Marche, suicidio assistito da portare avanti

Marche, suicidio assistito, il caso di Mario/Federico Carboni, dopo un lungo iter giudiziario lungo oltre 20 mesi

La mamma di Federico Carboni, Rosa Maria, ha raccontato in un video, affidato all’Associazione Luca Coscioni.

I 13 anni vissuti accanto al figlio dopo l’incidente, compresa la reazione alla decisione di Federico di porre fine alle sue sofferenze attraverso il ricorso al suicidio assistito.

F. Gallo (Ass. Coscioni): “Una legge regionale può evitare altre simili torture di Stato. Cerchiamo volontari per la raccolta di firme utile alla presentazione di una pdl regionale”.

Nel giugno 2022 è morto Federico Carboni, prima conosciuto come “Mario”, dopo oltre 20 mesi di calvario fisico e giudiziario causato dal Servizio Sanitario Regionale.

L’Azienda Sanitaria Unica Regione Marche (ASUR) è stata responsabile della disapplicazione della sentenza 242/2019 Cappato/Antoniani

Sentenza che, alla presenza di 4 condizioni, configura come non punibile l’aiuto al suicidio assistito in Italia

per una persona “il cui proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Non andò meglio, dopo di lui, a Fabio Ridolfi

(la cui impasse lo costrinse a scegliere la sedazione profonda che per ore sottopose la famiglia alla visione del loro caro addormentato con il corpo sottoposto a continui spasmi)

e ad Antonio (vittima degli stessi ostacoli prima di ottenere il via libera, ora deciderà quando e se procedere).

“A tre anni dalla sentenza della Corte Costituzionale e a un anno e mezzo dalla grande adesione popolare in occasione del referendum continuiamo ad attendere un cenno dal Parlamento.

Servirebbe una legge che migliorasse quanto deciso dalla Consulta, eliminando le discriminazioni oggi in atto tra i malati che chiedono di poter accedere alla morte assistita (e includendo anche malati che non sono in possesso di trattamenti di sostegno vitale).

Nel frattempo le Regioni possono e devono in autonomia applicare questa sentenza che ha portata di legge direttamente applicabile.

Innanzitutto devono fornire risposte alle persone malate senza tempi dilatati e possono emanare una legge regionale in grado di determinare tempi e procedure certe, dalla richiesta all’accesso alla tecnica, senza ulteriori ostruzioni.

Con questo obiettivo parte, con la ricerca di volontari e autenticatori su tutto il territorio nazionale

la raccolta firme utile alla presentazione di una proposta di legge regionale in grado di evitare ulteriori torture di Stato”.

Sette le Regioni già pronte a partire con la raccolta delle firme a inizio 2023: ABRUZZO, EMILIA ROMAGNA, LIGURIA, LOMBARDIA, PIEMONTE, TOSCANA, VENETO e FRIULI VENEZIA GIULIA.

 

 

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