Treviso

Torna in famiglia il bambino di soli 6 anni collocato a 100 chilometri di distanza

Treviso 10 Ottobre 2024, oggi abbiamo appreso la notizia che il bambino di Treviso di soli sei anni, che era stato mandato in affido a cento chilometri dai genitori, è tornato in famiglia.

Sarà affidato alla zia per poi tornare dai genitori. Potrà anche riabbracciare i suoi cuginetti, parenti e amici.

La notizia, che era stata ripresa dalla stampa, aveva causato forte turbamento dell’opinione pubblica, tanto che nel mese di Dicembre 2023, più di mille cittadini della provincia di Treviso, avevano inviato una Petizione al Governatore Zaia per chiedere di aiutare questa famiglia e questo bambino.

La famiglia si era anche rivolta direttamente al Governatore Luca Zaia e all’Assessore a Sanità e Servizi sociali Manuela Lanzarin.

In seguito i Servizi Sociali erano cambiati e con i nuovi operatori le cose sono mutate drasticamente.

Sono state presentate delle relazioni in Tribunale, che ha quindi disposto il rientro in famiglia.

Il direttore della precedente unità operativa complessa locale e la vecchia Equipe, composta da tre assistenti sociali e una psicologa, sono stati denunciati.

“In qualità di legale della famiglia, desidero esprimere grande soddisfazione per l’esito positivo di questa lunga e dolorosa vicenda” – dichiara l’avvocato Miraglia, legale della famiglia.

“Finalmente, questo bambino è stato restituito al suo ambiente familiare, il luogo naturale e più adeguato per la sua crescita, e potrà ricostruire un legame affettivo solido con i suoi genitori, i cuginetti e tutti i suoi cari.

“Questo risultato è stato possibile grazie alla tenacia della famiglia, al sostegno della comunità e all’attenzione delle autorità competenti che, cambiando gli operatori dei servizi sociali, hanno permesso una visione obiettiva della situazione”.

“Abbiamo presentato le denunce per gravi reati, quali violenza privata, maltrattamenti e falsità ideologica, oltre alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento di un giudice”.

“Questi fatti non possono rimanere impuniti” – continua l’avvocato Miraglia.

“Confidiamo che la magistratura vorrà approfondire ogni aspetto di questa triste vicenda e punire i responsabili, garantendo così la protezione di tutti i minori affidati ai servizi sociali”.

“Ci auguriamo che l’esperienza di questa famiglia possa rappresentare un punto di svolta per migliorare i meccanismi di vigilanza e di controllo sui servizi sociali, affinché operino con la massima trasparenza e nel rispetto dei diritti delle famiglie e dei minori” – conclude l’avvocato Miraglia.

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