5 Novembre 2024 23:10
Mostro di Firenze, estremismo nero ed ordini neotemplari. In questi giorni stanno suscitando notevole clamore gli stralci inerenti la vicenda del cosiddetto “mostro di Firenze”
contenuti nella relazione finale della Commissione Parlamentare Antimafia.
Secondo gli estratti pubblicati sui media troverebbero conferma, nelle dichiarazioni del “mostro del Circeo” Angelo Izzo, l’ipotesi investigativa e le supposizioni degli interessati alla vicenda fiorentina inerenti una implicazione nei delitti del gastroenterologo perugino Francesco Narducci, deceduto nel 1985.
Già nel 2018 Izzo, che sta scontando l’ergastolo per il “massacro del Circeo” del settembre 1975 e per il duplice delitto di Ferrazzano avvenuto nel 2005, dichiarò che gli autori del rapimento e dell’uccisione di Rossella Corazzin nell’agosto del 1975 furono opera sua e del suo gruppo di giovani gravitanti nell’eversione nera romana con la compartecipazione in un ruolo importante del dottor Narducci.
Secondo le affermazioni di Izzo, ripetute appunto anche alla Commissione Parlamentare, Rossella Corazzin fu rapita da Tai di Cadore e portata sul lago Trasimeno, dopo una tappa in un casolare sopra Riccione, proprio nella villa del gastroenterologo umbro a San Feliciano di Magione dove fu sacrificata nel corso di un rituale esoterico interno ad un Ordine Iniziatico.
Le dichiarazioni del “mostro del Circeo” legano Narducci a lui ed alla sua compagnia di esponenti fascisti operanti nella capitale tramite la partecipazione ad una cerimonia iniziatica svoltasi nel complesso templare della chiesa sconsacrata di San Bevignate a Perugia nonchè a delle riunioni monarchiche tenutesi in provincia di Arezzo. Gli ambienti frequentati dal medico perugino, secondo Izzo, erano anche quelli delle sette della Rosa Rossa e dei Nove Angoli. Proprio uno dei primi delitti attribuiti al “mostro di Firenze”, quello del 1974, a detta di Izzo è collegabile al mondo delle sette esoteriche e vide tra i protagonisti proprio Francesco Narducci.
Le asserzioni di Angelo Izzo sono ritenute da molti non plausibili e con chiaro intento depistatorio
venendo considerato labile e fantasioso il collegamento delineato tra Izzo e la sua banda di fascisti, Narducci, il mondo esoterico ed i delitti del Mostro di Firenze.
Se però, ad una prima e superficiale lettura potrebbe in effetti sembrare tutto una mera invenzione, i punti di contatto in realtà sono suffragati da diversi elementi provati. Elementi che non confermano la veridicità delle dichiarazioni di Izzo ma che regalano eventualmente spunti degni di valutazione da parte di chi magari anche solo per diletto si interessa alla vicenda.
Mostro di Firenze, estremismo nero ed ordini neotemplari. La connessione si sviluppa sull’asse Roma – Perugia – Prato – Firenze.
Adriano Tilgher nei primi anni ’70 fu uno dei fondatori dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale che insieme agli altri gruppi di estrema destra Ordine Nuovo, Nuclei Armati Rivoluzionari e Terza Posizione avevano sede operativa nel quartiere Trieste di Roma. Nello stesso palazzo erano ubicati gli uffici di società finanziarie ed assicurative gestite dallo stesso Tilgher e comunque legate ai suddetti gruppi fascisti ed utilizzate per amministrare operazioni economiche di vario tipo.
Sin dalla sua (nuova, la prima avvenne negli anni ‘60) costituzione di Avanguardia Nazionale, Angelo Izzo risulta tra i fautori dell’organizzazione ed allo stesso tempo persona gravitante anche nelle altre bande succitate.
Tilgher frequentava la città di Perugia essendo membro di una sorta di loggia massonica connessa ad una Chiesa Gnostica, quella creata da un altro medico perugino, Francesco Brunelli.
La Chiesa Gnostica del dottor Brunelli si rifaceva all’Ordine dei Martinisti, una Via Iniziatica in ambito esoterico identificabile alla stregua appunto di una obbedienza massonica.
La legge aveva abolito le società segrete ma per un buco legislativo la lista delle associazioni da doversi sciogliere non comprendeva tre piccoli gruppi: l’Ordine del Tempio, il Rito di Memphis-Misraim e proprio l’Ordine Martinista.
Non è questo l’ambito per entrare nei dettagli, nella filosofia e nei rituali di questa particolare congrega
massonica dall’origine antica ed internazionale ma ai nostri fini serve sapere che dopo Franco Brunelli, a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80, uno dei successivi Maestri fu Loris Carlesi di Prato.
Carlesi si muoveva tra le attigue Prato, dove annoverava diversi adepti operanti in ambienti di vario tipo e classe sociale e Firenze, città dove il gruppo raccolto intorno alla Venerabile Associazione Cenacolo di Prometeo professava gli insegnamenti della loggia gnostica ed esoterica.
Loris Carlesi con lo pseudonimo di Tau Johannes fondò a Firenze l’Accademia di Studi Gnostici, punto di riferimento, sembra, di diversi personaggi spazianti in differenti ambiti sia cittadini che della provincia.
Francesco Narducci aveva numerose amicizie nell’area fiorentina, una delle quali corrispondeva a Stefano Mingrone, il rappresentante locale di Avanguardia Nazionale.
Avanguardia Nazionale, frequentata da Izzo e guidata da Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie,
una delle principali organizzazioni di estrema destra coinvolta in numerose drammatiche vicende di cronaca avvenuti nei cosiddetti “anni di piombo”, aveva alla base una marcata impronta esoterica ben visibile sin dal suo simbolo, la ventiquattresima lettera dell’alfabeto runico: l’Odal.
L’organizzazione oltre ad una struttura ritualistica-esoterica ed una più politica ne annoverava anche un’altra dedita alle infiltrazioni nelle antagoniste organizzazioni di estrema sinistra ed una informativa del Ministero degli Interni, nella fattispecie l’Ufficio Affari Riservati (UAR) gestito da Federico Umberto D’Amato.
Tra i dirigenti di Avanguardia Nazionale figurava anche Serafino Di Luia secondo Angelo Izzo partecipante insieme a lui e Narducci al rapimento ed all’uccisione di Rossella Corazzin ed additato da alcuni suoi ex compagni come “un funzionario del Ministero degli Interni” [e secondo alcune voci presente anche nel dicembre del 1973 all’aeroporto di Fiumicino durante il tragico attentato N.D.R.]. In seguito Di Luia continuerà ad operare in ambito esoterico come editore.
Ma tra i presunti insider al Ministero ed all’UAR figuravano
anche altri dirigenti del gruppo neofascista come Giorgio Crescenzi e Stefano Delle Chiaie, il leader del gruppo ed in odor di collaborazione con la DINA, il servizio segreto cileno che a quanto pare aveva attivo un loro agente anche nella città di Perugia. Proprio in Cile Delle Chiaie trascorse in seguito una parte della sua latitanza.
In stretti rapporti con Avanguardia Nazionale, seppur appartenente ufficialmente ad Ordine Nuovo, era il perugino Graziano Gubbini, gravitante anche esso insieme a Tilgher nell’ambiente della loggia martinista di Brunelli e Carlesi e protagonista di vari eventi di quegli anni che lo portano ad avere legami anche con ambienti vicini a Gelli ed alla loggia P2.
E proprio alla sfera gelliana era contiguo l’ordine martinista e neotemplare presente tra Perugia e Prato il quale oltre ai già visti punti di collegamento con il mondo dell’eversione neofascista, presentava vicinanza finanche con ambienti mafiosi siciliani. Con l’associazione segreta tosco-umbra che si ispirava ai princìpi dei Templari e del Santo Graal entrò infatti in contatto il pentito Angelo Siino, lo stesso che nei primi anni duemila affermò che la Mercedes sulla quale trovò la morte in un incidente stradale la figlia del Venerabile Gelli era una auto in uso alla mafia stessa e ad altri personaggi a metà tra affari e massoneria.
A Perugia a stretto contatto con Gubbini operava il suo amico Luciano Laffranco esponente del Fuan prima e del MSI dopo. Movimento Sociale Italiano che al suo interno aveva proprio una corrente martinista guidata da Francesco Mangiameli, altro nome caldo dell’eversione di quegli anni ed appartenente appunto all’Ordine Iniziatico di Brunelli e Tau Johannes.
Mostro di Firenze, estremismo nero ed ordini neotemplari. L’ordine Martinista come altre Fratellanze massoniche meno esoteriche e più alla luce del sole
nelle città di Perugia e Firenze, attingevano soprattutto ad alte sfere pubbliche arrivando a toccare Corti di Appello, Comuni, Procure, imprenditoria, forze dell’ordine e sanità convergendo, in alcuni casi, in rapporti relazionali con Arezzo, la P2 ed il Sismi fiorentino.
Queste diramazioni portano però ad altre vicende che attanagliarono la Toscana, l’Umbria, le Marche in quegli anni con la città di Firenze protagonista con vari depositi di armi, attentati, rapine eversive che coinvolsero appartenenti alle forze dell’ordine, semplici cittadini, istituzioni straniere, ex legionari sconosciuti al grande pubblico.
Tornando alla relazione della Commissione Antimafia ed alle dichiarazioni di Angelo Izzo, da questo quadro appena esposto, molto generalizzato e nel quale non vengono affrontate le tentacolari diramazioni che si dipanano per poi comunque sovrapporsi tra di loro verso un’unica direzione, si evince come Angelo Izzo, membro della cosiddetta manovalanza di Avanguardia Nazionale ma non solo di quella, era ben dentro le vicende che racconta. Magari con qualche elemento inventato ma di certo con una cognizione di causa. Parlando a scopo beffardo sapendo di non avere comunque oramai più nulla da perdere o forse con l’intento di lanciare segnali che qualcuno potrebbe esser in grado di comprendere.