Yemen

Le donne rapite nei centri di detenzione della milizia dal suo colpo di stato ammontano a circa 1.700

Le violenze della milizia Houthi in Yemen contro i civili non si fermano. Il gruppo filo iraniano ha rapito la conduttrice televisiva Ashwaq Al-Yarimi. Il sequestro è avvenuto a sud di Sana’a, mentre la donna cercava di mettersi in viaggio.

Fonti per i diritti umani dello Yemen hanno affermato che uomini armati Houthi hanno portato la conduttrice, accompagnata da due suoi colleghi, al dipartimento di sicurezza della regione di Bilad al-Rus. Poco dopo è stata spostata al dipartimento di sicurezza di Sana’a, che si è rifiutato di rilasciarla.

Le fonti dello Yemen hanno indicato che il dipartimento di sicurezza di Sana’a ha informato i parenti della presentatrice, Al-Yarimi. L’accusa che ha causato il suo arresto era il tentativo di “viaggio senza un parente stretto”, durante il trasferimento da Ashwaq nel governatorato di Dhamar, a sud di Sana’a.

Il ministro dell’Informazione dello Yemen, Muammar Al-Eryani, ha commentato l’accaduto. Ha affermato che la milizia Houthi, affiliata all’Iran, ha rapito la conduttrice televisiva Al-Yarimi mentre viaggiava tra i governatorati di Sana’a e Dhamar. Ciò è avvenuto con il pretesto di non avere un parente che l’accompagnava. Si tratta in realtà di un rapimento a causa delle loro attività politiche, mediatiche e per i diritti umani.

I rapporti sui diritti umani confermano che il numero di donne rapite nei centri di detenzione della milizia Houthi dal suo colpo di stato nel 2014 ha raggiunto circa 1.700 donne. Tra loro attiviste per i diritti umani, giornaliste e attiviste. In flagrante violazione dei valori e dei costumi yemeniti.

La milizia Houthi dello Yemen ha rapito l’attivista yemenita, Ahmed Allaw. L’uomo è finito in manette mentre percorreva una strada di Sana’a. Lo hanno portato in una destinazione sconosciuta.

Allaw era noto come Youtuber in Yemen. E’ stato rapito pochi giorni dopo il sequestro di altri suoi colleghi. Tra i comunicatori vittime dei ribelli ci sono anche Mustafa Al-Momari, Al-Sabahi e l’attivista Ahmed Hajar.

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