“Padre Agostino Gemelli disse il vero: visitò le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina”

“Padre Agostino Gemelli disse il vero: visitò le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina”, la ricostruzione di una vicenda che sembra un giallo

Gemelli compì la visita a San Giovanni Rotondo il 18-19 aprile 1920, ma su un articolo di Avvenire si precisa che:

“padre Gemelli e padre Pio si scambiarono poche battute e nulla più

con grande disappunto dello studioso che era partito da Milano appositamente per avere quell’incontro e vedere le stimmate.”

Il Sant’Uffizio spiega gli incontri tra Gemelli e Padre Pio, raccontando di due incontri

La prima volta fu «Nel 1919, essendo di passaggio, per ragioni di servizio militare, a Foggia».

«Mi recai a S. Giovanni Rotondo – scrive il francescano – accompagnato dal segretario dell’allora Vescovo di Foggia.

Questi mi espresse il desiderio che io esaminassi il P. Pio e poscia gli riferissi il risultato delle mie osservazioni.

Il mio viaggio poteva essere utile. Ritenni mio dovere di accettare e mi recai e mi trattenni due giorni a S. Giovanni Rotondo, ospite del Convento dei Cappuccini.

Ebbi modo di vedere più volte il P. Pio e di conversare assai a lungo con lui. Esaminai anche le piaghe del P. Pio».

E’ noto a tutti che la Chiesa prima di addivenire a conclusioni, indaga a fondo, e pure nel caso di Padre Pio fu così.

Venne inviato Padre Agostino Gemelli, come esperto di medicina, in forma anonima per poter poi riferire l’esito, cioè la veridicità delle stimmate, ai suoi superiori.

 «Mi sono limitato a dire che avevo fatto visita al Padre. (…) Il S. Ufficio mi ha sempre consigliato di tacere ed io ho obbedito».

Nella relazione, datata 19 aprile 1920, padre Gemelli pur ammettendo che «padre Pio è uomo veramente di elevata vita religiosa, uomo esemplare»

Gemelli trova il metodo per vendicarsi con un sol colpo di coloro che ritiene responsabili del “gran rifiuto” che ha dovuto ingoiare a San Giovanni Rotondo.

E aggiungeva pure:  19 aprile 1920

 «Al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione inconsciamente prodotto dal padre Benedetto in un soggetto malato

come è il padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di psittacismo che sono proprie della struttura isterica».

Aggiungeva comunque di aver visto le stimmate ma senza «alcun esame dal punto di vista medico»

La Congregazione insiste negli approfondimenti e chiede  una commissione

costituita da un teologo, da uno psicologo e da un medico» e di «allontanare durante l’esame qualsiasi influenza del padre Benedetto ex provinciale».

La relazione di Gemelli del 19 aprile 1920 si basa su tre punti:

  • lo sottoposi ad un interrogatorio psichiatrico: non vi sono i segni di quelle malattie mentali a contenuto religioso che si potrebbero addurre in campo, ma Padre Pio non presenta nemmanco nessuno degli elementi caratteristici della vita mistica. 
  • Il suddetto Padre presenta inoltre alle palme e al dorso delle mani piaghe rotonde con escoriazioni sanguinolente.
  • si parla di suggestione sia giunta ad un grado elevato e odore acuto, aromatico, che emana dalle mani del suddetto Padre.

Alla fine della relazione Padre Gemelli parla di   “interpretazione” che richiede la prova di indagini rigorose ed accurate.

Nel libro “Parole preziose”, scritto da Paolo Mosca ed edito da Frassinelli, con l’intervista a Monsignor Villa, consigliere spirituale e assistente universitario alla Cattolica di Milano di padre Gemelli, una lettera in cui Padre Gemelli, prima di morire, avrebbe chiesto perdono a Padre Pio.

Padre Pio santo

Santo per la Chiesa, è colui che fa miracoli e nel caso,  la guarigione rimasta inspiegata dalla scienza di un bimbo, Matteo Pio Colella, colpito da una meningite fulminante.

Fine delle polemiche.

PS. il sottoscritto ha visto di persona la stanzetta da “povero” del santo, e questo dovrebbe far riflettere i detrattori, posto che ce ne siano ancora, ma ne dubitiamo.

 

 

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