22 Novembre 2024 14:09
Uber: inchiesta dei media tra cui il Guardian; ci sarebbe Biden, Macron, e Renzi
Una maxi-raccolta di file riservati ha rivelato come “il gigante della tecnologia Uber abbia violato le leggi, ingannato la polizia
e sfruttato la violenza contro i conducenti di taxi e fatto pressioni segrete sui governi durante la sua aggressiva espansione globale”.
Altri appoggi importanti
Nell’inchiesta si cita anche la ex commissaria europea Neelie Kroes, negli oltre 124 mila documenti interni
Il periodo interessato era quello in cui Uber era gestita da Kalanick, costretto poi a dimettersi nel 2017 dagli azionisti proprio per le sue azioni spregiudicate.
Macron tirato in ballo
Ci sarebbero messaggi tra Kalanick e Macron, che avrebbe aiutato segretamente l’azienda in Francia quando era ministro dell’Economia
Dai messaggi si evince che ci sarebbero stati contatti per consentire a Uber un accesso frequente e diretto a lui e al suo staff.
Macron firmò un decreto che allentava i requisiti per la licenza dei conducenti del servizio di trasporto privato.
Renzi tra gli sponsor?
Compare anche il nome di Renzi, il cui governo però – ha precisato l’Espresso – non ha approvato alcun provvedimento a favore del colosso californiano.
.’Italy – Operation Renzi’ – rivela L’Espresso – è il nome in codice di una campagna di pressione, dal 2014 e il 2016
Obbiettivo di agganciare e condizionare l’allora presidente del consiglio e alcuni ministri e parlamentari del Pd”
Il leader di Italia Viva ha spiegato di non aver “mai seguito personalmente” le questioni dei taxi e dei trasporti.
E comunque il suo governo – ha precisato L’Espresso – non ha approvato alcun provvedimento a favore del colosso californiano
Biden faceva parte della partita favorevole
Kalanick mandò un messaggio a un collega: “Ho fatto sapere ai miei che ogni minuto in ritardo è un minuto in meno che avrà con me”.
E dopo aver incontrato Kalanick, Biden avrebbe modificato il suo discorso preparato a Davos lodando l’azienda.
Le dichiarazioni di Uber
L’amministratore delegato, Dara Khosrowshahi:
“Non creeremo scuse per comportamenti passati che chiaramente non sono in linea con i nostri valori attuali”, ha affermato.
“Chiediamo invece al pubblico di giudicarci da ciò che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni e da ciò che faremo negli anni a venire”.