Cultura ed economia

Uno dei termini che risuona fortemente nei media è il termine (l’economia della cultura): la cultura potrebbe diventare un affluente dell’economia italiana?! Il pensiero e la cultura possono trasformarsi in un’industria economica, soggetta alle tradizioni della domanda e dell’offerta, e avere attività, capacità e mercati specifici simili al resto degli altri settori economici? È possibile far uscire gli intellettuali dai loro silos intellettuali e culturali e integrarli in un modo o nell’altro nel treno economico? È quindi nell’interesse escludere la cultura dai suoi contesti sociali, cognitivi, educativi e di orientamento? Diventare un’attività economica?!

È naturale che gli economisti focalizzino la loro attenzione sul profitto e sullo sviluppo da una prospettiva materialistica. È anche naturale per loro dedicare la maggior parte della loro attenzione a ciò che questo richiede di commercializzare e promuovere beni e merci; Il processo economico ruota attorno al raggiungimento di guadagni materiali e alla commercializzazione di beni al consumatore. Ma in realtà, la cultura non è più un atto intellettuale astratto che produciamo per raggiungere solo il piacere mentale, o raggiungere solo la soddisfazione psicologica, ma la cultura nel suo senso ampio ora è parte integrante di un’ampia attività organizzata, viene svolta da molti e vari individui e partiti per ottenere l’effetto desiderato nella costruzione sociale, educativa e di valore della società. La cultura ora non è un lusso intellettuale a cui sono interessate le élite nella società, ma piuttosto è un dato essenziale nella sintesi contemporanea di plasmare la coscienza delle persone, costruire le loro inclinazioni e plasmare le loro diverse convinzioni. Non c’è dubbio che la cultura abbia un impatto importante, soprattutto per quanto riguarda il dominio indiretto dei pensieri, delle emozioni e delle azioni delle persone e la direzione dei modelli di comportamento umano in vari aspetti della vita contemporanea.

Attualmente viviamo in una cultura della globalizzazione, della rivoluzione dell’informazione e dei social media. Le forze globali competono con i mezzi della cultura soft influenzando le menti delle persone nelle loro convinzioni, idee e stili di vita. Affinché la cultura nazionale perseveri in qualsiasi società e possa preservare l’identità religiosa e la specificità culturale di questa società, ha bisogno di un grande sforzo, di un duro lavoro continuo e di pianificatori strategici, che comprendano l’importanza di avere strutture istituzionali per questa cultura, e una legislazione legale chiara e ferma che assicuri la necessaria protezione per la cultura nazionale. E prima e dopo, ha bisogno di menti creative capaci di costruire un’industria culturale matura in grado di competere nei mercati culturali, convincere i beneficiari e soddisfare le loro esigenze con un prodotto culturale autentico e distinto.
Molti si chiedono: possiamo noi nella città di Torino o nella regione del Piemonte fare un lavoro che coniughi cultura ed economia, e farle andare insieme in un’unica direzione, valorizzando le diverse attività ed elementi culturali che possediamo?
Tutti, infatti, sono ottimisti per il meraviglioso impegno profuso dall’Associazione Culturale, Amo le differenze, guidata da Najm Mohammad e dal suo nuovo promettente team sotto la sua guida con grandi sforzi di investimento economico e culturale in quello che la nostra città di Torino possiede di tanti elementi e capacità, che si riflette positivamente nella ruota dello sviluppo economico dell’intera società.

Resta da segnalare – infine – un punto sollevato da alcuni interessati alle vicende culturali e sociali, che è il timore di lasciare la questione culturale alle determinanti e alle variabili del mercato. Alcuni esprimono i loro dubbi sulla capacità di trovare un giusto connubio tra economia e cultura senza legarsi l’una all’altra.

Affinché la cultura non diventi in balia dell’economia, si possono trovare molti modi per sostenere un aspetto delle attività dell’economia culturale; È possibile costituire società per azioni che si occupano di diversi campi culturali, come la produzione cinematografica, e varie mostre culturali, come fiere del libro e musei. Le banche possono anche contribuire allo sviluppo e al sostegno dell’economia della cultura, soprattutto nelle sue fasi iniziali. Può destinare una determinata percentuale – determinata da dati di mercato – al sostegno della produzione culturale, oppure sostenere associazioni e circoli culturali; Poter realizzare la propria produzione culturale, commercializzarla e promuoverla dal punto di vista culturale ed economico.

Najm Mohammad:

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