Uber sotto accusa per le pressioni sui leader politici

Ddl concorrenza: prevista la totale adesione allo sciopero nazionale dei tassisti in programma mercoledì 24 novembre

Giudici (Uritaxi): “Con il ddl concorrenza si tradisce un accordo per avvantaggiare le multinazionali. Noi rispondiamo con manifestazioni unitarie ad oltranza”

Roma, 22 novembre 2021 – Prevista la totale adesione allo sciopero nazionale dei taxi e alla manifestazione di Roma, alla quale sono attesi migliaia di tassisti e auto bianche da tutta Italia, che sfileranno per le strade della capitale. La mobilitazione è unitaria e andrà avanti ad oltranza per protestare contro il ddl concorrenza nel quale è previsto, all’articolo 8, una riforma del trasporto pubblico non di linea, ovvero taxi e ncc. I tassisti chiedono al Governo di ritirare l’articolo sotto accusa e di emanare invece i decreti attuativi attesi da tre anni, per la precedente riforma del tpl non di linea (legge 12/2019). Disagi sono previsti in tutte le principali città italiane: sono garantiti solo i servizi minimi essenziali.

“In gioco c’è il futuro del settore e delle nostre famiglie”, afferma il presidente nazionale di Uritaxi, Claudio Giudici. “Con il ddl concorrenza si tradisce un accordo per avvantaggiare le multinazionali. Noi non ci stiamo”.

“L’inserimento del tpl non di linea nel ddl – protesta Giudici – è contro ogni logica giuridica ed economica, in quanto si pretenderebbe di rimettere a logiche di mercato un settore che, in quanto amministrato come servizio pubblico, a tariffa amministrata, con obbligo di servizio e turnazioni imposte, non può per essenza subire concorrenza da chi a queste regole non è sottoposto. Diversamente, infatti, sarebbe il legislatore stesso a legalizzare un fenomeno di concorrenza sleale a vantaggio di alcuni ed a svantaggio dei tassisti”.

“Ancor più grave, perché capace di minare ogni fiducia nella classe dirigente, l’inserimento nel ddl concorrenza rappresenta anche la violazione di accordi siglati nel febbraio 2019 dai tassisti con questo Parlamento. Dopo aver accettato una serie di costose novità normative – prosegue Giudici – attendiamo ancora da tre anni i relativi decreti attuativi che darebbero concretezza ai pronunciamenti della politica in favore della legalità, contro l’abusivismo di operatori scorretti e multinazionali allergiche alle regole pubbliche. Oggi, violando la parola data, non solo si vanno a cestinare gli impegni pattuiti, ma addirittura si vorrebbero nuovamente cambiare le regole del gioco

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