17 Novembre 2024 10:50
La comunità internazionale si ribella contro l’occupazione illegale israeliana, ma gli alleati storici come l’Italia resteranno complici? Sanzioni, pressioni e il futuro incerto di un alleato strategico.
Con 124 paesi che votano per la fine dell’occupazione israeliana e le sentenze della CIJ, Israele è isolata più che mai. Quali saranno le conseguenze per i suoi alleati, inclusa l’Italia, e le implicazioni globali?
Un Voto Schiacciante e una Sentenza Ignorata: Israele Sotto Assedio?
Il 18 settembre 2024, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha emesso un verdetto chiaro e inconfutabile: Israele deve porre fine alla sua occupazione illegale dei territori palestinesi entro 12 mesi. La risoluzione, votata da 124 paesi, è un chiaro riflesso del crescente isolamento internazionale di Israele. Ma ciò che rende questo momento ancora più critico è il contesto giuridico che lo circonda: la Corte Internazionale di Giustizia (CIJ), massimo organo legale dell’ONU, ha già sancito che la presenza israeliana nei territori occupati è illegale e che la comunità internazionale ha l’obbligo di non riconoscere come legittima questa situazione.
Eppure, nonostante la chiarezza legale e morale, Israele continua a ignorare tali verdetti, contando sulla protezione incondizionata degli Stati Uniti e di altri alleati chiave. Il mondo si chiede: per quanto ancora Washington potrà coprire le spalle a Israele? E quanto a lungo l’Occidente riuscirà a chiudere gli occhi di fronte a ciò che molti definiscono ormai una vera e propria apartheid?
Chi Difende Israele e Perché? La Lista degli Alleati Restii alla Giustizia
Nonostante la sentenza della CIJ e il voto schiacciante alle Nazioni Unite, sono 14 i paesi che hanno votato contro la risoluzione, di fatto sostenendo l’illegalità dell’occupazione israeliana. Gli Stati Uniti, storicamente il protettore più potente di Israele, non sorprende che abbiano guidato questa piccola ma compatta coalizione di paesi. Tra questi si annoverano nazioni che, per vari motivi, hanno scelto di supportare Tel Aviv: Argentina, Paraguay, Ungheria e Papua Nuova Guinea. La lista comprende anche una serie di minuscoli stati insulari del Pacifico, come Palau, Nauru e Tonga, che da decenni si comportano come “colonie” non ufficiali degli Stati Uniti, seguendone ciecamente le politiche in cambio di sostegno economico.
La domanda provocatoria che sorge spontanea è: questi paesi stanno realmente difendendo Israele o stanno proteggendo i propri interessi geopolitici, magari sotto la minaccia delle sanzioni statunitensi? È noto, infatti, che molte di queste piccole nazioni dipendono fortemente dagli aiuti economici di Washington, e che un voto contro Israele potrebbe significare perdere preziosi finanziamenti o supporto internazionale.
La “Neutralità” Vigliacca: Gli Astenuti e la Loro Paura di Schierarsi
Se da un lato il gruppo di paesi che ha votato contro la risoluzione è chiaro nelle sue intenzioni, lo stesso non si può dire per i 43 paesi che si sono astenuti. Tra questi spiccano grandi potenze come India, Australia, Canada e la Repubblica Democratica del Congo. Nazioni che hanno evitato di prendere una posizione netta, cercando di mantenere un fragile equilibrio tra la pressione internazionale e i propri interessi economici e strategici.
L’India, per esempio, ha una lunga storia di relazioni complesse con Israele, soprattutto nel campo della difesa e della tecnologia. L’astensione di Nuova Delhi riflette un dilemma: condannare l’occupazione potrebbe mettere a rischio questi legami, ma non farlo potrebbe alienarla dagli altri paesi non allineati e dai suoi stessi ideali di lotta per la libertà, data la sua storia coloniale.
Questa ambiguità può essere interpretata come una scelta vigliacca. Questi paesi stanno proteggendo i propri interessi economici e strategici, ma a quale prezzo morale? L’astensione, in questo contesto, è quasi una forma di complicità passiva.
L’Italia: Tra Morale e Profitto, il Calcolo Cinico del Governo
Nel caso dell’Italia, la situazione è ancora più intricata. Israele non è solo un partner economico, ma uno dei principali fornitori di sistemi di cybersecurity e tecnologia militare. Roma, che tradizionalmente ha mantenuto una stretta alleanza con gli Stati Uniti e Israele, si trova ora di fronte a una scelta che potrebbe definirne il futuro politico e morale.
L’Italia può continuare a sostenere Israele senza alienarsi dal consenso internazionale che cresce sempre più contro l’occupazione? Scegliere di sostenere il regime israeliano, o anche solo di non opporsi apertamente, potrebbe mettere a rischio l’immagine dell’Italia come promotrice della democrazia e dei diritti umani. Tuttavia, l’Italia rischia di perdere contratti miliardari nel settore della difesa e della sicurezza se dovesse schierarsi apertamente contro Tel Aviv.
Il calcolo è cinico: il governo italiano sarà disposto a sacrificare i propri principi morali per mantenere relazioni economiche vantaggiose? Oppure deciderà di unirsi alla crescente ondata di paesi che chiedono la fine dell’occupazione israeliana, rischiando di compromettere importanti alleanze commerciali e diplomatiche?
Le Possibili Sanzioni e le Conseguenze per Israele e i suoi Alleati
La sentenza della CIJ non lascia spazio a dubbi: la presenza israeliana nei territori occupati è illegale, e la comunità internazionale ha l’obbligo non solo di condannarla, ma anche di agire concretamente per fermarla. Questo potrebbe significare sanzioni economiche e diplomatiche di ampia portata contro Israele, ma anche contro quei paesi che decidessero di ignorare tali obblighi.
Ma quali sanzioni potrebbero realmente colpire Israele? L’embargo sulle armi è una delle prime misure che potrebbero essere implementate, seguito dal congelamento di asset israeliani all’estero e dall’interruzione dei trattati commerciali. Tuttavia, le sanzioni più efficaci potrebbero essere quelle secondarie, che colpirebbero non solo Israele, ma anche tutti i paesi e le aziende che continuano a fare affari con Tel Aviv nonostante le sanzioni internazionali. Questo includerebbe gli alleati europei, come l’Italia, che si troverebbero costretti a scegliere tra sostenere Israele o preservare i propri rapporti commerciali con altri paesi del blocco ONU.
E gli Stati Uniti? Un Alleato Sempre Meno Affidabile
Gli Stati Uniti hanno usato il loro potere di veto nel Consiglio di Sicurezza per bloccare qualsiasi risoluzione contro Israele e continueranno a farlo finché Israele rimarrà un alleato strategico. Ma quanto è sostenibile questa posizione? L’amministrazione Biden, con il suo supporto quasi incondizionato a Israele, rischia di alienare gran parte della comunità internazionale, inclusi alcuni alleati europei, e di gettare ulteriormente benzina sul fuoco di una già instabile situazione in Medio Oriente.
In altre circostanze, il mondo è riuscito ad aggirare il veto degli Stati Uniti, e non è detto che non ci riuscirà anche questa volta. Se la pressione internazionale continuerà a crescere, anche gli Stati Uniti potrebbero trovarsi costretti a rivedere la loro posizione. E se così fosse, Israele potrebbe trovarsi completamente isolata, senza più scudi dietro cui nascondersi.
Conclusione: Israele ha Ancora Scelta?
Israele si trova di fronte a una scelta esistenziale: continuare a ignorare le sentenze internazionali e rischiare un isolamento diplomatico ed economico sempre più pesante, o finalmente accettare la realtà e porre fine a una delle occupazioni più longeve della storia moderna. Ma la vera domanda è: il mondo lascerà che Israele continui su questa strada senza pagare un prezzo?
Le parole del Presidente Biden, che ha dichiarato “se Israele non esistesse, dovremmo inventarla”, riflettono una visione geopolitica obsoleta e pericolosa. La storia, però, non è dalla parte di chi si ostina a ignorare la giustizia. Se Israele non cambierà rotta, non sarà solo il suo futuro a essere in gioco, ma anche quello dei suoi alleati, inclusi i paesi europei che potrebbero ritrovarsi, volenti o nolenti, complici di una tragedia umana e politica senza precedenti.
Fonti:
- Assemblea Generale delle Nazioni Unite, voto del 18 settembre 2024
- Sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, luglio 2024
- Rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch
- Dichiarazioni ufficiali del governo israeliano e statunitense