14 Novembre 2024 06:53
Crisi delle banche e salvataggi a cura del Prof. Giuseppe Santorsola, Professore Ordinario di Asset Management, Corporate Finance e Corporate & Investment Banking.
Università Parthenope di Napoli:
“L’universo dei risparmiatori italiani (nessuno coinvolto) ha accolto con preoccupazione le notizie
in merito alle tre crisi bancarie americane e a quella (ben diversa sotto tutti i profili negativi e
positivi) del Credit Suisse.
I sistemi di protezione sono intervenuti negli USA, con interventi delle autorità per Silicon Valley
Bank e Signature Bank e con un pool di banche per First Republic Bank.
La Banca Centrale Svizzera SNB ha invece rifinanziato Credit Suisse secondo uno schema quasi tradizionale.
Molti ritengono che la crisi di una banca sia rischiosa per i depositanti (i fornitori della materia
prima fondamentale delle banche e cioè il risparmio).
Ciò è vero ma quasi ovunque i depositanti sono protetti dalla Legge e da appositi fondi di garanzia (100,000€ nella UE, 250,000$ negli USA, privato e non obbligatorio in Svizzera).
Nonostante questo, sono quasi sempre immediate le corse al ritiro dei depositi con la conseguenza di generare panico e aggravare le situazioni.
Suggerirei al lettore di valutare anche il rischio per i debitori finanziati dalle banche in crisi;
i loro prestiti sono quasi sempre rotativi e risultano bloccati senza l’afflusso di liquidità drenata dai
depositanti;
in particolare, le imprese clienti della Silicon sono quasi tutte nuove e tecnologiche e la crisi ne determina il possibile fallimento “in culla”.
Aggiungo un fattore più tecnico; le banche sono piene di titoli pubblici e privati.
Questi si deprezzano con il rialzo dei tassi (425 punti negli USA e 350 nella UE).
Se mantenuti in portafoglio verranno rimborsati alla pari, ma se venduti ora per fare liquidità realizzano il
prezzo attuale che comporta perdite (ad oggi, in media, il 16% negli USA il 13& nella UE) che abbattono o annullano il patrimonio proprio delle banche.
L’insieme dei tre fattori (ritiro dei depositi, inutilizzabilità dei prestiti e perdite sui titoli) rendono inevitabile la crisi e generano il panico
minando anche altre banche piccole e grandi.
Si afferma che le maggiori sono “too big to fail” (troppo grandi per fallire). Preferisco dire che sono
“too big to be left fail” (troppo grandi per essere fatte fallire).
Il costo economico che ne segue si riflette sull’intero sistema economico, già condizionato da altri noti fattori.
Avere paura è corretto, farsi prendere dal panico è sbagliato. Le reti di protezione esistono e gli
interventi sono stati rapidi, confidiamo anche efficaci.”
Siamo felici di ospitare di nuovo, l’intervento di altissimo livello del Prof. Giuseppe Santorsola, conosciuto in ambito ISFOA, la famosa università svizzera che riconosce i meriti lavorativi.
In Italia l’economia non ha molti estimatori, eppure assieme alla politica, determina le sorti del Paese collegato a quanto accade nel resto del mondo.
Occorre prendere consapevolezza, ed anzi dovrebbe essere insegnata a scuola, per i suoi effetti fondamentali:
capire i meccanismi dell’economia, significa entrare nei meccanismi che regolano la nostra vita, un esempio per tutti: quando negli anni scorsi si è fatto ricorso ai tagli economici alla sanità non si è fatto un’operazione saggia ed ora ne paghiamo le conseguenze.
La politica cerca di dominare l’economia e non solo quella, ma alla fine se i conti non tornano, di devono rifare e i numeri sono fondamentali, e la politica non può non tenerne conto.
Oggi più che mai, gli stati come le famiglie, devono essere oculati nelle spese, senza tagliare i servizi essenziali, sia chiaro.