È nato a Catania, in Sicilia, nel 1980. Ha lavorato come giornalista per diversi media, tra cui “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”.

Borrometi si è distinto per il suo coraggio nel denunciare le attività criminali della mafia e per aver documentato storie di corruzione e abusi di potere.

Ha ricevuto numerose minacce e intimidazioni a causa del suo lavoro, ma ha continuato a perseguire la verità e a far emergere le storie nascoste.

Il suo impegno e la sua determinazione nel giornalismo investigativo gli sono valsi importanti riconoscimenti, tra cui il premio “Ambrogino d’Oro” nel 2018 e il premio “Ilaria Alpi” nel 2019.

È diventato un simbolo della lotta per la libertà di stampa e per il contrasto alla criminalità organizzata in Italia.

Paolo Borrometi ha anche fondato la testata giornalistica “La Spia” e l’associazione “Articolo 21 – Osservatorio per la libertà di stampa”,

Testata che si batte per difendere la libertà di espressione e i diritti dei giornalisti.

La sua storia e il suo impegno sono diventati un esempio di coraggio e integrità nel campo del giornalismo italiano.

Ne parliamo per l’esito del processo:

AGI – Confermata l’aggravante mafiosa anche nel processo di appello a Venerando Lauretta per le minacce al giornalista e condirettore dell’Agi, Paolo Borrometi.

la pena è stata rimodulata da 1 anno e 6 mesi del primo grado a 1 anno e tre mesi. Il legale di Lauretta, l’avvocato Matteo Anzalone, ha preannunciato ricorso in Cassazione.

Minacce pesanti a lui rivolte:

ti devo accecare con le dita. Pezzo di m., hai toccato un tasto sacro, non ti salva neanche Gesu Cristo, m. infame!!!!!  pure che mi arrestano c’è chi vieni a cercarti … ora ti faccio passare la voglia di vivere, adesso non abbiamo nulla più da ragionare, io ho preso la mia decisione, di giocarmi la mia libertà”.

Contro Venerando Lauretta si  costituiti parte civile la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine nazionale e regionale dei Giornalisti.