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Esteri

Sui social il dibattito sulla guerra in Ucraina si fa caldo. Chi ha ragione ?

SanfilippoBy Sanfilippo27 Febbraio 20228 Mins Read
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Sui social il dibattito
Sui social il dibattito

Sui social il dibattito. Caldo il dibattito sulla guerra in Ucraina. Meglio conoscere la storia.

Sui social il dibattito. Al tempo, la visione era quella dell’Europa “dall’Atlantico agli Urali”, già la visione di De Gaulle e di Wojtyla dove, in un seminario a Berlino il vecchio cancelliere Schmidt, parlando della Russia diceva: “Abbiamo la stessa musica, la stessa matematica, la stessa letteratura”.

Premettendo che la guerra non è mai giusta, ma dobbiamo anche essere coerenti sul fatto che sono sempre esistite e che vi è una ciclicità con l’accadimento. Prendiamone atto e nel caso specifico dell’Ucraina è bene chiedersi :

Dov’era l’occidente in questi 8 anni di guerra fredda ? Come hanno aiutato i cittadini dell’Ucraina, e dove ne hanno parlato ? – Risposta : “nessuno ha fatto nulla !”

Nei social tutti scrittori, poeti e filosofi, ma saranno coloro i quali adesso prenderanno alla lettera l’appello di Zelensky ?

“Cittadini stranieri, venite qui a combattere fianco a fianco con noi contro i russi, criminali di guerra”

L’Ucraina nasce come Stato indipendente nel 1991, a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma sperimenta una crescente instabilità, soprattutto agli inizi del nuovo millennio, data dalla contrapposizione tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente e i sostenitori del legame storico con la Russia.

Sui social il dibattito. La crisi tra Russia e Ucraina

La contrapposizione si fa evidente con la presidenza di Viktor Yanukovych (eletto nel 2010 ma in precedenza primo ministro). È sotto la sua leadership che il Paese vira decisamente verso la Russia. Questo spostamento dell’asse politico si palesa nel 2013 con il rifiuto, da parte di Yanukovych, di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea. Immediate (siamo in novembre) le proteste di piazza (che prendono il nome di “EuroMaidan” e in cui sono presenti nazionalisti filo-occidentali e antirussi, alcuni dei quali neonazisti), che infiammano il Paese, fanno un centinaio di morti e si concludono, tre mesi più tardi, con la fuga di Yanukovych.

Non passa neanche un mese che l’Ucraina perde un pezzo del proprio territorio: nel marzo 2014 infatti la Russia sancisce ufficialmente la secessione della Repubblica di Crimea dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa.

Pochi giorni prima, gli abitanti della regione a maggioranza russofona avevano espresso mediante referendum la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca ma di fatto il processo di riannessione della Crimea alla Russia era iniziato quando migliaia di militari russi privi di mostrine ne avevano preso il controllo.

La regione del Donbass, nell’Est dell’Ucraina, segue a ruota l’esempio della Crimea, scatenando una guerra civile nelle province di Donetsk e Lugansk, che si autoproclamano repubbliche indipendenti (si tratta delle due repubbliche riconosciute da Putin nel discorso di pochi giorni fa). Nel febbraio 2015, con l’accordo detto Minsk II, si giunge a un cessate il fuoco ma gli impegni assunti in quel momento non vengono del tutto rispettati dalle parti, con la conseguenza che il conflitto prosegue di fatto ininterrottamente fino a oggi.

Su tutta questa situazione incandescente si innesta il progressivo allargamento a Est della Nato a eccezione degli Stati dell’ex Jugoslavia, tutti i Paesi entrati nell’Alleanza Atlantica dal 1990 a oggi erano parte dell’Unione Sovietica o legati a essa dal Patto di Varsavia: parliamo di Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria ed il timore da parte della Russia che l’Ucraina possa entrare a far parte del Patto atlantico: una prospettiva inaccettabile per Putin che avrebbe così gli americani sul portone di casa ed il che fuori da ogni precedente patto, con il solo obiettivo degli Usa di accerchiare la Russia ed a breve nell’articolo capiremo il perché.

Chi ha ragione

Oggi, nella disputa sui confini tra Russia e Ue, c’è un vizio bilaterale e per capirlo e per correggerlo, non serve molta storia, ma una modica quantità di storia: tre distinte fasi appartengono alla storia più recente.

Quando inizia la prima?

La prima fase va dalla caduta del Muro di Berlino, dalla caduta del comunismo, fino alla fine degli anni Novanta. In questo tempo si sviluppa verso la Russia una pace oggettivamente punitiva: l’addebito delle colpe storiche del comunismo, l’idea che il modello sovietico possa essere sostituito dal modello politico dell’Occidente, export di democrazia e strutture di mercato. In questa fase, e lo ricordo bene, c’erano professori che dalle università occidentali migravano a Mosca e San Pietroburgo per insegnare la democrazia e il mercato. Per la verità, con limitati successi didattici. In parallelo, fuori dal mercato e fuori dalla democrazia, su tutto dominava il flagello degli oligarchi, che privatizzavano in modo certo meno elegante che sul Britannia. Va per contro notato, che a quell’altezza di tempo, dal lato dell’Occidente, quello che si voleva cambiare in Russia era invece tollerato in Cina. Sulla Cina si diceva che era in cammino sulla via dello sviluppo e della democrazia, senza alcun sindacato sulla “cifra” democratica della Cina. Questa è stata la prima fase del rapporto tra Occidente e Russia: pace punitiva e democrazia esportativa. Due pesi e due misure.

La seconda fase

È quella che va dalla fine degli anni Novanta fino alla prima decade del Duemila. È la fase in cui la Russia entra nel G7, che per questo diventa G8. È la fase politicamente più intelligente. Bilateralmente intelligente, sia per l’Occidente che per la Russia. È la fase della politica di Bush e Berlusconi. Erano certo evidenti i limiti “democratici” della Russia, ma da un lato si capiva quanto fosse (e sia) difficile governare nella purezza democratica un Paese che va da Anna Karenina a Gengis Khan, dall’altro lato si cominciava a vedere, per primi segni, un’evoluzione positiva della politica russa.

Il G7 era il luogo che concentrava la forza del mondo. Circa 700 milioni di persone, con attorno miliardi di persone. Era un corpus, unificato da un codice politico (la democrazia) un codice linguistico (l’inglese) e un codice economico (il dollaro). Bush e Berlusconi fanno entrare la Russia in questo corpus, la fanno sedere attorno allo stesso tavolo. Questa era la posizione del mondo occidentale, che incorporava la Russia. Questa è la via che si sarebbe dovuto seguire. Attorno al tavolo con America, Europa e Russia, come parte dell’Europa. Pertanto trovavi Putin e degli accordi di coinvolgimento.

Poi cosa è successo?

Finita questa fase, quella del G8 e di Pratica di Mare, ne inizia una diversa, che concentra la sua criticità nel 2014. La criticità non c’è tanto quando l’Ucraina parla di Nato, quanto piuttosto, ed è l’inizio di tutto, quando l’Ucraina esprime il suo interesse per un “accordo commerciale” con la Ue pompata dalle manovre americane. Iniziate a compredndere perchè Putin dopo esser stato coinvoto ed adulato, si è poi adirato ?

Se uno vuole avere la prova dell’incapacità di comprendere i cambiamenti, deve leggere il G7 communiqué di Carbis Bay del 13 giugno. Su un totale di 70 paragrafi e 25 pagine, alla questione della Russia sono stati dedicati solo due piccoli paragrafi, sviluppati su mezza pagina. A Roma i “grandi” non avevano capito di essere 18 e non 20 – G20 vuole dire appunto 20 – perché mancavano, guarda caso, Cina e Russia. Gli ultimi G7 e G20 vengono dopo la pandemia e pretendono di capitalizzarla nel disegno di un mondo migliore senza averne capito le cause e gli effetti.

Tradotto ?

Gli Usa non vedono di buon occhio una Russia che può divenire il maggiore fornitore di gas europeo. Agli ucraini sono bastati alcuni milioni di investimento in agenzie di lobby per persuadere i politici americani, le think tank e i giornali che, e se il nord Stream 2 divenisse operativo, sarebbe un danno per tutti (tranne forse per gli europei). L’america è stata arguta ad ingolosire l’ Ucraina manovrandoli e facendoi sbagliare in casa loro. La Russia ha sopportato fino alla fine, ed ora è esplosa in tutti i sensi con una guerra che entra rispetto quella già esistente in maniera più sostanziale e gravosa. Ora però gli Usa guardacaso riforniscono le armi all’ Ucraina, pertanto chi ha ragione traendone un profitto già calcolato.

Gli Usa sono stati leali e democratici ? Durante il governo Trumpo non vi è stata una sola guerra. Ora come è solito fare da chi si nasconde dietro il simbolo della democrazia, solo parole, ma i fatti sono sempre l’opposto. Senza dubbio bravi con le chiacchiere, esattamente come nel popolo del web che scrive e commenta, senza sapere.

E’ la prima volta che leggi Il Quotidiano d’Italia ?

Siamo un giornale online che, sinteticamente e senza troppi fronzoli, desidera spiegare la realtà dei fatti.

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