22 Novembre 2024 02:25
Traffico illecito di rifiuti a Palermo e Carini, i carabinieri hanno sequestrato due aziende operanti nel riciclaggio e nel commercio all’ingrosso di rottami metallici.
Traffico illecito di rifiuti
I militari del Comando Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Palermo hanno sequestrato due società con sede a Palermo e a Carini.
L’ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo ha emesso la misura cautelare nel corso di una indagine diretta dalla DDA della Procura della Repubblica di Palermo.
Le due società operano rispettivamente, nel settore del recupero per il riciclaggio e nel commercio all’ingrosso di rottami metallici.
Le società sequestrate sarebbero coinvolte nella ricettazione di materiali metallici di provenienza delittuosa e nel traffico illecito di rifiuti.
Sequestro di beni
Inoltre i militari hanno sequestrato beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 1.100.000 euro.
Il provvedimento fa seguito ad una indagine iniziata nel giugno 2017 e conclusasi nel mese di giugno 2019.
La Compagnia Carabinieri di Cefalù (PA) e la Tenenza della Guardia di Finanza di Carini (PA) hanno condotto l’indagine.
L’attività investigativa ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico delle due società.
Le due aziende sequestrate sono leader in Sicilia nel settore della rottamazione dei metalli.
Inoltre sono ritenute punto di riferimento per molti soggetti con precedenti penali specifici per reati contro il patrimonio.
Tali individui si sarebbero recati giornalmente presso le due aziende per conferire materiale metallico provento di furto o, comunque, di provenienza illecita.
Cessioni di beni per due milioni
La polizia giudiziaria ha documentato presunte cessioni di materiali per un corrispettivo di due milioni di euro circa.
Le indagini, in taluni casi, hanno permesso di ricostruire l’intero percorso illecito che dai furti conduceva al conferimento presso le aziende sequestrate.
I malintenzionati rubavano ai privati o ad aziende di pubblica utilità (come nel caso della società ENEL) e conferivano il maltolto negli stabilimenti delle aziende coinvolte nelle indagini.
Tutto ciò avveniva attraverso ricettatori e intermediari. Successivamente il materiale ricettato veniva venduto ad altri gruppi commerciali compiacenti di maggiori dimensioni. con base a Roma e Bologna, operanti in Italia e all’estero.
Gli ulteriori accertamenti eseguiti sulla documentazione amministrativa e contabile hanno permesso di rilevare la quantità di materiale ferroso riciclata e l’ingiusto profitto derivato.
Le indagini hanno portato al sequestro per equivalente, fino alla concorrenza di 1.095.863 in capo alle imprese coinvolte ed ai loro amministratori e soci.
l’Autorità Giudiziaria ha affidato la gestione delle due società ad un amministratore giudiziario per assicurare la continuità dell’attività imprenditoriale e salvaguardare i posti di lavoro.