Pentiti di mafia: tra inefficienze e disparità di trattamento
Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia da 17 anni, denuncia le inefficienze del programma di protezione per i pentiti e le loro famiglie.

Un sistema obsoleto:

Bonaventura, considerato uno dei migliori collaboratori d’Italia, vive da anni in una situazione di precarietà.

Lui e la sua famiglia, nonostante le denunce e la collaborazione con lo Stato, non hanno ricevuto adeguata protezione.

Il programma di protezione è considerato obsoleto e non adatto alla lotta contro le mafie, in particolare contro la ‘ndrangheta, definita da Bonaventura “la mafia più potente al mondo”.

Disparità di trattamento:

I familiari dei pentiti di ‘ndrangheta subiscono pericoli, disagi e sofferenze senza ricevere adeguato sostegno.

Vengono trattati come “prigionieri di guerra” e non come cittadini che hanno contribuito alla lotta contro la mafia.

I figli dei pentiti, nonostante siano innocenti, vengono stigmatizzati e privati di una vita normale.

Un appello alla politica:

Bonaventura chiede una politica antimafia sociale più giusta e civile.

Serve un programma di protezione efficace ed efficiente che tenga conto del livello di rischio e del ruolo svolto dal collaboratore.

Bisogna tutelare i diritti dei familiari dei pentiti, garantendo loro sicurezza e un futuro migliore.
Un caso emblematico:

Carmelo, cognato di Bonaventura, dopo 13 anni nel programma di protezione è diventato disabile al 100%.
La causa principale è il sistema di protezione stesso, che ha causato sofferenza, disagi e difficoltà.

La storia di Carmelo è un esempio lampante delle inefficienze del sistema e dell’urgente necessità di un cambiamento.
La lotta alla mafia non può prescindere dalla tutela di chi la combatte.

Bonaventura continuerà a denunciare le inefficienze del sistema e a battersi per un’antimafia più giusta e umana.

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