Paolo Borsellino è stato un grande Magistrato italiano, simbolo di giustizia e lotta contro la mafia.

Tuttavia, molti si chiedono se lo Stato, in quanto tale, abbia davvero il diritto di commemorare Borsellino.

Prima della Morte di Borsellino

Prima della sua tragica morte, Borsellino fu ostacolato a livello istituzionale. Nonostante le sue richieste di collaborazione, molti colleghi rifiutarono di aiutarlo. Questi rifiuti avrebbero potuto chiarire molto sulla morte del suo collega, Giovanni Falcone.

Durante l’Attentato

Il giorno dell’attentato, la situazione peggiorò. Operatori di giustizia e agenti dell’intelligence furono ripresi dalle telecamere mentre perquisivano l’auto ancora in fiamme di Borsellino.

Sembrava evidente il loro intento di asportare la sua famosa agenda rossa, che da allora è scomparsa.

Dopo l’Attentato

Anche dopo l’attentato, la giustizia non fu dalla parte di Borsellino. Gli stessi operatori che avrebbero dovuto indagare crearono un teorema accusatorio falso. Con l’uso della tortura, fecero condannare innocenti, nascondendo così la verità autentica.

Lo Stato Contro Borsellino

Alla luce di questi fatti, è chiaro che lo Stato fu contro Paolo Borsellino prima, durante e dopo l’attentato. Questo fa sorgere la domanda: lo Stato ha davvero il diritto di commemorarlo?

Testimonianza di Vincenzo Cerceo

Il Dott. Vincenzo Cerceo, Colonnello della Guardia di Finanza, sottolinea queste gravi contraddizioni. La sua testimonianza mette in luce il comportamento dello Stato verso Borsellino.

Conclusione

La commemorazione di Paolo Borsellino da parte dello Stato è un tema complesso. Alla luce di quanto accaduto, molti ritengono che lo Stato non abbia il diritto di celebrarlo. Questo articolo vuole invitare alla riflessione su quanto accaduto e sulla vera giustizia.

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