21 Novembre 2024 18:03
Maritato : “Elisa Claps l’efferato omicidio, in cui un assassino come Danilo Restivo, non sembra essere l’unico responsabile, bisognerebbe abolire la legge Basaglia, e riaprire immediata i manicomi psichiatrici”
09 Settembre 2024, “mancano pochi giorni, alla commemorazione della morte della povera Elisa Claps – apre così l’intervista, il criminologo Michel Emi Maritato – eppure si ha come l’impressione che all’appello della giustizia, manchi ancora qualcuno”.
“Quel qualcuno che per anni, ha tessuto una coltre di omertà, così fitta da ammantare, pure ciò che noi adibiamo al culto”.
“Tra le figure più controverse di questo caso c’è quella di don Marcello Sabia, ovvero quello che per tutti era don Mimì, il parroco della Chiesa della Santissima Trinità, luogo in cui Elisa Claps fu vista per l’ultima volta, prima che se ne scoprisse la tragica fine”.
“Elisa Claps all’epoca 16enne, scompare il 12 Settembre 1993, don Mimì morì di morte naturale nel 2008, due anni prima che si scoprisse ciò che rimaneva della povera Elisa, proprio nel sottotetto della chiesa, in cui amministrava il parroco in questione”.
“Eppure erano troppi gli elementi che non potevano convincerci all’ora, in merito a questa drammatica vicenda, e che non ci convincono ancora oggi”.
“Le affermazioni di questo prete, che poi vengono smentite dai fatti, come ad esempio la famosa frase riferita a Filomena, la mamma di Elisa, che don Mimì ripeté due volte alla donna, proprio dopo la sparizione di Elisa: “Non conoscevo Elisa e non conosco Danilo”, perché usare un tempo verbale al passato, riferendosi ad Elisa, ed uno al presente per chiarire la sua conoscenza con l’assassino ?”
“Una frase che mi riporta alla memoria quella che fu pronunciata anche a Pietro Orlandi, da Papa Francesco, che durante un fugace incontro al termine di una messa, informa la famiglia Orlandi che Emanuela è in cielo, ma noi, le forze dell’ordine, è da decenni che cerchiamo questa ragazza, e sembra invece che loro abbiano già ben chiara la sorte di queste sparizioni, che ahimè hanno scosso il nostro paese, proprio perché, come nel caso di Elisa Claps, si trattava di raccapriccianti omicidi”.
“La domanda sorge spontanea sono preti, uomini di Dio, o sciamani e chiaroveggenti ?”
“Se non fosse che don Marcello Sabia, scrisse una lettera indirizzata alla famiglia Claps, che il prete non spedì mai, ma che venne comunque rinvenuta dagli inquirenti nel suo appartamento, una lettera misteriosa, che sicuramente fornisce dei validi spunti per capire chi era veramente questo prete”.
“Mentre don Mimì Sabia, faceva il parroco nella Chiesa della Santissima Trinità di Potenza, lì veniva uccisa, il 12 Settembre del 1993 Elisa Claps”.
“Nel frattempo il prete parte, proprio quel giorno, per le Terme di Fiuggi, viaggio prenotato e organizzato con largo anticipo, viaggio che però durò molto poco, visto che lo stesso prete, dovette rientrare da Fiuggi a Potenza, in quanto convocato in Questura”.
“Al rientro il prete cambia versione, non è più la stessa fatta a mamma Filomena, infatti davanti agli agenti, afferma di non conoscere Elisa e di conoscere appena Danilo Restivo”.
“Un’affermazione falsa, che sarà smentita dallo stesso assassino, durante il processo celebratosi in Gran Bretagna, dove nel frattempo Restivo aveva ucciso un’altra donna, Heather Barnett”.
“Danilo Restivo afferma infatti che a partire dal 1986, aveva tagliato ciocche di capelli ad alcune ragazze, tanto che si era affidato a don Mimì, come se il prete avesse il potere di farlo smettere, o di guarirlo da una delle sue morbosità ossessive, invece d’indirizzarlo ad un vero professionista, che sicuramente ne avrebbe individuato la pericolosità, aumentando esponenzialmente la probabilità di salvare queste donne”.
“Ci tengo a precisare che arrivarono proprio a don Mimì Sabia, le lamentele di alcuni fidanzati, delle ragazze alle quali l’assassino di Elisa, aveva tagliato le ciocche di capelli, ed erano donne che frequentavano il centro Newman”.
Era noto a tutti che don Mimì aveva rapporti con tutta la famiglia di Restivo, eppure mentì perché?
“Inoltre perché questo prete non fu tacciato di falsa testimonianza, quando asserì che non conosceva Restivo?”
“Invece questo prete fu lasciato libero, la giustizia non lo raggiunse, tanto che gli fu addirittura dedicata una targa, ma per cosa ?
“Forse per l’egregio lavoro svolto in questo caso ?”
“Don Mimì non solo aveva rapporti consolidati con la famiglia Restivo, ma sembrerebbe addirittura che lo stesso, nonostante fosse ampiamente a conoscenza dei disturbi di Restivo, gli affidasse anche le chiavi della Chiesa della Santissima Trinità”.
“Ma non finisce qui, al prete era tanto sconosciuto Restivo, da presentarsi nel 1990, alla festa del suo 18esimo compleanno, insomma qual era la vera natura dei rapporti tra Restivo e questo e don Mimì?”
“Così vicini, tanto che lo stesso prete decide di ergersi a “guida spirituale” di Restivo, che invece aveva bisogno sicuramente di un bravo neuropsichiatra, come minimo?”
“Un rapporto di “conoscenza”, quello instauratosi tra il prete in questione e Restivo, che portavano avanti prima della scomparsa di Elisa, eppure dopo…”
“Per stessa ammissione di monsignor Agostino Superbo, all’epoca vescovo di Potenza, nel 2011 davanti ai pm che indagavano sul caso di Elisa Claps, descrive don Mimì come “una persona tendente alla solitudine, tant’è che quotidianamente pranzava da solo al ristorante”, aggiunge inoltre l’allora vescovo “la sua chiesa sfuggiva in qualche modo al mio controllo”.
“Un’affermazione forte questa fatta da Monsignore in merito a don Mimì, tanto schivo che però amava la compagnia di Restivo, tanto da presenziare alla sua festa di compleanno, ed ergersi ad una sorta di guida spirituale, per farlo desistere dal continuare a tagliare ciocche di capelli alle ragazze, insomma non credo si tratti solo di misericordia o atto di carità verso il prossimo”.
“Don Mimì però si premura di contattare Monsignore Superbo, per intercedere con il prefetto affinché fossero tolti i sigilli ai sotterranei della Chiesa, apposti per gli accertamenti giudiziari, tanto da asserire, lo stesso prete il quella circostanza: ”Che devono cercare, qui non c’è nessuno”, dettagli che emergono proprio dalle dichiarazioni di Monsignore Superbo.
“Eppure di tracce in quei sotterranei ne furono trovate parecchie, comprese quelle della povera Elisa”.
“E che dire delle affermazioni che trapelano nel 2011, grazie al legale della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta quando i due vescovi, che subentrarono durante i 17 anni trascorsi, fra la morte e il ritrovamento di Elisa, entrambi omisero detta dichiarazione testimoniale :”la chiesa della SS. Trinità era sfuggita al loro controllo per la resistenza del parroco don Mimì Sabia che non ammetteva ingerenze, entrambi i vescovi non hanno utilizzato gli strumenti che avevano per esercitare il loro dovere di controllo, come l’avvicendamento del parroco”.
“Noi li abbiamo ritenuti responsabili civili di quello che è accaduto nella chiesa della SS. Trinità” – come li possiamo evidenziare questi comportamenti depistaggi ?”
La lettera del prete alla famiglia Claps
“La lettera scritta da don Mimì, riportava la data del 19 Settembre 1993, esattamente una settimana dopo la scomparsa di Elisa, una missiva mai spedita, dove il prete lasciava intendere che la ragazza si fosse allontanata spontaneamente, ma lui che ne sapeva ?”
“Diceva di non conoscerla, qual era il suo reale intento?”
“Proteggere un suo “pupillo”, o sé stesso, o entrambi ?”
“Ci tengo a precisare che gli investigatori, a seguito della perizia calligrafica, stabilirono che a scrivere quella lettera fu proprio don Domenico Sabia”.
“A questo punto perché non inserire anche il prete tra gli indagati, esattamente alla stessa stregua di Restivo, del resto la Legge non è uguale per tutti ?”
“Perché non emettere una misura cautelare anche per don Mimì, oltre che per Restivo, invece di lasciare liberi entrambi?”
“Don Mimì addirittura premiato con una targa apposta nella chiesa della Santissima Trinità, dopo la riapertura avvenuta nell’Agosto del 2023”.
“Ci rendiamo conto a questo prete fu dedicata addirittura una targa dentro la chiesa degli orrori se così la si può definire, scritta in latino, dove lo si definisce un “illustre pedagogo”, insomma che dire un premio al ricordo di un prete che sfuggiva al controllo dei vescovi, che si ergeva ad una sorta di guida spirituale, per una persona fortemente disturbata tanto da compiere omicidi, eppure il prete ne rimane illeso, ma l’assassino ha continuato ad uccidere, e gli dedichiamo anche una targa per l’egregio lavoro svolto, mi sembra proprio un improprio”.
“O un tentativo di riabilitare l’inabilitabile?”
“Un affronto ad una famiglia?”.
“Un prete, che di fronte alla morte tragica di una ragazza, si è adoperato con false dichiarazioni, stando in qualche modo sempre al fianco dell’omicida”.
“Non è sicuramente un esempio per nessuno tale figuro, se si ragiona in termini di società civile e sana, se invece lo si vuole premiare per le false testimonianze, eppure per chi è riuscito, in qualche modo a farla franca, allora sicuramente un merito potrebbe averlo”.
“Intanto Elisa era lì, e giaceva lì morta, nello stesso posto dove questo prete e Restivo si ritrovavano, in quanto ricordiamo che l’assassino aveva le chiavi, donategli dal prete in questione, per cui lui era libero di entrarvi e di uscirvi, a suo piacimento, da quella chiesa, per quale motivo poi questo prete avrebbe dovuto dare le chiavi a Danilo?”
“Sicuramente avrà avuto i suoi motivi il prete …”
“Probabilmente durante la sua “reggenza” se così la vogliamo definire, don Mimì, preferiva stare in solitaria al ristorante, mentre altrove invece, amava contornarsi di persone come Restivo”.
“Perché non è stato confrontato il DNA del prete con quelli trovati nel materasso, rinvenuto nel sottotetto della chiesa?”
“E veniamo all’assassino Danilo Restivo, all’epoca 21enne, un ragazzo fortemente disturbato che doveva essere seguito da un neuropsichiatra, non da un prete, e nemmeno da un esorcista per intenderci”.
“Sono certo che anche l’egregio Dottore Basaglia rabbrividirebbe nell’apprendere come un malato psichiatrico della portata di questo omicida, capace di uccidere alla stessa stregua di un killer seriale, fosse libero di agire, in più parti del mondo, e soprattutto affidato ad un prete che non possedeva né le competenze né le abilità per aiutare nessuno, in quanto egli stesso, tanto schivo e taciturno, da rifiutare la compagnia di altri fedeli, se non quella di Danilo Restivo”.
“Insomma qualche problema di personalità l’attribuisco anche al prete stesso, che ha voluto sostituirsi alle figure preposte, tanto da dichiarare anche il falso”.
“Ma sicuramente don Mimì avrà avuto i suoi “buoni” motivi per agire in tal senso, forse anche lui è rimasto irretito dal Restivo, così ammaliante tanto da convincerlo che tagliare i capelli alle ragazze, ed avere manie ossessive, fosse cosa carina, tanto da prenderlo sotto la sua ala”.
“Agli inquirenti fu chiaro sin dall’inizio che Danilo Restivo fosse un personaggio disturbato, eppure all’illustre “pedagogo” di don Mimì no, che lo conosceva così bene?”.
“Danilo Restivo, questo è ciò che emerge dalle indagini importunava continuamente le ragazza, con telefonate anonime, tagliava loro le ciocche dei capelli, per conservarle come cimelio feticistico, tanto che amava portare anche qualche ciocca con sé”.
“Restivo veniva descritto come l’autore di corteggiamenti insistenti, questo è ciò che dichiarano le amiche di Elisa, in particolare modo quando queste lo respingevano”.
“Ora mettiamoci nei panni di mamma Filomena, lei aveva già capito che Restivo era l’assassino, perché non fu ascoltata ?”
“Perché il prete poteva mentire su Restivo e l’ha fatta franca ?”
“Perché nonostante le indagini, a Restivo non è stata formalizzata una misura cautelare?”
“Perché don Mimì impedì al fratello di Elisa di controllare in chiesa, non appena accortosi della sparizione della sorella, tanto che il fratello di Elisa, Gildo, venne a sapere che il prete si era allontanato da Potenza, con il fantomatico viaggio, premeditato tempo prima”.
“Insomma questo prete non sapeva ?”
“O nascondeva molte cose, date le false dichiarazioni ?”
“Intanto Restivo è riuscito a continuare i suoi delitti anche fuori dall’Italia, e dobbiamo ringraziare la giustizia inglese se questo feroce assassino, è stato assicurato alla giustizia, impedendogli di uccidere ancora, pertanto grazie al Tribunale di Winchester, che lo ha condannato all’ergastolo per l’omicidio di Barnett, però intanto la povera Elisa per decenni non ha avuto giustizia, ed a ricordarcelo sarà una delle tante targhe apposte nelle chiese, che ci raccontano, in latino, di certi illustri pedagoghi, che furono indubbi preti, e si ergevano a psichiatri”.
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