Il tessuto fotovoltaico che cattura l’energia solare
Una designer israeliana ha creato il tessuto fotovoltaico che cattura e immagazzina l’energia solare e la rende disponibile in forma di elettricità

Una designer israeliana ha creato il tessuto fotovoltaico che cattura e immagazzina l’energia solare e la rende disponibile in forma di elettricità

Il tessuto fotovoltaico che cattura l’energia solare

Un ombrellone prodotto con il tessuto fotovoltaico può riparare dai raggi del sole e nello stesso tempo produrre energia da fonte rinnovabile. 

Lumiweave è il primo tessuto fotovoltaico che agisce come le celle fotovoltaiche: immagazzina l’energia solare e la rende disponibile in forma di elettricità.

Le possibilità di utilizzo sono tantissime e può essere utilizzato anche nelle aree urbane sotto forma di tettoie o grandi ombrelloni.

Non richiede infrastrutture elettriche ed è in grado di risparmiare il 100% dei costi di energia elettrica oltre a ridurre i costi di installazione del 50%.

Anai Green è la designer israeliana che lo ha creato e ha anche vinto uno dei quattro premi della Women4Climate Tech Challenge 2020.

Nel 2020 la designer è stata anche uno dei quattro host di C40 Cities, una rete di leader municipali che collaborano per affrontare il cambiamento climatico.

Sperimentazione a Tel Aviv

E’ stata la città di Tel Aviv a fare una prima sperimentazione di Lumiweave, prima nel parco di Atidim e poi diffusa in diversi punti della città.

La città israeliana che si affaccia sul mediterraneo ha una media annua di circa 300 giorni di sole.

Di conseguenza l’innovativo  tessuto fotovoltaico è stato diffusamente utilizzato per fornire ombra e aiutare a raffreddare le temperature.

Anche nel resto del mondo Lumiweave è stata accolta con favore e ci sono proposte per nuove installazioni in vari paesi dell’Europa del sud e del sud America.

Infatti se uno degli obiettivi auspicabili è quello di contrastare  il riscaldamento climatico, le innovazioni come quella della designer Anai Green sono benvenute.

Condividi sui social