8 Novembre 2024 15:25
Green Pass, la mobilitazione di oggi, guidata dal Segretario Generale FLAI Trasporti e Servizi Andrea Orlando
Green Pass: Trieste chiama. La scelta del Governo, di spingere al massimo sulla vaccinazione senza ricorrere ad un provvedimento di legge per la vaccinazione obbligatoria, ha portato all’invenzione del Green Pass.
Green Pass: Trieste chiama. Sul Green Pass siamo i primi in Europa, ma già sono pronti vari ricorsi a tutti i livelli.
Il provvedimento nelle sue modalità di realizzazione porta inevitabilmente polemiche e contrapposizioni, con disparità di trattamento tra persona e persona.
Un esempio per tutti: se si va in tribunale, gli avvocati non hanno bisogno del Green Pass ma chi ci lavora, invece e’ tenuto ad averlo.
Ci sono persone che si sono vaccinate eppure non hanno il Green Pass, altre non vogliono vaccinarsi e neppure ricorrere al Green Pass, e comunque sospendere lavoratori e retribuzione non sembralogico.
Ci sono situazioni varie in cui, pensiamo ai piccoli comuni con un paio di dipendenti si rischia il collasso.
Nel Trasporto Aereo ci sono persone ragionevoli ma anche ferme sia da una parte che dall’altra della barricata: ormai siamo alla spaccatura, a causa di queste incertezze e carenze.
Oggi a Malpensa si e’ raccolto l’invito dei triestini come in altre zone d’Italia per respingere l’obbligo del Green Pass, che viene commentato dal Segretario Generale FLAI Trasporti e Servizi Andrea Orlando:
“La scelleratezza delle recenti norme emanate con la scusante del “contenimento della diffusione del virus” sta creando una spaccatura sociale che difficilmente potrà essere sanata:
è a coloro che ancora non sono stati accecati dall’individualismo che ci rivolgiamo, siano essi datori di lavoro, lavoratori o organizzazioni sindacali: UN FRONTE COMUNE forte e compatto fra le parti deve essere instaurato per relegare queste norme, che niente hanno a che vedere con la tutela della salute delle persone, nell’ambito dell’inapplicabilità di fatto.
Nessuno uscirà indenne
Nessuno ne uscirà indenne se si permetterà a queste norme di andare a regolare il già delicato andamento lavorativo delle aziende, la vita sia lavorativa che privata delle persone e la pace sociale.
Possono i lavoratori vivere senza un reddito certo, dignitoso, sicuro? Possono i datori di lavoro privarsi, in maniera repentina e senza garanzie, dei propri collaboratori che fanno parte di un sistema produttivo, da un giorno all’altro? A queste domande nessuno di noi non vorrà mai dover rispondere.
I datori di lavoro ed i lavoratori tutti devono comprendere che queste norme hanno il solo fine di disgregare la capacità produttiva delle aziende soprattutto
quelle più piccole e che il costo sarà a carico soprattutto delle aziende in primis in quanto chiamate a garantire con norme consolidate, la sicurezza sul luogo di lavoro e contemporaneamente a privarsi, con queste provvisorie norme al limite della legalità
o forse oltre, dei propri collaboratori che è bene ricordarlo, non hanno infranto nessuna legge, ed inoltre si ritroveranno a dover gestire le infinite e onerose controversie anche legali che inevitabilmente verranno a crearsi e che porteranno a strascichi per gli anni a seguire.
Non credano i datori di lavoro di poterne uscire indenni o addirittura di poter approfittare di questa situazione creata ad hoc;
ne usciranno sconfitti se non sapranno tenersi stretto il proprio capitale umano che spesso è stato costruito con decenni di sacrifici, formazione ed esborso di capitali, lo scopo non è cautelativo bensì disgregativo.
Solo un FRONTE COMUNE fra aziende, lavoratori e organizzazioni sindacali può far sì che la situazione, già critica, non diventi drammatica;
la nostra organizzazione si è già attivata per fornire supporto e invita le aziende a non fare slanci in avanti cavalcando l’onda del populismo dilagante, dei quali potrebbero pentirsi anche a fronte della provvisorietà e del vuoto giurisprudenziale di tali provvedimenti
solo un confronto serio e pragmatico fra le parti può trovare una soluzione condivisa che tenga insieme ciò che la classe politica sta cercando di dividere. Allo stesso modo invitiamo i lavoratori a non farsi scoraggiare e a non cedere ai ricatti.
La portata di tali decisioni non riguarderà solamente una sparuta minoranza di persone, ma al contrario andrà ad impattare se applicata, direttamente od indirettamente, sui lavoratori tutti ed anche sulle loro aziende; è matematicamente impensabile e giurisdizionalmente impossibile che vengano effettuati controlli, anche solo su di una minima parte della popolazione.
La nostra esperienza sindacale , di confronto con le aziende e con i lavoratori ci ha insegnato che, qualora vi sia un confronto serio e costruttivo fra le parti, una soluzione condivisa e sensata si è sempre trovata.
Non possiamo permettere che anche solo un lavoratore o un’azienda restino ostaggio di queste norme emanate in un momento di distrazione collettiva dove di fatto è stata messa da parte la democrazia.
E’ bene che una formulazione così antidemocratica di norme che dovrebbero invece regolarne il corretto esercizio siano lasciate finire nel dimenticatoio, e che chi si marchierà con il simbolo del disprezzo sociale e dell’emarginazione venga perseguito nelle sedi competenti per gli anni a seguire. “