21 Novembre 2024 14:49
L’operazione “dream earnings” condotta dalla Squadra Investigativa Comune tra Italia e Albania, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pordenone
e dalla Procura Speciale Contro la Corruzione ed il Crimine Organizzato S.P.A.K. di Tirana
Il successo dell’operazione che ha portato a risultati significativi nella lotta contro l’organizzazione criminale dedita alla truffa finanziaria del falso trading online.
Le indagini hanno rivelato uno schema di frode complesso, in cui le vittime venivano contattate telefonicamente e convincevano dai truffatori ad investire somme iniziali relativamente basse.
Tuttavia, queste somme apparentemente modeste generavano rendimenti elevati e apparentemente stratosferici.
Le vittime venivano ingannate attraverso la consultazione di piattaforme di trading false, appositamente create dal gruppo criminale per renderle credibili.
I truffatori dimostravano abilità nel convincere le potenziali vittime, utilizzando tecniche persuasive e cercando di creare un legame di empatia.
Sfruttavano anche situazioni personali, come l’emergenza pandemica in corso al momento dei fatti, per instaurare una relazione di fiducia con le vittime.
La truffa coinvolgeva uomini e donne di diverse età e estrazioni sociali, da operai a professionisti, casalinghe e pensionati, residenti in diverse regioni d’Italia.
Queste persone erano attratte dalla possibilità di guadagnare rapidamente soldi, ma venivano ingannate da truffatori senza scrupoli.
Il modus operandi del gruppo criminale prevedeva una prima proposta di investimento di € 250 in azioni Amazon, per osservarne il rendimento per una settimana.
Successivamente, i truffatori proponevano l’estensione dell’investimento nella criptovaluta bitcoin.
Come? richiedendo e ottenendo dai soggetti ingannati il versamento di migliaia di euro su conti correnti esteri.
Ogni bonifico in ingresso corrispondeva a una cessione di bitcoin in favore di un altro wallet sconosciuto, rendendo così difficile il tracciamento del denaro.
L’organizzazione criminale aveva istituito un call center con diverse figure al suo interno, tra cui operatori e consulenti.
Gli operatori gestivano il primo contatto con i clienti e verificavano la disponibilità ad investire, mentre i “consulenti” guidavano le vittime verso gli investimenti considerati più vantaggiosi.
I truffatori riuscivano a ottenere il controllo remoto dei computer delle vittime, attraverso un software di controllo a distanza chiamato “Anydesk,”
E consentendo loro di effettuare bonifici esteri in tempo reale.
Il gruppo criminale utilizzava anche il social engineering, sfruttando informazioni personali delle vittime acquisite durante le interazioni telefoniche.
In alcuni casi, i truffatori si mostravano aggressivi e spietati, cercando di convincere le vittime a richiedere finanziamenti per nuovi investimenti.
Le indagini hanno coinvolto un’ampia attività di analisi tecnica, intercettazioni telefoniche e perquisizioni, consentendo di individuare gli amministratori e le figure di vertice del gruppo criminale.
L’organizzazione è stata smantellata grazie alla cooperazione tra le forze di polizia italiane e albanesi, in collaborazione con servizi di polizia specializzati:
la Squadra Mobile di Pordenone e il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica-Polizia Postale e delle Comunicazioni del Friuli Venezia Giulia.
Le intercettazioni telefoniche hanno evidenziato circa 90.000 contatti telefonici di cittadini italiani pronti per essere agganciati dalle false proposte d’investimento.
Sono state analizzate circa 1 Terabyte di traffico telematico passante per il server durante le operazioni di intercettazione.
Il denaro delle vittime, nella maggior parte dei casi, è stato convertito in criptovalute legate a conti esteri, rendendolo difficile da rintracciare.
L’organizzazione criminale funzionava attraverso un sistema gerarchico con vari livelli di responsabilità e una competizione tra gli operatori per ottenere maggiori guadagni dalle truffe concluse.
L’infrastruttura informatica del call center era stata progettata per ostacolare le investigazioni
Grazie all’analisi del materiale sequestrato è stato possibile individuare e identificare i responsabili.
Il server utilizzato per le frodi è stato sequestrato, permettendo di offuscare le tracce informatiche.
L’importanza della cooperazione internazionale tra le forze di polizia e le procure si è dimostrata cruciale nel contrastare quest’organizzazione criminale transnazionale
E a proteggere i cittadini da attività fraudolente come questa.