esso sono stati inoltre rinvenuti una sim, un cavo caricabatterie, un caricabatterie rudimentale e 3 batterie che erano nascoste in una radio. Il tutto è stato immediatamente sottoposto a sequestro e messo a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. E’, infatti, soltanto da una recente norma che in Italia è reato possedere un telefonino all’interno del carcere da parte di un detenuto, ovvero chi cerca di introdurlo dall’esterno, mentre in passato tale comportamento era considerato soltanto un illecito disciplinare.  L’inasprimento della pena è dato proprio dal crescente flusso di telefoni rinvenuti negli ultimi anni all’interno degli Istituti penitenziari ed infatti, finalmente, viene punito sia chi, dall’esterno, cerca di introdurre un telefono in carcere sia il detenuto che lo detiene e diventa un vero e proprio reato previsto dal nuovo articolo 391-ter del codice penale”.

Il segretario generale del SAPPE Donato Capece ricorda che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”. 

Per il SAPPE “è urgente e non più differibile trovare soluzioni al personale di Polizia Penitenziaria che lavora, sotto organico e con mille difficoltà, nel carcere di Opera e nonostante tutto garantisce al meglio i compiti di sicurezza”: per questo il primo Sindacato della Polizia rinnova  un sollecito intervento dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria

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