Da Raffaele figlio di un boss della camorra, ora Daniela Lourdes Falanga, divenuta trans, alla guida dell’Arcigay
Napoli 22 Novembre 2022, la nuova componente della segreteria nazionale dell’associazione Arcigay, è la trans napoletana Daniela Lourdes Falanga, che prima si chiamava Raffaele, figlio primogenito di un boss della camorra.
Intervista rilasciata a Dagospia Daniela Lourdes Falanga, componente dell’Arcigay.
“Sono nata e cresciuta nell’hinterland napoletano, ero il primo figlio di boss molto temuto, impegnato nella guerra in Campania tra Cutolo e gli altri, erano gli Anni 80-90, la violenza regnava sovrana su tutto, e sebbene trascorressi la maggior parte del tempo con mia madre, ricordo fin troppo bene quell’atmosfera” così ha esordito la Falanga.
“Mamma, di fatto una ragazza madre, viveva per conto suo ma mi costringeva a trascorrere tutti i fine settimana con mio padre, forse pensando di darmi qualcosa in più”.
“Noi eravamo molto poveri, lui viveva nel lusso, noi stavamo in una stanza, lui in una villa”.
“Forse mia madre voleva solo che lui non dimenticasse che l’erede ero io”.
“Per un bambino che in realtà si sentiva una bambina, era molto difficile”.
“È stata un’infanzia di negazione totale, senza giochi, senza gioia, senza l’emozione della ricerca”.
“Un’infanzia segnata da chi non accettava il prevalere di una sensibilità diversa, per quel mondo, fortemente caratterizzato dal machismo, rappresentavo l’inaccettabile”.
“Il dolore maggiore lo provocava con l’esclusione, mio padre non mi guardava, non mi considerava, mi lasciava da parte, giocava con gli altri bambini, poi dalla nuova compagna ebbe quattro figlie”.
“Non ripudiato ma sicuramente negato, poi lui è finito in carcere, all’ergastolo”.
“Mi ripeteva sempre: meglio un figlio drogato che ricchione”.
“Di semplice per me non c’è mai stato niente, sui banchi ero sempre e comunque il “figlio di”, ricordo gli sguardi dei compagni, ricordo tutto, ero al liceo scientifico “Pitagora” di Torre Annunziata, dove non c’era il timore reverenziale per il ramo paterno, scattava il bullismo, la scuola è sempre stata uno spazio non sicuro”.
“Niente università eravamo molto poveri, chiesi a mia mamma dei soldi per l’iscrizione, non ci fu modo”.
Il programma di Maurizio Costanzo, mi ha cambiato la vita
“Sì in una puntata Eva Robbins disse di non essere un “ermafrodito” ma una donna trans, fu come se un faro si fosse accesso e avesse illuminato la donna che già viveva dentro di me, avevo 17 anni e l’orizzonte si aprì su un mondo nuovo”.
Dieci anni fa : “ero già un’attivista Lgbti, in un’affollata riunione con ospiti importanti e istituzioni improvvisamente si alzò quello che si usa chiamare femminiello, e davanti a tutti disse: tu non devi parlare perché sei figlio di un camorrista”.
“Fu devastante, mi crollò il mondo addosso, ancora oggi solo a raccontarlo mi viene da piangere”.
“L’episodio fece scalpore, in sala, tra gli altri, c’era anche Alessandra Clemente (assessore nelle giunte De Magistris, ndr) che, come è noto, è figlia di una vittima innocente della camorra”.
“Lei capì la situazione e mi abbracciò, poi venne la solidarietà dello stesso sindaco e di molti altri, l’impegno per i diritti per le persone trans divenne la mia vita”.
L’operazione di vagino-plastica
“Ero nel corridoio dell’ospedale in cui fui trasportata d’urgenza per una complicazione dopo l’operazione di vagino-plastica, dalla barella vidi una statua della Madonna di Lourdes, e in silenzio le chiesi di salvarmi”.
“Dopo 25 anni, ho rivisto mio padre, esattamente il 21 dicembre 2018, ero stata appena eletta presidente del comitato “Antinoo” Arcigay ed ero relatrice a un incontro sulla violenza di genere all’istituto “Ferdinando Galiani” di Napoli”.
“Me lo trovai davanti, era lì con una compagnia teatrale di Rebibbia, interpretava il ruolo di un uomo violento che si era pentito, incredibile, vero?”.
“Per la prima volta mi vedeva donna e adulta, ero seduta assieme ad altri, si avvicinò e si sedette vicino a me, era emozionato, disse : “pensavi non ti riconoscessi ? ‘O sanghe è sanghe” (il sangue è sangue, ndr), si commosse”.
“Fui sopraffatta dall’emozione, cominciai a piangere, non si può descrivere a parole”.
“Continuerò a fare quello che già faccio da anni per i carcerati e per tutti quelli che hanno bisogno di un’altra occasione, di un’opportunità”.
“Faremo, in modo che la questione violenza sia sempre prioritaria, specie per i giovani che dobbiamo imparare ad ascoltare perché questo è l’unico modo per coinvolgerli, e per farli entrare nelle dinamiche democratiche”. (fonte Dagospia)