19 Settembre 2025 02:01
La denuncia di Giovanni Crosetto: “Non diventi un accampamento”
TORINO – È diventato un punto di scontro politico e sociale uno dei luoghi più iconici di Torino: Piazza Carlo Alberto. La piazza, cuore pulsante del centro cittadino e sede del prestigioso Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, è al centro delle polemiche a causa della presenza di un presidio permanente con tende, striscioni e slogan. A sollevare con forza il caso è stato Giovanni Crosetto, esponente di Fratelli d’Italia, che ha definito la situazione “inaccettabile” e ha chiesto un immediato intervento dell’amministrazione comunale.
“Piazza Carlo Alberto non può essere trasformata in un accampamento con slogan antisemiti”
Nella sua dura presa di posizione, Crosetto non ha usato mezzi termini, definendo il presidio un “accampamento” che deturpa il decoro di una delle piazze più belle d’Italia. La sua critica si concentra non solo sull’aspetto estetico e sull’impatto sul turismo, ma soprattutto sul contenuto di alcuni messaggi esposti, che a suo dire contengono “contenuti esplicitamente antisemiti”. Un’accusa grave che ha acceso ulteriormente il dibattito sulla natura e gli obiettivi della manifestazione in corso.
Il significato controverso dello slogan “From the river…”
Il punto più delicato della denuncia di Crosetto riguarda uno slogan in particolare, noto a livello internazionale: “From the river to the sea, Palestine will be free”. Sebbene il testo originale fornito si riferisca a una versione abbreviata, la frase completa è quella che ha generato un acceso dibattito globale. Mentre i sostenitori della causa palestinese lo interpretano come un desiderio di vedere la nascita di uno Stato palestinese unificato che si estende dal fiume Giordano (Jordan River) al Mar Mediterraneo (the sea), molti altri, tra cui esponenti della comunità ebraica e politici come Crosetto, lo leggono come un’invocazione alla cancellazione dello Stato di Israele.
Questa lettura, infatti, implicherebbe la fine dell’entità israeliana, creando un’unica nazione palestinese in tutto il territorio. L’ambiguità e la potenziale carica divisiva di questo slogan sono al centro delle tensioni, rendendo la protesta non un semplice presidio, ma una manifestazione con forti implicazioni politiche e storiche. Crosetto ha ribadito che consentire la diffusione di tali messaggi “è una ferita alla storia ed ai valori democratici per la città di Torino”. La situazione di Piazza Carlo Alberto, quindi, non si riduce a un problema di ordine pubblico o di decoro, ma tocca temi ben più profondi legati alla libertà di espressione e ai suoi limiti.
Torino, tra storia, turismo e decoro urbano
La critica di Crosetto si estende anche all’inerzia dell’amministrazione comunale, accusata di non essere intervenuta per porre fine a questo “scempio”. Il politico sottolinea come l’immagine della città ne stia risentendo, soprattutto in un periodo cruciale come quello di Ferragosto, quando Torino accoglie migliaia di turisti. Piazza Carlo Alberto, infatti, non è un luogo qualunque: con il suo monumento a Carlo Alberto di Savoia e la facciata imponente di Palazzo Carignano, sede storica del primo Parlamento italiano, rappresenta un biglietto da visita fondamentale per i visitatori da tutto il mondo.
La permanenza di tende, striscioni e manifestanti in un luogo di tale risonanza storica e culturale rischia di compromettere la percezione di Torino come città d’arte e di pace. L’accusa è che l’amministrazione, con la sua presunta passività, stia offrendo ai turisti un’immagine di una città disordinata e, in un certo senso, ostaggio di un presidio politico. L’argomento sollevato da Crosetto non è quindi legato a questioni di schieramento politico, ma alla necessità di difendere il decoro e la dignità del capoluogo piemontese. “Non si tratta di essere pro o contro Israele o Palestina,” ha chiosato Crosetto, “si tratta di essere pro Torino, di difendere la dignità ed il decoro della nostra città.”
Il confine tra libertà di espressione e istigazione all’odio
La questione sollevata dal presidio di Piazza Carlo Alberto si inserisce in un dibattito più ampio e complesso, che riguarda il limite tra il diritto costituzionale alla libertà di espressione e il divieto di istigazione all’odio. La Costituzione italiana tutela la libertà di manifestare il proprio pensiero, ma questa libertà non è assoluta. Le leggi italiane, infatti, puniscono l’istigazione a delinquere e l’istigazione all’odio razziale o religioso.
L’interpretazione dello slogan “From the river to the sea” è proprio al centro di questo confine: è un appello politico o un incitamento alla violenza? La decisione su quale sia l’approccio più corretto da parte delle forze dell’ordine e delle autorità cittadine non è semplice. La richiesta di Crosetto all’amministrazione è chiara: intervenire immediatamente per ripristinare il decoro e impedire che “Torino venga deturpata e strumentalizzata con messaggi e scenari che alimentano divisioni, odio e antisemitismo”. La situazione in Piazza Carlo Alberto rimane tesa, in attesa di una risposta concreta da parte delle istituzioni e di un possibile epilogo che possa conciliare il diritto alla protesta con la tutela del patrimonio e della dignità cittadina.
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