Tamara Muñoz Valenzuela

Santiago del Cile. Il Progetto Cile in collaborazione con il professor Foad Aodi comincia dall’incontro con la giovane Tamara Muñoz Valenzuela, consigliera nazionale della CUT. È il sindacato maggiormente rappresentativo cileno.

È stata da poco redatta una bozza (Borrador) di indirizzo della possibile Nuova Costituzione cilena. In vista dell’approvazione definitiva che potrebbe avvenire il 4 di settembre prossimo, quando è previsto l’ultimo dei passaggi: il plebiscito.

Questa nuova Costituzione è opera dell’Assemblea Costituente – con sede in quello che prima era il Congresso, chiamato qui in Cile comunemente Ex Congreso di Santiago del Cile. Porterebbe a nuovi e significativi avanzamenti nei temi del Lavoro e della Salute, ma è nota nel mondo soprattutto per i “rivoluzionari” passaggi sull’Ambiente, sul Genere, e sull’autodeterminazione dei popoli indigeni.

È la costituzione della dittatura di Pinochet, drammatica e sanguinosa fase politica terminata nel 1990, che si vuole superare.

“La nuova costituzione – ci spiega la sindacalista – vedrebbe significativi avanzamenti nelle tematiche sociali. In primo luogo, oggi si contratta a livello sindacale in ogni singola impresa, e non esiste quello che in Italia si chiama ‘contratto nazionale collettivo’, questo cambierebbe. Inoltre, oggi in Cile tutto è privatizzato per mezzo della Costituzione di Pinochet: la Previdenza, la Salute, l’Istruzione”.

“Si impose un modello, un sistema, di un preciso ordine che ancora ci sovrasta e che questa vecchia costituzione istituzionalizza. A seguito dell’Estadillo (il movimento di protesta ndr) del 2019 i vari movimenti (l’antisessista; lo studentesco; l’ambientalista; il sindacalismo etc) si resero conto che tutte queste lotte, che erano separate, portavano a una sola direzione: il cambio del ‘modello’.

Il modello neoliberista. La frase fu: ‘non sono 30 pesos ma 30 anni’”.30 anni di una costituzione che si vuole cambiare, 30 anni sistema privatistico, e non i 30 pesos di tassa che causarono la rivolta universitaria.

I sondaggi tuttavia parlano di una popolazione cilena confusa da avanzamenti radicali, forse da esempi quali i diritti degli indigeni all’autodeterminazione nelle e delle loro terre oppure quelli delle donne (l’aborto, ancora legalizzato in modalità parziale, prima del 2017 in Cile era un tabù, il divorzio lo si è ottenuto solo nel 2004) ma Muñoz non ha dubbi: “No, sarebbe assurdo se non passasse dopo tutto questo lavoro. Sono solo interessi di una certa stampa faziosa, motivata da interessi economici. Inoltre è molto forte il fenomeno delle fake-news. Sono certa, in ogni caso, che i cileni non potranno rigettare tutto questo lavoro che loro stessi hanno più volte richiesto e sostenuto”.

Per quel che riguarda più specificatamente la Salute la sindacalista ci porta a visitare la sede di Santiago del Cile del Fenpruss, la confederazione sindacale che riunisce i professionisti della salute laureati. Questa organizzazione vede sia i “clinici” che altri professionisti come gli educatori e addirittura gli avvocati, inquadrati questi secondi come “amministrativi”, ben distinti nei due rami. È qui che ci portano ad esempio il passaggio della bozza costituzionale inerente la Salute.

Occorre specificare che come la Costituzione italiana si fonda sul Lavoro, qui il passaggio chiave, in uno stato sociale ed ecologico, è quello del Diritto. Questo il passaggio del Diritto alla Salute nel borrador: “Tutte le persone hanno diritto alla salute e al benessere integrale, comprendendone la dimensione fisica e mentale”,

la nuova Costituzione “stabilirà un Sistema Nazionale di Salute di carattere universale, pubblico e integrato”.

Si includeranno “azioni di promozione, prevenzione, diagnostiche, di trattamento, abilitazione, riabilitazione e inclusione”, le cure primarie saranno “alla base del sistema”. Il sistema sanitario “sarà finanziato dalle entrate generali. La legge può stabilire la riscossione obbligatoria dei contributi per il suo finanziamento”.

Lorenzo Proia

Condividi sui social