Bettino Craxi, il ricordo ad  Hammamet per ricordare insieme il leader socialista con un intenso programma di iniziative, finalmente di nuovo dal vivo.

la foto durante la mia visita

La figlia di Bettino ha organizzato per i tanti estimatori una mostra in Tunisia

SABATO 21 GENNAIO

MOSTRA

“Pagine di storia della libertà. Il Pantheon socialista”

Galleria “In Art”, presso la Medina

In serata

Proiezione docu-film

presso l’Hotel Bel Azur

DOMENICA 22 GENNAIO

CERIMONIA CIMITERO

presso la Medina

Le dichiarazioni di chi lo ha conosciuto e apprezzato:

Tajani rende omaggio a Craxi: “Fu ingiustamente criticato e condannato”

Stefania Craxi, cosa ha detto in ricordo, lettera ripresa da Italia Oggi

Caro Direttore,

ho letto su ItaliaOggi l’analisi di Carlo Valentini, dedicata alla figura di Bettino Craxi nell’approssimarsi, oggi 19 gennaio, del ventitreesimo anniversario della scomparsa.

Nell’apprezzabile e condivisibile invito a voler fare i conti con la figura politica di Craxi, vi ho trovato, purtroppo, il consueto refrain, teso a contrapporre un Craxi buono ad un Craxi mefistofelico

l’ennesima pagina della tendenza a segnare una linea di demarcazione fra le idee e le acquisizioni concrete sul terreno politico-istituzionale e la vicenda giudiziaria legata alla più complessa questione del finanziamento ai partiti, e alla politica in generale.

Auspicando da tempo la necessità di un’analisi che sappia affrontare con serietà la questione

sottraendola alle mistificazioni che, non certo per responsabilità dei «craxiani», hanno avvolto quello che egli stesso ebbe a definire il «Caso C.», mi sembra doveroso evidenziare che non solo non esistono «due» Craxi, ma che proprio tale lettura, non a caso molto cara ad una certa sinistra, è funzionale a non fare i conti con la sua figura e con quella stagione politica da cui derivano una transizione infinita e molti dei mali che affliggono il nostro tempo.

Tralasciando solo per un momento la questione giudiziaria, con i suoi orrori e le sue barbarie che hanno fatto straccio della ragione prima ancora che del diritto

(che con tutta evidenza non può rappresentare un dettaglio trascurabile se si vuole fare un’operazione verità), trovo sbagliato ancor prima che ingeneroso addossare, di fatto, la responsabilità della degenerazione del sistema a Craxi, non discernendo i fatti di corruttela dalla complessità storica del fenomeno del finanziamento illegale ai partiti.

Infatti, sebbene sia giusto condannare le devianze del tempo, cosa che Craxi fece per primo e inascoltato

anche su questo terreno va riconosciuto al leader socialista il merito di avere affrontato nei fatti, senza ricorrere a espedienti retorici, la questione di come dare vita ad una nuova fase repubblicana e di come superare un sistema marcescente che giungeva impreparato all’appuntamento con la Storia, dopo il crollo del Muro di Berlino.

Cos’era, se non questo, il tentativo, osteggiato, della «grande riforma»?

Cos’era la «democrazia dell’alternanza», se non la volontà di superare un sistema bloccato, frutto delle logiche di Yalta, all’ombra del quale si annidavano fenomeni di degenerazione?

Inoltre, un’analisi oggettiva dovrebbe pur riconoscere che Craxi denunciò le degenerazioni del sistema nel luogo più importante, ovvero in Parlamento.

Basti pensare all’intervento (sempre citato e forse mai davvero letto) pronunciato alla Camera il 3 luglio 1992, in occasione del dibattito sulla fiducia al governo Amato: «Uno stato di cose che suscita la più viva indignazione», disse, riferendosi ad una «rete di corruttele grandi e piccole che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica».

Non fu quella una chiamata in correità, ma il tentativo estremo di farsi carico, senza demagogia e retorica, del problema, il riconoscimento del fatto di avere sopravvalutato la sua stessa capacità di esercitare il controllo, come rivelò amaro a Sergio Zavoli che lo raggiunse alcuni anni dopo per intervistarlo ad Hammamet.

Quelle invocazioni si dispersero nel silenzio dell’Aula, più eloquente di ogni parola, carico di viltà. Fu un discorso verità, l’unico. E, per quanto mi riguarda, visto che mi ascrivo fra gli estimatori di Craxi, non ho mai fatto alcuna fatica ad affrontare, con parole chiare e nette, il tema della degenerazione politica del tempo e della corruzione.

Capisco che oggi possa essere difficile negare i tanti meriti, nazionali e internazionali, di Craxi e del suo socialismo, e che alcuni (non mi riferisco a Valentini) abbiano bisogno di un «Craxi cattivo» per giustificare le inemendabili posizioni del tempo sulle quali hanno costruito fortune e carriere, ma se si vuole fare davvero i conti con Craxi è necessario affrontare senza ipocrisia anche questa parte della sua parabola.

Il sottoscritto come si vede dalla foto in alto, è stato a rendere omaggio alla sua figura: una tomba semplice, bianca, segno della purezza.

Colpisce la scritta sulla lapide: ” la mia libertà equivale alla mia vita”.

Il riferimento è all’odio verso di lui e al suo rifiuto di tornare in Patria, magari in prigione.

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