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Sei qui:Home » Pamela fatta a pezzi, la madre in aula con la maglia raffigurante i resti della figlia
Cronaca

Pamela fatta a pezzi, la madre in aula con la maglia raffigurante i resti della figlia

Debora SaittaBy Debora Saitta26 Gennaio 20236 Mins Read
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Pamela Mastropietro
Pamela Mastropietro

Pamela uccisa e fatta a pezzi, l’assassino vuole uno sconto di pena, la madre in aula con la maglietta raffigurante in che condizioni trovarono sua figlia.

Roma 26 Gennaio 2023, Pamela Mastropietro fu uccisa e fatata a pezzi barbaramente all’età di 18 anni, dal nigeriano Innocent Oseghale, il 30 Gennaio 2018, ciò che rimaneva del suo corpo fu rinvenuto, all’nterno di due trolley, gettati nella campagna vicino a Macerata.

Pamela si era allontanata da una comunità di recupero per tossico-dipendenti, e persone affette da disturbi borderline, sita in Corridonia.

La 18enne fu violentata, torturata, picchiata, e gli organi genitali della ragazza furono asportati con la candeggina, eppure i seni, per cancellare le tracce, e poi è stata fatta a pezzi.

Per gli inquirenti che condannarono all’ergastolo l’assassino nigeriano Oseghale, non vi era alcun dubbio che la ragazza fosse stata anche violentata, ma ora l’omicida ha chiesto uno sconto di pena, e la Giustizia italiana, ci lascia sgomenti mettendo in discussione un crimine così efferato, dopo le evidenze del caso.

In aula con la maglietta raffigurante i resti della figlia

La mamma di Pamela, Alessandra Verni ieri si è presentata in Tribunale con indosso una maglia. in cui vi era stampata la foto, che raffigurava le condizioni in cui furono trovati i resti della figlia, qualcosa che va al di là dell’orrore e del raccapricciante.

Il gesto di una madre esasperata che chiede giustizia e che deve lottare per evitare che questi assassini, circolino a piede libero : “ero esasperata – ha esordito Alessandra Verni – e volevo fare capire alla gente che cosa si prova all’idea che venga diminuita la pena a chi ha ridotto Pamela in questo stato”.

“Sul corpo di mia figlia è stato fatto uno scempio e ora Oseghale potrebbe pure farsi abbassare la pena” – infatti il nigeriano, nonostante sia stato condannato all’ergastolo (una pena che ammonta a 30 anni), ha chiesto uno sconto di pena.

Un’ipotesi che potrebbe divenire realtà, e che renderebbe libero, in poco tempo questo assassino, ex

spacciatore di droga, già allontanato in precedenza, (prima del delitto di Pamela), da un centro di

accoglienza italiano, con l’accusa, (poi prosciolto) di violenza sessuale.

Nonostante la condanna definitiva, per l’omicidio di Pamela, la Cassazione ha inviato gli atti a Perugia per

un appello bis, in merito all’accusa di stupro.

Per questo motivo ieri dinanzi alla Corte d’appello di Perugia mamma Alessandra assistita dal

fratello legale l’avvocato Marco Valerio Verni, si è presentata con indosso la maglia in cui vi era

stampata la foto raffigurante lo scempio fatto sulla povera figlia.

“Non ho più lacrime, non ho più voce per urlare la mia disperazione e la mia rabbia ma come si può dubitare che Oseghale non abbia violentato mia figlia, dopo che l’ha fatta a pezzi e le ha strappato gli organi genitali, usando la candeggina per non lasciare traccia, ci sono uomini che vengono condannati per violenza sessuale, solo per aver dato una pacca sul sedere ad una donna, e qui stiamo ancora  a discutere se Oseghale ha abusato di mia figlia ?”

Poco tempo fa, esattamente il 3 Febbraio 2018 il neofascista Luca Traini, a bordo della sua auto,

percorrendo le strade di Macerata, sparò a 9 extracomunitari, ferendone 6, per vendicare

l’assassinio di Pamela, ebbene Traini è stato condannato in via definitiva, a 12 anni di carcere, per i

reati di strage, aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’armi, ed ora invece a questo assassino

nigeriano, lo aiutiamo a uscire prima dal carcere ?

Insomma la la giustizia in Italia esiste, tutela le vittime o fa tutt’altro ?

L’udienza d’ieri, caratterizzata da una forte tensione, è stata rinviata al 22 Febbraio, mamma Alessandra in ha urlato ai giornalisti indicando la maglia che indossava, “guardate come l’ha ridotta” – “Pamela è stata violentata uccisa a bastionate, torturata e fatta a pezzi, e ancora se ne discute”.

La domanda assurda dei giudici, rivolta all’assassino.

Sono i giudici della Corte di Cassazione, presieduti da Paolo Micheli, che hanno riaperto l’istruttoria, intanto nessuno dei due testimoni, che dovevano essere sentiti ieri, si sono presentati in aula, da qui la decisione di rinviare l’udienza.

“Ha intenzione di ripresentarsi alle altre udienza ?” ha chiesto il giudice all’assassino nigeriano Oseghale,, – “no” ha risposto l’extracomunitario, e poi mentre si allontanava dall’aula ha avuto pure il coraggio di aggiungere “basta oppressione giudiziaria”, capite l’assassino chiede uno sconto di pena, e parla pure di oppressione giudiziaria, ma insomma questa gente forse ha scambiato la giustizia italiana, per un luogo dove un efferato assassino può dichiararsi vittima di oppressione giudiziaria ?

Questa è follia, e capiamo mamma Alessandra, che da vittima, debba ancora ricordare chi è veramente questo assassino e cosa ha fatto a sua figlia.

Infatti proprio a quel punto la madre di Pamela ha reagito : “dimmi, dimmi che vuoi – gli ha urlato – mentre Polizia penitenziaria e Carabinieri intervenivano per allontanarli – “adesso si viene a chiedere a un carnefice se vuole, partecipare all’udienza oppure no, mettiamogli pure un tappeto rosso” – ha concluso mamma Alessandra in aula.

“Oseghale e tutti i suoi complici devono pagare, voglio l’ergastolo per chi ha fatto questo, mi aspetto che adesso lo Stato, la giustizia, le procure facciano il loro dovere perchè non si può permettere che dei carnefici girino a piede libero in Italia, nel nostro paese non possiamo accettare questo”.

Mamma Alessandra ha usato il plurale proprio perché sui poveri resti della figlia, furono trovati 2 Dna

diversi, uno sul corpo e l’altro nel trolley, che conteneva i resti della 18enne.

Mamma Alessandra lancia un appello alla Premier Giorgia Meloni

“Nessuno di questi uomini sono stati condannati, chiedete al carnefice chi sono i complici, no uno sconto di pena, sono stata anche al Quirinale e al ministero della giustizia per chiedere la verità sulla morte di mia figlia, spero che mi aiuti la Premier Giorgia Meloni, che all’epoca era pure venuta al funerale”.

L’avvocato Verni, che assiste la sorella, ha concluso dicendo : “tra qualche giorno saranno trascorsi esattamente 5 anni da quel massacro, e riteniamo che era nostro dovere essere qui oggi, avevano accertato senza ombra di dubbio, la violenza sessuale, ed ora sia ancora qui a discutere se questo sia avvenuto”.

 

 

carabinieri Debora Saitta Ilquotidianoditalia.it perugia roma
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