21 Novembre 2024 23:49
Professoressa cinquantenne in aspettativa vince il ricorso in tribunale
Non è la prima volta che una persona,. in seguito di un intervento chirurgico, perda la voce che però le serve per lavorare. E+ accaduto a una professoressa cinquantenne di un istituto superiore di Aversa, in Provincia di Caserta.
Non idonea
Ritenuta non idonea all’insegnamento la professoressa viene demansionata declassandola a personale ATA. cioè agli ausiliari tecnico amministrativi. Ma lei non ci sta! Anche perché il chirurgo le aveva assicurato che la perdita della voce sarebbe stata momentanea.
Quando era stata sottoposta, come previsto per i dipendenti pubblici, a una verifica psicofisica, non aveva ancora pienamente recuperato la voce, pertanto il verdetto fu di “inidoneità permanente” alla funzione di docente. Ciò portò poi addirittura a collocarla in aspettativa per infermità permanente.
Il ricorso
Convinta di essere stata oggetto di una ingiustizia, la professoressa si rivolge all’avvocato Antonio Rosario De Crescenzo presso il Tribunale di Napoli. Accolta l’istanza con la quale si contesta l’operato della Commissione Medica, ritenendolo contraddittorio e incoerente oltre che “abnorme” nei riguardi della patologia sofferta, il Tribunale le dà ragione.
La vicenda finisce con il reintegro della professoressa nella funzione docente e con la condanna per il Ministero al pagamento delle spese processuali e della retribuzione integrale per i due anni di assenza dal lavoro dovuti all’aspettativa.
Motivo di riflessione
Non è la prima volta che si sentono casi del genere. Quello che dovrebbe far riflettere è che molti di questi ricorsi vengono accolti e danno esito positivo per il ricorrente. Forse c’è una eccessiva severità di valutazione o forse, questo sarebbe ancora peggio, una eccessiva leggerezza smentita poi dai fatti.
Se la professoressa ha fatto presente che avrebbe riacquistato la voce, perché non è stata ascoltata. In un paese di falsi invalidi, quando ce n’è uno vero, perché non tenerselo ben stretto ed evitare, se possibile, di gettare dalla finestra i soldi dei contribuenti.