16 Novembre 2024 10:30
Scenari cupi. Tra pochi giorni il trasporto merci negli USA si fermerà.
Le proteste e violenze in corso negli stati più poveri degli USA, sono solo l’antipasto di quello che potrà accadere appena i lavoratori del trasporto merci incroceranno le braccia.
Il Governo Biden sembra prendere sottogamba le minacce dei sindacati, ma corre ai ripari allertando le forze armate.
Il popolo americano uscito da una pandemia che ha bruciato le risorse economiche, si aspettava da parte del governo, il varo di misure di contenimento per sostenere le imprese e le famiglie in difficoltà e rilanciare l’economia.
Le strade delle principali città americane sono diventate dormitori pubblici, intere famiglie anche con bimbi piccoli sono costrette a vivere in strada, con grave rischio per l’incolumità.
Le strade si riempiono di manifestanti che protestano per l’elevato costo del cibo e delle risorse energetiche.
Il governo è pronto a far scendere l’esercito nelle strade se, dalle piccole città rurali le proteste dovessero dilagare nelle grandi città metropolitane.
Al momento le proteste sono circoscritte nelle aree più depresse degli Stati Uniti.
Sui principali organi di stampa, sicuramente per ordine di Washington, la notizia non trapela.
Gli unici a darne voce, sono le piccole emittenti Radio TV locali e qualche piccolo giornale di Contea.
Gli errori dell’Amministrazione Biden sono sotto gli occhi di tutti.
Nulla è stato fatto per controllare la pericolosa ascesa dell’inflazione, tra le concause insieme all’invio di ingenti risorse in Ucraina.
Senza intervento da parte del governo, la catena di approvvigionamento, la carenza di cibo e l’aumento dei costi energetici piegheranno le fasce deboli della popolazione.
Aumenta il numero di senza tetto tra le famiglie.
È inaccettabile che quella che è considerata una potenza mondiale non riesca a sfamare la sua popolazione;
a questo punto credo che non lo VOGLIA fare per assicurarsi che il suo potere rimanga intatto e funzionale per costringere la popolazione a obbedire ai suoi “capricci”.
Gli scontri con la polizia nelle città sono all’ordine del giorno.
La polizia è presa a sassate dai manifestanti inferociti.
Per quanto tempo la polizia continuerà a sopportare prima che apra il fuoco
per mitigare i disordini legati all’aggravarsi della crisi economica?
Il casus belli è esploso quando le pompe sono rimaste senza benzina, e gli automobilisti senza poter fare rifornimento. Da quel momento le proteste sono degenerate.
A Washington non si fa nulla per aiutare la popolazione che non ce la fa più. Forse non si preoccupano in quanto le proteste sono concentrate in zone desolate del paese.
L’amministrazione Biden non trova denaro per aiutare gli americani, ma per sostenere Kiev si.
Gli Stati Uniti stanno affrontando la peggiore crisi dal ’29. In molte aree non arriva neppure più il cibo dopo che numerose industrie alimentari, inspiegabilmente sono andate a fuoco.
In queste aree a causa del costo del carburante non arriva cibo, carburante, e medicine.
Ma tanto è popolazione di serie B, non fanno testo, sono poveri spaccalegna, allevatori, agricoltori e minatori.
Queste aree stanno sopportando un’acuta penuria e lunghe code per le scarse forniture, mentre il presidente Biden non prende provvedimenti.
L’economia di queste aree depresse è al collasso.
Non si può abbandonare questa vasta zona, ricca di boschi, allevamenti e produzione agricola che serve tutti gli Stati Uniti.
L’economia in queste aree vacilla schiacciata dai debiti, dalla perdita di entrate turistiche e da altri effetti pandemici, come l’impennata dei costi delle materie prime.
Tutti questi fattori uniti, trascina questa zona povera dello Stato verso la bancarotta
la difficoltà dei cittadini e imprese a pagare le tasse e la crisi industriale:
in particolare la lavorazione del legno, della carne e dei prodotti agricoli, non permette agli Stati di erogare servizi in queste aree desolate del Paese.
Quello che sta accadendo è solo l’inizio di una pentola che sta per implodere, se il governo federale non predispone programmi di aiuti, la popolazione potrebbe fare ricorso alle armi.
È giusto ricordare che la maggior parte dei boscaioli posseggono armi in casa.
La popolazione non si farà certo intimorire dalla polizia armata messa a presidiare le stazioni di rifornimento.
Il cibo inizia a scarseggiare, in molti sopravvivono con la caccia, ma quanto può ancora durare?
La metà delle famiglie salta i pasti, in altre il cibo viene razionato trai componenti dei nuclei familiari. Le mense scolastiche non hanno più fondi per distribuire a tutti il cibo.
Ma ciò che sta accadendo in silenzio in stati poveri degli Stati Uniti, si sta verificando anche in Europa soprattutto dove c’è un’alta migrazione.
In Belgio la classe medio bassa non riesce più a sostenersi, non c’è giorno che la popolazione non manifesti davanti la sede del Parlamento europeo contro l’aumento del costo della vita.
L’inflazione ha raggiunto il 9.5%, il livello più alto degli ultimi 40 anni nel Paese. Per le politiche scellerate di Bruxelles verso Mosca, il prezzo dell’energia è aumentato.
Il 70% per l’energia elettrica e il 44% per il gas. Aumentati anche i prezzi medi dei geni alimentari dell’8% con pesanti ricadute sulle fasce più deboli della popolazione.
Gli organi di stampa evitano di parlare del dramma delle famiglie del Belgio.
Una ampia fetta della popolazione è costretta a rinunciare a riscaldarsi, ma c’è una parte rilevante della popolazione che ha drasticamente modificato la dieta.
L’alimentazione è prettamente cruda, insalate, latticini, insaccati e un paio di volte a settimana si cucina un piatto caldo. Un’alimentazione non adatta alle temperature rigide.
La crisi ha danneggiato la classe media, che rappresentava circa il 15-20% della popolazione urbana.
Se la classe media sta soffrendo in questo modo, immaginate quanto patisce la popolazione più vulnerabile. I monoreddito o quelli che hanno lavori precari.
La situazione attuale ha fatto deragliare anni di progressi verso uno stile di vita confortevole, a volte esagerato.
Il Belgio centro della politica europea, è sull’orlo del collasso economico. Unica speranza l’assistenza del Fondo Monetario Internazionale, denaro preso in prestito che peserà sulle prossime generazioni.
Maurizio Compagnoni
Analista