Anche in Calabria i soldi del Pnrr sono utilizzati per case comunità ed ospedali di comunità.
Catanzaro 23 febbraio 2022, è in essere un grande cambiamento anche in Calabria dove i fondi Pnrr, sono utilizzati per Ospedali di comunità, e case di comunità
Il prossimo 28 febbraio la Regione Calabria infatti, trasmetterà ad Agenas le schede delle 91 strutture di assistenza da realizzare con i 129 milioni del Pnrr assegnati dallo Stato.
Soldi impiegati per la nascita di :
15 Ospedali di comunità,
19 Centrali operative territoriali
57 Ospedali di comunità
Il termine per la firma del Contratto istituzionale di è 31 maggio, l’Ue infatti ne pretende ricevimento entro il 30 giugno 2022.
I tempi dettati dalla Commissione Ue e dalla Presidenza del Consiglio stranamente sono strettissimi, tanto da non consentire ulteriori raffronti tecnici o politici.
D’altro canto gli uffici regionali e le Aziende sanitarie provinciali, naturalmente corrono per rispettare le scadenze, vista la possibilità d’incrementare il loro business.
Pure Roberto Occhiuto commissario insieme a Iole Fantozzi, neo dirigente generale del dipartimento Tutela della salute, da poco nominata dirigente generale del dipartimento Tutela della salute.
in particolare i due funzionari hanno trovato 31 dipendenti fissi a fronte dei 135 previsti in organico.
Sembrerebbe che non vi siano funzionari disponibili a lavorare per questo dipartimento, dle resto viste le aniomalie emerase in tutt’Italia non ci stupiamo affatto.
La sanità grava con un incidenza del 70% nel bilancio della Regione.
Un programma ambizioso per la sanità
Il commissario Occhiuto si sta concentrando sulla programmazione e progettazione delle strutture territoriali previste dal Pnrr.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha dichiarato : “Ora, insieme alle nuove risorse dovremo mettere in campo alcune riforme”
Aggiunge Speranza : “non vi è alcun dubbio che la riforma prioritaria per me è la riforma del territorio, dell’assistenza territoriale, quella che volgarmente viene chiamata DM 71”.
“Il Pnrr è ambizioso, ma richiede un complesso lavoro di ridefinizione dell’architettura sanitaria”.
“Io sarò pronto a un confronto con i soggetti sociali, con gli ordini professionali, chiaramente con le regioni, parte rilevante dell’organizzazione sanitaria nel nostro Paese”.
“Per arrivare, come da impegni, anche ad una riforma del DM 70″, il decreto ministeriale, del 2015, sugli standard ospedalieri”.
“Riguarda il Fondo sanitario nazionale, nella legge di Bilancio per il 2022, ha detto il ministro Speranza, “arriviamo a 124 miliardi e ci impegneremo per arrivare a 128 nel 2024″.
A parte, ha aggiunto Speranza, “ci sono chiaramente 20 miliardi del Pnrr”.
Tullio Laino, già vicedirettore sanitario dell’ospedale di Paola-Cetraro dichiara :
“come il resto del Mezzogiorno, anche il territorio Calabrese, risente del criterio vigente di ripartizione del Fondo sanitario, basato sul calcolo della popolazione”.
“Invece che sui dati epidemiologici delle singole regioni e sugli indicatori di deprivazione e povertà sociale”.
“Pertanto, dal ’99 ad oggi la Regione ha ricevuto trasferimenti inferiori di circa 150 milioni all’anno, rispetto al corrispondente fabbisogno di cure”.
Anche Occhiuto guarda al problema della povertà sociale, aspetto che il commissario si auspica convergano tutti i parlamentari calabresi.
Sembrerebbe che con l’attuazione di questo progetto, aumenterebbero i servizi sanitari nei territori più isolati e periferici.
Secondo Speranza :
“arriveranno 625 milioni in più dalla commissione Ue per un piano operativo per la sanità del Mezzogiorno”.
“Che impiegheremo per medicina di genere, povertà sanitaria e screening oncologici al Sud”.
Il Piano nazionale Salute per il Sud, specifica il ministro, coinvolgerà “le 7 Regioni del Mezzogiorno che sperimentano maggiori difficoltà organizzative dei servizi sanitari.
Senza che vi sia spazio per i conflitti dovuti alle perplessità e le polemiche, insomma solo eseguire.
Giuseppe Brisinda, chirurgo del Gemelli di Roma e già primario nell’ospedale di Crotone :
“Sono evidenti aspetti critici di natura strutturale del Servizio sanitario, che in prospettiva potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure”.
“Derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto”.
“Esistono in Italia significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio”.
“Un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali, e l’inappropriata definizione dei limiti e delle competenze del privato convenzionato”.
“Oppure i tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni e una scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari”.
Continua Brisinda : “La previsione delle Case della comunità rappresenta un tentativo di riformare le cure primarie meritando grande attenzione”
“Ciò che è chiaro è che dovrà essere il luogo privilegiato del lavoro associato dei Medici di medicina generale”.
Per il resto il ruolo delle Case della comunità va meglio definito, nel rispetto alle funzioni del resto del personale impiegato”.
“Bisogna non dimenticare però che esiste una estrema rigidità delle strutture e degli impianti che non favorisce un tempestivo riadattamento degli spazi, la differenziazione dei percorsi e modifiche della logistica”;
“E’ evidente una obsolescenza dei reparti in termini strutturali, logistici e tecnologici, non coerenti con l’evoluzione multidisciplinare della qualità delle cure”;
“L’organizzazione provinciale non è coerente con le caratteristiche del territorio e con le infrastrutture nel territorio allocate”;
La mobilità sanitaria riguarda soprattutto il trattamento di patologie ad alta remunerazione”.
Conclude Brisinda : “La formazione universitaria va ridefinita e bisogna investire sul mondo delle professioni sanitarie”.
Insomma anche quest’ultimo ha ribadito la necessità di figure professionali, medici ed infermieri.
Insomma per garantire la partecipazione dei medici all’attività interna delle Case della comunità occorre poter contare sulla loro massiccia adesione al progetto.
Un progetto che altrimenti rischierebbe il fallimento.
Importante su tutto il territorio nazionale di programmi di telemedicina, che deve essere regolata da norme specifiche, volte a tutelare gli operatori sanitari coinvolti in queste attività.
Brisinda incalza : “bisogna organizzare dei Percorsi Diagnostici Terapeutici ed Assistenziali (PDTA) coinvolgano ospedale e territorio.
La Casa della comunità è un surrogato terminologico delle vecchie Case della salute, che hanno palesato il proprio fallimento programmatico.
Laino insiste sul fatto che “la contingenza pandemica ha messo a nudo l’assenza pressoché totale di una rete di assistenziale territoriale“.
“La mancata considerazione, in sede di programmazione sanitaria, di tali variabili, ha condotto all’implementazione di modelli assistenziali standardizzati“.
“Che sono frutto di una concezione essenzialmente basata su criteri di pura econometria, rapportati ai bacini di utenza ed a teorici livelli di fruizione delle prestazioni assistenziali”.
Secondo Laino, la Casa della comunità è un surrogato terminologico delle vecchie Case della salute, che hanno palesato il proprio fallimento programmatico.
“Le strutture da configurare come Case della comunità hanno subìto l’usura del tempo e necessitano di consistenti adeguamenti strutturali e sismici”.
“Adeguamenti che, si ritiene, non potranno essere portati a termine entro il 2026, considerata la estrema esiguità delle risorse assegnate dal Pnrr”.
Riguarda l’assistenza domiciliare, Laino afferma che : “lo standard del target cui rivolgere il modello di cura, ovvero il 10% della popolazione over 65, è assolutamente insufficiente“.
Secondo Laino la Telemedicina a supporto dei pazienti con patologie croniche, “è praticamente inapplicabile in un territorio privo della banda ultralarga“.
Mentre sponsorizza l’Infermiere di Famiglia e di Comunità.
In merito all’Ospedale di comunità, Laino si esoirme in tal senso :
“Secondo le Linee guida emanate dalla Conferenza Stato-Regioni del 20 febbraio 2020, sono classificati quali strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’assistenza ospedaliera”.
“Ospitano pazienti cronici a bassa intensità di cura, necessitanti di assistenza infermieristica continuativa”.