Gazprom ma anche Eni e Snam, su Report di Rai News, scandali e interessi tedeschi, italiani e americani

Gazprom. La splendida inchiesta andata in onda ieri sera su Report

Nella serata sono stati citati episodi e contatti importanti tra i russi  e personalità politiche tedesche, e anche i rapporti con Eni e Snam.

Gazprom intesse rapporti di peso anche in Germania, l’esempio piu’ eclatante, Schröder, l’ex Cancelliere tedesco.

Schröder è “completamente isolato” nell’Spd, ha detto Klingbeil, dicendo di aspettarsi che l’ex cancelliere risponda “presto” all’ultimatum.

Come al solito e non solo in Italia, si è grandi solo e soltanto fino a quando non vengono a galla certi comportamenti…

Schröder ha dichiarato che Mosca “è responsabile di questa guerra”, ma ha aggiunto che negli ultimi anni “sono stati fatti molti errori nei rapporti tra Occidente e Russia.

Gazprom. Lasciare subito tutti gli incarichi nei colossi russi dell’energia Rosneft e Nord Stream

La richiesta dei vertici dell’Spd che hanno inviato una lettera aperta:

“Non è conciliabile con la posizione della socialdemocrazia che Schroeder mantenga incarichi in aziende di Stato della Russia”, ha rincarato la dose il capo dell’Spd.

La costruzione del Nord Stream era una decisione della  Merkel

l’Ucraina non si è mai rivelato un attore affidabile e la sua gestione del transito del gas era considerata opaca

Mentre la Germania criticava Putin, inviava alla Russia 200 milioni di euro al giorno, per il gas, tanto per essere chiari.

Nord Stream1 è di proprietà e gestito dalla Nord Stream AG, azienda con sede in Svizzera e casualmente c’era un tedesco, Matthias Warnig, come AD.

E prima di lui Gerhard Schroeder, ex Cancelliere tedesco, leader dei socialdemocratici tedeschi della Spd.

Da qui la presa di posizione, magari tardiva del suo partito che è quello della Merkel..

il gasdotto Nord Stream 1 però è stato messo in manutenzione

“A causa della restituzione ritardata delle unità di compressione del gas dalla riparazione da parte di Siemens e dei malfunzionamenti dei motori tecnici

nella stazione di compressione di Portovaya è attualmente possibile utilizzare solo tre unità di compressione del gas”

Ha fatto sapere il gruppo del gas russo in una dichiarazione pubblicata su Telegram.

Gli appoggi e le esitazioni tedesche non sono solo di Schröder, ma anche di Olaf Scholz

Olaf Scholz
Olaf Scholz, Stellvertreter der Bundeskanzlerin und Bundesminister der Finanzen, Kanzlerkandidat der SPD vor der Sendung; Porträt, Einzelbild

Personaggio non esattamente trasparente:

Scholz è stato convocato davanti a una Commissione parlamentare per rispondere all’accusa di aver ostacolato alcune operazioni di giustizia.

Secondo i magistrati, un ufficio del suo Ministero – la “Financial Intelligence Unit” (Fiu) – non avrebbe girato alla polizia e alle procure alcune informazioni su possibili operazioni di riciclaggio.

il politologo Joerg Himmelreich:

“Certo che la Germania rischia notevoli richieste di risarcimento danni se il governo tedesco si ritirasse dal gasdotto

ma non sarebbe mai così grave come la perdita di sovranità europea nel caso di un suo mantenimento in tempo di guerra.

La questione deve essere risolta politicamente, non dal punto di vista giuridico”.

Esitazioni notate dalla stampa internazionale:

Il Neue Zuercher Zeitung: alla Casa Bianca “Biden ha mostrato a Scholz cosa pensa davvero della sua ‘ambiguità strategica: niente.

I tedeschi dipendono dal gas russo e da qui nascono incongruenze ed esitazioni; nella puntata di Report salta fuori pure un’associazione tedesca all’uno per cento ( il resto e’ russo) creata dal governo per far proseguire il gasdotto.

I nostri rapporti con la Russia non brillano per trasparenza

“Il 10 ottobre scorso Paolo Scaroni ha comunicato al Senato che il take or pay, la clausola per cui prenoti il gas ma se non lo ritiri lo paghi lo stesso, costa all’Eni 1,5 miliardi di euro e ha proposto che parte di questa cifra gravi sui conti dello Stato.”

Lo diceva la Gabanelli nel 2012.

Il business italo-russo del 2018:

Gazprom ha spiegato che le società hanno discusso di una cooperazione “che prende in considerazione l’implementazione da parte di Gazprom del progetto Turkstream”.

 La posizione di Scaroni (ENI) nel 2014

l’amministratore delegato di Eni, non dovrebbe cambiare, ma anzi migliorare. Per quanto riguarda Gazprom – ha continuato, “ci aspettiamo delle modifiche ai nostri contratti gas in nostro favore.

Abbiamo appena raggiunto un nuovo accordo quadro con Statoil in questo senso e avvieremo nuovi negoziati con Gazprom nelle prossime settimane

. Il fatto poi che Gazprom stia ponendo nuove condizioni all’Ucraina è un tema che non ci coinvolge (dal punto di vista delle condizioni contrattuali, ndr)”.

Le sue previsioni di allora:

“Certo – ha chiosato il ceo -, se consideriamo uno scenario catastrofico, in cui il gas russo non affluisse più attraverso l’Ucraina, la situazione sarebbe differente

. È uno scenario che francamente non mi aspetto”

Oggi le cose sono molto cambiate; ENI e SNAM fuggono dai rapporti precedenti:

Eni ha promesso con una nota di voler uscire da Blue Stream

il gasdotto di cui condivide la proprietà con la russa Gazprom tramite la società Blue Stream Pipeline Company B.V, registrata in Olanda.

Draghi punta sull’Algeria, ma ” Gazprom è il principale partner di Sonatrach nello sviluppo del giacimento di El Assel, la cui produzione è attesa per il 2025.”

Tante iniziative per non rimanere schiacciati dalla Russia, ma le difficoltà ci sono e le soprese non finiscono qui.

Il settore presenta pochissima trasparenza ed enormi interessi politici che superano e predominano su alleanze politiche ..

 

Condividi sui social