UNICREDIT-COMMERZBANK: fusioni dentro la UE?

La stagione autunnale propone un’interessante ripresa delle ipotesi di fusione fra banche all’interno della Unione Europea, Unicredit, cosa succede?

Se ne parla da tempo senza particolari risultati; il motivo principale risiede nella difficoltà per banche di grande dimensione, protagoniste del credito nel proprio Paese, nell’accettare soluzioni nelle quali risulta necessario condividere strategie, assetti di governance e posizioni di comando.

Ciò, nonostante i progressi dell’Unione Bancaria nell’Eurozona. Una questione più politica che operativa.

Al momento, fusioni vere e proprie fra banche di dimensioni omogenee non hanno mai avuto luogo, salvo il caso nel 2000 di Banque Nationale de Paris e Banque de Paris et des Pays-Bas, invero particolare perché univa una banca commerciale e una banca d’affari, comunque un forte peso di mercato in Francia piuttosto che in Olanda.

La maggior parte delle operazioni è stata un’acquisizione, talvolta di banche in difficoltà.

UniCredit ha gestito in questi giorni l’acquisto di una quota di minoranza della Commerzbank, pari a circa il 9% del capitale sociale, di cui il 4,49% è stato acquistato direttamente dallo stato tedesco (intenzionato a fare cassa nella loro attuale situazione);

 

una prima mossa (forse) di una strategia futura più consistente e in Paese (la Germania) dove è già largamente presente dopo l’acquisizione (non una vera fusione) con HypoVereins Bank, che le ha consentito in 15 anni una larghissima presenza in  molti Paesi dell’Europa Orientale e in Austria con quote di mercato significative.

Una scelta in linea con il suo piano strategico.

Il prezzo è stato di 13,2€ per azione, per un investimento complessivo di 702mln€. Gli acquisti sul mercato sono stati invece fra 12,4 e 14,5€, nell’ultimo mese.

E’ opportuno ricordare che, qualora si superasse il 10% del capitale, sarebbe necessaria l’autorizzazione della BCE, in accordo con le direttive comunitarie.

Non si può quindi parlare di una scalata, quanto di un investimento coerente la propensione internazionale di Unicredit.

E’ evidente che questa mossa pone in seconda linea l’eventuale attenzione verso eventuali interventi in altre banche italiane (MPS in particolare, come è noto, oltre a qualche rumor su Banco BPM).

L’operazione è resa possibile dalla forza patrimoniale di Unicredit che dispone dopo i risultati degli ultimi due anni di un consistente capitale libero per i suoi investimenti; impatta infatti per il solo 0.15% del suo patrimonio di vigilanza di miglior qualità.

Se invece guardiamo alla capitalizzazione, i valori attuali premiano largamente Unicredit (quasi 60mld€ contro 18mld€), ma solo due anni fa erano invece invertiti anche se con un rapporto più basso. Organizzativamente, le due banche hanno dimensioni non troppo diverse.

Ovviamente, al lettore interesserà conoscere le conseguenze lato cliente dell’operazione attuale e di quella, eventuale, in prospettiva di crescita della quota.

Unicredit ha un focus strategico sul settore corporate, in particolare per le medie e piccole imprese. Il segmento in cui Italia e Germania sono più forti.

Al momento attuale l’industria italiana appare più attiva di quella tedesca, ma una ripresa di quest’ultima potrebbe essere opportunamente sfruttato, risolvendo la situazione attuale di debolezza di Commerzbank, con una governance e un management in uscita e con risultati poco brillanti. 

Per la clientela retail, il quadro già percepibile è quello di una decisa svolta verso attività a distanza  e banca digitale. La chiusura delle filiali è una strategia persistente, mentre BuddyBank sviluppa il proprio business innovativo quale – di fatto – un conto corrente di UniCredit realizzato a misura di smartphone.

Tutto operativo a distanza fin dall’origine, senza recarsi in filiale, e con tempi di attivazione del conto brevissimi. Non può essere cointestato e non prevede deleghe.

Commerzbank è operativa on line con il suo brand, con un’attenzione complementare, anche se con una forte attenzione sulla sicurezza, elemento critico per il futuro. Una sinergia utile per i volumi e per la efficienza.

Le prime conseguenze potrebbero essere una partnership leggera, basata sulle sinergie commerciali, magari in aree come l’asset management e l’assicurazione, dove UniCredit si sta rafforzando, o una vera e propria integrazione industriale e societaria.

In questo caso il valore potenziale sarebbe maggiore, ma anche il rischio di esecuzione sarebbe molto più alto, come sempre nelle fusioni dove – come ho più volte sostenuto  1 + 1 non è mai=2, ma un risultato minore in caso di insuccesso o maggiore nel caso opposto.

Le operazioni di M&A, fusioni e acquisizioni, si giudicano ex-post, come ogni “matrimonio”.

 

Prof.Giuseppe Santorsola

 

 

 

 

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