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Consegna dell’onorificenza “Giusto tra le Nazioni”, concessione della “Menorah d’Oro” e commemorazione in occasione del 78° anniversario della deportazione dei Carabinieri di Roma

Deportazione dei Carabinieri di Roma. Nella giornata odierna, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Gen. C.A. Teo Luzi, del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma Prof. Riccardo Di Segni

Il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma Prof. Riccardo Di Segni , foto tratta da Roma Ebraica

e del Presidente dell’Unione Nazionale Comunità Ebraiche Italiane Dott.ssa Noemi Di Segni e la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Dott.ssa Ruth Dureghello.

Comunità Ebraica di Roma Dott.ssa Ruth Dureghello

Deportazione dei Carabinieri di Roma. Si è celebrato questa mattina il 78° Anniversario della Deportazione dei Carabinieri di Roma. L’evento ha avuto luogo presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma, lo stesso luogo che, insieme ad altre caserme, il 7 ottobre 1943 fu circondato dai paracadutisti tedeschi e delle SS, bloccando all’interno i Carabinieri.

Dei militari dell’Arma in servizio nella Capitale oltre 2 mila furono catturati e deportati in campi di lavoro o di internamento nazisti. Oltre 600 non tornarono più e gli altri riuscirono a fare ritorno soltanto dopo circa due anni di fatiche, sofferenze e stenti, nemmeno riconosciuti come prigionieri di guerra.

Il 16 ottobre, otto giorni dopo, messi fuori gioco i militari dell’Arma, oltre un migliaio di ebrei italiani furono catturati in tutta Roma e in particolare nel ghetto, in via Portico d’Ottavia 1023 di loro furono avviati a Auschwitz: sappiamo che tornarono in 16 (15 uomini e una donna).

In occasione della celebrazione di questa importante ricorrenza è stata consegnata all’Arma dei Carabinieri il premio della “Menorah d’Oro” (lampada ad olio a 7 bracci che nell’antichità veniva accesa nel Tempio di Gerusalemme, fra i principali simboli dell’ebraismo) riconoscimento di altissimo valore etico sinora mai attribuito ad una Istituzione.

Il premio, tributato dal Benè Berith, (organizzazione umanitaria presente in più di 50 paesi, che mira alla difesa dei diritti dell’Uomo e presente, come organizzazione non governativa, in varie istituzioni tra cui l’ONU, ove ha seggio permanente dal 1947) è stato consegnato dal Presidente Sandro Di Castro al Comandante Generale Teo Luzi.

 “Oggi con questo nostro riconoscimento – è intervenuto nel corso della cerimonia il Presidente di Benè Berith – vogliamo rendere omaggio e ringraziare simbolicamente tutti quegli “Eroi anonimi”. Nell’ebraismo esiste il concetto di “Akkarat hatov”, la riconoscenza per il bene ricevuto.

Insegnano gli Antichi Maestri che questa riconoscenza è la porta per la “riparazione del bene del mondo” e chi riceve del bene deve manifestare pubblicamente la sua gratitudine a colui che ha fatto del bene.

Perché va fatto pubblicamente? Perché questo atto di riconoscenza ha una grande influenza nella condotta degli uomini e la sua forza fa comprendere che si sono compiute azioni che normalmente non si sarebbero compiute.

Inoltre questa riconoscenza deve essere resa pubblica anche dopo la morte di chi ha fatto del bene per dare un insegnamento agli eredi e alle generazioni successive del valore morale e fondamentale di questo atto.”

Sempre nella medesima giornata, oltre al premio, concesso quale attestazione per l’opera svolta dai molti Carabinieri che si sono adoperati per salvare gli ebrei dalla barbarie nazista, è stato tributato un altro riconoscimento di altissimo valore simbolico.

A Latina, presso il teatro “Ponchielli” dell’Istituto Comprensivo “A. Volta”, l’Ambasciatore di Israele a Roma, Dror Eydar, unitamente a S.E. il Prefetto di Latina, dott. Maurizio Falco e al Comandante Provinciale dei Carabinieri di Latina, Col. Lorenzo D’Aloia, hanno proceduto alla consegna dell’onorificenza “Giusto tra le Nazioni” al prof. Paolo Ippoliti.

Il prof. Paolo Ippoliti è pronipote del Brigadiere dell’Arma Giuseppe Ippoliti, originario di Sonnino e deceduto nel 1974, e la moglie Teresa Zani che salvarono nell’inverno del 1943 due sorelle ebree, Edith e Trude Fischhof dalla deportazione nazifascista accogliendo le due ragazze in casa propria a Chiesuola di Pontevico (BS), fingendo che fossero le nipoti.

Il momento più toccante è stato quando proprio Edith Fischhof, unitamente al prof. Paolo Ippoliti, ha ripercorso quei drammatici giorni che hanno segnato la sua vita e quella della sorella Trude; vicissitudini trascritte dalla signora Edith in un libro intitolato “Vivrò libera nella Terra promessa”.

“Nel 1942, durante il suo ultimo periodo da comandante della stazione di Casazza (BG), il Brig. Ippoliti Giuseppe conobbe la famiglia ebrea Fischhof che, proveniente da Ferramonti di Tarsia (CS), il più grande campo di concentramento italiano, giunse in Lombardia in regime di “internamento libero”.

Nacquero così un’amicizia sincera e una stima reciproca, con assidue frequentazioni delle due famiglie. Tuttavia, il clima e la situazione contingenti, in cui si inseriva la vicenda, costrinsero sia gli Ippoliti che i Fischhof a prendere strade diverse.

Fu così che, durante l’ultimo incontro il brigadiere consegnò al capo famiglia Richard un foglietto con l’indirizzo dove si sarebbe trasferito con la moglie di lì a poco.

“A voi è stata fatta un’ingiustizia terribile, siete una bella famiglia e io sono pronto ad aiutarvi … se sarete in pericolo potete sempre rivolgervi a me, che farò di tutto per aiutarvi” [1], queste le affettuose parole del Brigadiere.

Precisamente, nell’inverno del 1943, con il precipitare degli eventi e con i rastrellamenti dei nazifascisti, la famiglia Fischhof fu costretta a dividersi: i genitori trovarono riparo in Svizzera e le due ragazze, memori della promessa fatta dal Brigadiere, raggiunsero la casa dei coniugi Ippoliti a Chiesuola di Pontevico (BS).

Furono accolte come cugine del sottufficiale, sfollate da Viterbo a seguito dei bombardamenti. Alcuni giorni dopo, le due sorelle, consapevoli dei rischi che stavano facendo correre alla famiglia che le ospitava, furono accolte dalla congregazione delle Angeline di Pontevico (BS).

Successivamente, però, con l’arrivo delle SS in paese e la presenza di un ufficiale nazista austriaco (il primo fidanzato di Edith durante la sua adolescenza in Austria), la “copertura” delle ragazze rischiò di saltare, con la concreta possibilità di essere allontanate dalla congregazione.

Provvidenziale, ancora una volta, l’intervento del Brigadiere Ippoliti: la generosità dei coniugi, benefattori della Parrocchia di Pontevico, permise alle due sorelle ebree di prolungare il soggiorno presso la congregazione”.

Nel corso della cerimonia l’intervento delle autorità è stato preceduto da uno stacco musicale con voce ed orchestra degli alunni dell’istituto e dalla lettura di due brani “Il viaggio” e “L’annientamento”, estratti da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, accompagnati dalla colonna sonora di Schindler’s List.

Gli eventi occorsi in questa giornata testimoniano l’impegno dei Carabinieri alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione che è costato 2.735 caduti, 6.521 feriti, oltre 5 mila deportati, 723 ricompense individuali al Valor Militare e innumerevoli ricompense al Valore e al Merito Civile, nonché nella concessione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Bandiera di Guerra.

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