22 Novembre 2024 06:27
I militari hanno arrestato un sindaco ed un vice sindaco in carica ed un ex assessore ai lavori pubblici per infiltrazioni mafiose.
Infiltrazioni mafiose in due comuni della fascia ionica
I finanzieri hanno effettuato un maxi operazione nei Comuni di Moio Alcantara e Malvagna arrestando sette persone per reati legati alle infiltrazioni mafiose.
I militari del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un provvedimento emesso dal G.I.P. di Messina, su richiesta della DDA della locale Procura.
I soggetti destinatari del provvedimento sono indagati per delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e per diversi episodi di reati contro la Pubblica Amministrazione.
Le imputazioni, per ora, sono provvisorie e dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio.
Tutto ciò nel rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno riguardato l’infiltrazione mafiosa ed il condizionamento delle amministrazioni comunali dei Comuni di Moio Alcantara e Malvagna.
I due comuni sono situati nella fascia ionica della provincia di Messina.
Gli specialisti del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata delle Fiamme Gialle di Messina hanno svolto indagini che hanno permesso di individuare una cellula autonoma.
Cellula criminale autonoma
La cellula criminale aveva una operatività criminale autonoma rispetto alle articolazioni di Cosa Nostra catanese che, in passato, gestivano gli affari mafiosi in quel territorio.
Secondo gli inquirenti la cellula è stata in grado di inserirsi nelle dinamiche elettorali e nelle attività amministrative dei due comuni.
I presunti mafiosi avrebbero infiltrato nelle due amministrazioni soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a loro.
Le indagini hanno evidenziato che non si tratta del classico gruppo criminale caratterizzato da un modo di agire violento, bensì qualcosa di diverso.
Qualcosa meno visibile, ma non per questo meno pericoloso, comunque forte di una ormai riconosciuta forza criminale.
Una cellula criminale autonoma che si avvaleva della legittimazione mafiosa derivante dalla contiguità al famigerato clan dei Cintorino.
Quest’ultimo si era fatto una fama criminale anche per l’efferata violenza di numerosi omicidi commessi alla fine degli anni ’90.
Bastava la fama, senza necessità di ulteriori e specifici atti di violenza e minaccia, per imporsi all’interno del tessuto sociale delle due piccole realtà comunali.
Un nuovo modo di fare mafia
Le indagini, secondo le valutazioni del Giudice, documentano uno spaccato assolutamente significativo del nuovo modo di “fare mafia”.
Il gruppo, per il suo modus operandi, rappresenta l’evoluzione del modello tradizionale di associazione mafiosa che sfrutta la fama criminale ormai consolidata.
Una entità che non abbisogna di manifestazioni di violenza per intessere relazioni con la politica, le istituzioni e le attività economiche per imporre il proprio condizionamento.
Uno dei principali indagati, Carmelo Pennisi, anche da detenuto, disponeva affinché i suoi contattassero le ditte appaltatrici di lavori assegnati dai due comuni di Moio e Malvagna.
Inoltre garantivano il sostegno elettorale ai candidati amici in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali.
Erano il padre Giuseppe e la sorella Clelia, Vicesindaco in carica del Comune di Moio Alcantara, a realizzare le disposizioni che lui dettava.
In tal senso, il gruppo indagato faceva pervenire al Sindaco di Moio Bruno Pennisi inequivoche sollecitazioni da rivolgere anche ad altre amministrazioni comunali.
Lo scopo era quello di sbloccare, indebitamente, procedure esecutive a vantaggio della famiglia.
Anche l’Assessore ai lavori pubblici del Comune di Malvagna si adoperava per l’assegnazione di appalti di lavori a ditte vicine alla famiglia.