Il simbolo della Repubblica, realizzato da un massone, PASCHETTO, Paolo Antonio 

Il simbolo che tutti conosciamo deriva da un concorso indetto  il 5 novembre del 1946, non fu un’operazione semplice, sceglierlo.

 il Governo di De Gasperi decise di bandire un concorso nazionale aperto a tutti senza remore e con poche indicazioni, non doveva contenere simboli di partito

Il logo ha all’interno diversi particolari importanti: la stella a cinque punte, la ruota dentata, e i rami di ulivo e di quercia.

La stella a cinque punte che rappresenta l’Italia nell’emblema nazionale ha radici storiche e simboliche che risalgono all’antica Roma e alla cultura romana.

La scelta della stella a cinque punte risale al periodo dell’Impero Romano, in cui era nota come “stella di Venere” o “stella di Ishtar”.

Questa stella era associata alla dea Venere (o Ishtar, nell’antica Mesopotamia) e simboleggiava l’amore, la bellezza e la protezione divina.

Durante il Risorgimento italiano, il movimento politico e culturale che portò all’unificazione dell’Italia nel XIX secolo, la stella a cinque punte divenne un simbolo di riferimento per gli ideali di libertà, unità e indipendenza.

La stella venne associata al simbolo dell’Italia e fu utilizzata in vari contesti, inclusi bandiere e distintivi, per rappresentare l’unità e l’identità nazionale.

Quando venne progettato l’emblema nazionale italiano, nel 1948, la stella a cinque punte venne scelta come elemento centrale dello scudo per rappresentare l’Italia.

È importante notare che la scelta di utilizzare una stella a cinque punte come simbolo dell’Italia non ha un’origine specifica o un significato univoco:

è il risultato di una combinazione di tradizioni e simbolismi storici che sono stati attribuiti alla stella nel corso dei secoli.

Venere, associata all’Occidente come stella della sera, venne assunta ad identificare la penisola italiana.

Ricordiamo la  leggenda di Enea: descrisse il suo ritorno nella terra dei suoi antenati (l’Italia) dopo la disfatta di Troia, sotto la guida di Venere.

La ruota dentata d’acciaio rappresenta i lavoratori citati nell’Art.1 della Costituzione

Gli altri simboli: cosa rappresentano?  Il ramo d’ulivo rappresenta la pace  e la quercia, la volontà ferrea del popolo.

Il percorso di approvazione fu lungo,  ventiquattro mesi (con due pubblici concorsi, la presentazione di 800 bozzetti in totale da parte di 500 cittadini fra artisti e dilettanti).

Chi fu l’autore del bozzetto che poi divenne l’emblema ufficiale della Repubblica Italiana?

L’autore del bozzetto che venne selezionato e poi sottoposto all’approvazione dell’Assemblea Costituente era Paolo Paschetto, massone e valdese.

Nato il 12 febbraio 1885 a Torre Pellice (TO) il massone valdese.

Rivendicato e ricordato da Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia,

Lo stesso Bisi che sta lottando per riavere Palazzo Giustiniani:

Una vecchia battaglia con   un ricorso per la  confisca della storica sede del Grande Oriente d’Italia da parte del Fascismo.

Il contenzioso e’ di natura giuridica in atto fra il Senato della Repubblica e il Grande Oriente d’Italia che ne reclama la proprietà.

Bisi ha scritto pure  un libro dall’eloquente titolo: Palazzo Giustiniani, storia di un’ingiustizia contro i massoni italiani.

Una vicenda che fa riflettere, di solito si associa la Massoneria italiana alla P2, anche se in realtà Bisi ha da tempo preso le distanze e ammesso quanto segue esprimendo;

la “condanna per un periodo negativo del nostro ordine dal quale per fortuna, e grazie a tante generazioni di fratelli, siamo usciti a testa alta.

.La P2 resta una fase oscura e dolorosa ma la realtà è quella di una istituzione sana, trasparente e leale ai principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica e agli uomini che la rappresentano”.

L’attività della Massoneria? Anche su questo Bisi e’ chiaro

Le nostre sedi sono ben visibili e non ci nascondiamo. Manteniamo la giusta e necessaria riservatezza riguardo al lavoro massonico che i fratelli svolgono all’interno dei templi.

Ma questa caratteristica è comune a tutte le associazioni che non consentono a non iscritti di partecipare a riunioni interne.

In conclusione a giudicare da quanto avvenuto in passato De Gasperi e chi c’era al Governo non aveva i pregiudizi che oggi invece, imperano ancora.

A meno che non si voglia cambiare l’emblema della Repubblica che deriva da un “fratello”.

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